Il pornoattore Nacho Vidal, considerato da quelle parti l’omologo iberico di Rocco Siffredi, è stato arrestato dalla Guardia Civil, la polizia spagnola, con l’accusa di aver causato la morte di un altro uomo al termine di un misterioso quanto agghiacciante rito sciamanico celebrato con del… veleno di rospo. La notizia shock dell’arresto del 46enne attore e regista del cinema hard (il cui nome di battesimo è Ignacio Jordà Gonzalez) ha travalicato i confini spagnoli dato che i dettagli della vicenda sono da film dell’orrore. La vicenda tuttavia risale alla scorsa estate e sarebbe andata in scena nella città di Enguera, nella regione di Valencia: la vittima di questo macabro rituale che sarebbe culminato nell’inalazione di veleno di rospi era José Luis Abad, noto fotografo. Il primo organo di stampa a confermare l’arresto di Nacho Vidal è stato “El Pais” che ha riportato fonti vicine agli investigatori che seguono da mesi il caso e ha pure precisato che non solo il pornoattore è finito in manette lo scorso 29 maggio ma pure due membri del suo staff con l’accusa di omicidio colposo.
ARRESTATO ATTORE PORNO NACHO VIDAL: “MACABRO RITUALE IN CUI…”
Ma andiamo con ordine: anche se non tutti i contorni della vicenda sono molto chiari pare che il rituale sia stato organizzato da Vidal e soci per aiutare Abad a uscire dal tunnel della tossicodipendenza in cui era entrato da tempo. Il luogo del rito sarebbe stata una delle abitazioni del 46enne attore porno mentre la causa del decesso del fotografo pare sia stato un infarto del miocardio probabilmente causato da avvelenamento dato che prima di spirare l’uomo sarebbe stato colpito dalle tipiche convulsioni e poi da asfissia. Una morte orribile che getta un’oscura luce su Vidal e i suoi complici che non solo avrebbero fatto inalare a Vidal una quantità letale di veleno ricavato dalle ghiandole di un rospo ma, quando Abad ha cominciato a stare male, non si sarebbero nemmeno premurati di prestargli soccorso e provare almeno a salvargli la vita. Il tutto, va ricordato, documentato con uno smartphone e con il video incriminato che ora rappresenta la prova schiacciante della colpevolezza dei tre uomini. “Non volevo fargli del male, anzi lo volevo solo aiutare” è stata la difesa di Nacho Vidal (rilasciato dopo l’arresto senza che venissero poste in essere delle misure restrittive) che ha provato a discolparsi portando come prova la grande amicizia che da tempo lo legava alla cugina del fotografo spagnolo.