Patrizia Baffi lascia la presidenza della Commissione d’inchiesta Covid in Lombardia. La consigliere regionale di Italia Viva ha rassegnato le dimissioni nel pomeriggio di oggi, venerdì 5 giugno, con una lettera ad Alessandro Fermi, presidente del Consiglio regionale. Nella missiva Patrizia Baffi ha spiegato le ragioni della sua decisione. In primis, ha premesso di credere «fermamente nell’importanza della Commissione d’Inchiesta», il cui compito è quello «di fare chiarezza sull’emergenza sanitaria che ha tanto segnato la nostra regione e le nostre vite». Inoltre, ha spiegato che bisognerà procedere con l’avvio «di un percorso di revisione della riforma sanitaria regionale, per sanare le carenze del sistema e superare le debolezze che sono emerse in questi mesi». E quindi è entrata nel merito della sua decisione, precisando che spera «che ciò possa contribuire a ristabilire un clima favorevole allo svolgimento dell’importante lavoro che ci aspetta». Nella lettera ha scritto anche che auspica «la partecipazione e il contributo diretto di tutti i rappresentanti delle minoranze», perché altrimenti «non ha nemmeno senso avviare e far partire la Commissione».
PATRIZIA BAFFI E LA BUFERA M5S E PD PER VOTI CENTRODESTRA
«Patrizia Baffi dimostra che per quelli di Italia Viva la politica si può fare anche senza poltrone. Grazie», ha twittato Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Il riferimento è alle polemiche scoppiate dopo la nomina della consigliera di Codogno, perché avvenuta nella Regione Lombardia con i voti della maggioranza di centrodestra (più il suo). I vertici nazionali del suo partito, oltre a Pd e Movimento 5 Stelle, le avevano chiesto di lasciare l’incarico, da qui le dimissioni odierne. Poco prima M5s aveva formalizzato il ritiro dei suoi consiglieri dalla Commissione d’inchiesta Covid, mentre il Pd lo aveva fatto nei giorni scorsi. La presidenza della Commissione, secondo il regolamento consiliare, spetta all’opposizione, quindi era stato indicato il dem Jacopo Scandella, battuto però da Baffi. Poche ore prima Italia Viva, a Roma, si era sfilata sul voto della giunta per le immunità al Senato nei confronti di Matteo Salvini, quindi la giunta aveva respinto al richiesta di mandare a processo il leader della Lega. Aveva fatto discutere anche il fatto che lavorare in una Rsa, settore al centro dell’inchiesta. Intrecci che avevano fatto infuriare Pd e M5s. Ma è stata anche criticata per le foto con il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera.