Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, invoca “soldi e coraggio” per la scuola, necessità per far ripartire il Paese, in una intervista alla Repubblica. “Per la scuola 1,5 miliardi non bastano. Ne servono più del doppio“: non usa mezzi termini Bonaccini, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni, per attaccare l’operato del governo, che pure è del suo stesso colore politico. Per questo motivo risulta ancora più significativa la posizione di Bonaccini, che esorta anche ad assumere “tutti i docenti che occorrono”.
Bonaccini ha chiesto un incontro urgente a Roma sui nodi ancora da sciogliere e avverte il governo Conte: “Sia chiaro che l’Italia non riparte davvero, se non riparte la scuola“. Inaccettabile che le scuole ricevano la metà dei soldi destinati al salvataggio di Alitalia, la richiesta di almeno raddoppiare gli investimenti è perché “a settembre le scuole devono riaprire regolarmente, con le lezioni in presenza. Lo dobbiamo ai genitori e soprattutto agli studenti. Stiamo facendo ripartire tutto e non possiamo lasciare che la scuola venga per ultima”.
Eppure proprio questo sarà: la scuola ha chiuso per prima e riaprirà per ultima. Bonaccini dunque insiste: “Deve essere chiaro che istruzione e sanità sono i pilastri del Paese e devono essere alla base del patto per la ricostruzione”.
BONACCINI: “SCUOLA DEVE ESSERE STRATEGICA PER IL FUTURO”
Il modello potrebbe essere proprio l’Emilia Romagna dopo il sisma del 2012, quando “nessuno perse un’ora di lezione nonostante le tante scuole inagibili”. Il governatore ribadisce: “Educazione, competenze e ricerca devono essere considerati strategici, o si mette a rischio il futuro del Paese“. Le risorse sono poche perché coprono solo la spesa corrente, ma “le misure anti-contagio, a cominciare dal distanziamento, impongono più spazio e molti più docenti“.
Ecco dunque perché Bonaccini invoca l’assunzione per il prossimo anno scolastico di tutti i docenti necessari (“molti più degli anni scorsi”) e poi, più a lunga scadenza, “va avviato un piano pluriennale di edilizia scolastica che metta in sicurezza ogni istituto. Nel frattempo, dove gli spazi non fossero sufficienti, possiamo contare sui luoghi della cultura e della socialità. Per farcela usiamo tutte le risorse necessarie”.
Le risorse potrebbero arrivare dall’Europa, ma ci vorrà tempo. Questa però non può essere una scusante: “L’importante è partire subito, proprio perché occorrerà tempo”, mentre la soluzione del plexiglas tra i banchi “non mi convince”. Le Regioni potranno avere un ruolo “di coordinamento e programmazione degli interventi”, Bonaccini su questo ricorda che la proposta di autonomia regionale chiedeva “non una scuola regionalizzata, ma una programmazione regionale di tutta l’edilizia scolastica”.
BONACCINI: “NECESSARIO RIAPRIRE A SETTEMBRE”
Bonaccini, sul tema delle diseguaglianze che si possono creare con le lezioni digitali, ritiene le nuove tecnologie un grande aiuto per la scuola e per questo esorta il governo a completare il piano nazionale per la banda larga. Tuttavia “la classe virtuale non può sostituire la presenza e la socialità perché ci sono territori scoperti e bambini tagliati fuori. Certo, andranno studiati tempi diversi, l’ingresso dovrà essere flessibile e le lezioni spalmate nella giornata, ma bisogna tornare in classe”.
Bonaccini “comprende” la riflessione di Romano Prodi che si è detto “angosciato” dalla scuola ferma, augurandosi che i sindacati non blocchino le sperimentazioni per riaprirla. Il governatore commenta così: “Legittimo che i sindacati sollevino il tema della sicurezza per tutti. Ma lo abbiamo affrontato e risolto per le altre attività economiche e della socialità, non c’è ragione perché non lo si debba fare per le scuole”.
Le linee guida sulla scuola tardano ad arrivare, sebbene il Comitato tecnico scientifico abbia già consegnato le proprie valutazioni. Bonaccini dunque esorta il governo a completare l’opera e il ministro Lucia Azzolina a condividerlo con Regioni e Comuni: “Siamo pronti a collaborare al più presto, perché a settembre bisogna arrivare preparati“. Anticipando le elezioni regionali a metà settembre: “Altrimenti le scuole, tra seggi e sanificazione, aprirebbero addirittura a ottobre. E per me sarebbe surreale”.