Una vicenda che ha dell’incredibile e che ha portato alla condanna a due anni e sei mesi per concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, insieme ad altre 4 persone, l’ex assessore del Pd Tiziano Cerasa, reo di avere promesso la costruzione di uno yacht all’avanguardia, capace di collegare il porto di Civitavecchia con la Sardegna in un lasso di tempo inferiore all’ora. Un progetto che, se fosse stato concretizzato, si sarebbe rivelato utilissimo per i collegamenti con l’isola, ma che si è poi rivelato un escamotage utile unicamente al reperimento di finanziamenti da parte della Regione Lazio, mediante alcune fatturazioni false. Come riferito dal quotidiano “Il Messaggero”, trattasi di centinaia di migliaia di euro di elargizioni effettuate dall’ente nei confronti di Cerasa e, sulla carta, utili a sostenere la costruzione del prototipo dell’imbarcazione che, ça va sans dire, non è mai neppure stato ideato. Così, nelle scorse ore è arrivata la sentenza che ha decretato la pena per l’imputato.
YACHT RAPIDO PER LA SARDEGNA, POLITICO PD IN MANETTE: ECCO I FATTI
Sempre sulle colonne de “Il Messaggero” campeggia la ricostruzione dei fatti che hanno portato alla condanna di Tiziano Cerasa, politico Pd ed ex assessore al Bilancio del Comune di Civitavecchia. Occorre fare un salto a ritroso nel tempo sino all’agosto del 2009, quando l’Eurosea Technology, azienda di cui Cerasa è socio di maggioranza, presentò domanda per il finanziamento per l’innovazione nautica. Trascorsero tre anni e fu richiesto un nuovo contributo, utile a coprire i costi di costruzione dell’imbarcazione, denominata TN 46 Eurotec, la quale, però… non esiste. Infatti, come si legge sulla testata giornalistica sopra menzionata, “quando gli ispettori della finanza vanno al cantiere, quello che doveva essere un prototipo in fase avanzata di realizzazione è in realtà un relitto. Al cantiere prendono tempo: la nave sarebbe in Turchia. Ma l’imbarcazione, che risulta venduta a un armatore turco, non è la stessa del finanziamento”. Cerasa aveva ordito il raggiro avvalendosi di fatture finte per un totale di 1.032.000 euro, ottenendo un anticipo dalla Regione di 113mila euro.