IL CHIARIMENTO INPS SUGLI ESONERI IN AGRICOLTURA
Come ricorda il sito di Ipsoa, in una circolare diffusa ieri “l’Inps chiarisce le indicazioni normative e le istruzioni operative per il godimento dell’esonero previsto in favore di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, con età inferiore a quaranta anni. Con riferimento alle nuove iscrizioni nella previdenza agricola effettuate tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2020, è riconosciuto, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, per un periodo massimo di 24 mesi, l’esonero dal versamento del 100% dell’accredito contributivo presso l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti. L’esonero in questione non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente”. Viene anche ricordato che “per la fruizione del beneficio, i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali devono aver presentato tempestivamente la comunicazione di inizio attività autonoma in agricoltura utilizzando il relativo servizio on-line ‘ComUnica’”.
L’ASSENZA NEL PIANO COLAO
In tema di riforma pensioni va segnalato che nel commentare il Piano Colao, Domenico Proietti evidenzia la mancanza di due “temi fondamentali per promuovere la ricostruzione economica e produttiva dell’Italia. Il primo è quello di una complessiva riforma fiscale e della lotta all’evasione”, che dovrebbe comprendere anche un taglio delle tasse per lavoratori e pensionati. “Il secondo tema ignorato dal Rapporto è quello di introdurre una diffusa flessibilità di accesso alla pensione. In Italia, si va in pensione quattro anni sopra la media europea e questa è una pesante penalizzazione per i lavoratori del nostro Paese”. Secondo il Segretario confederale della Uil, “una flessibilità pensionistica diffusa sarebbe preziosa per gestire le aree di crisi proprio nella fase di ricostruzione con un beneficio anche per molte imprese”. Proietti non nasconde che “non affrontare questi due temi, anzi ignorandoli deliberatamente, costituisce un grande limite all’efficacia del Piano”. Vedremo se gli Stati generali dell’economia affronteranno o meno questi temi.
QUOTA 100 E L’AMMORTIZZATORE SOCIALE
Nell’attesa che la politica partorisca una proposta convincente e urgente sul tema pensioni nei prossimi Stati Generali sull’economia, il nodo della riforma Quota 100 viene affrontato da “Itinerari Previdenziali” di Alberto Brambilla: è possibile che la riforma pensioni del Governo gialloverde possa essere nei suoi ultimi mesi di vita un possibile ammortizzatore sociale dopo l’emergenza Covid-19? Moltissimi resteranno senza lavoro e secondo l’ultimo studio di Brambilla degli scorsi giorni si immagina come i lavoratori tra il perdere una parte della pensione e rischiare l’inattività opteranno per la prima eventualità scegliendo Quota 100: «Dobbiamo considerare che il PIL cadrà a picco, 90mila esercizi tra cui negozi, ristoranti, alberghi non riapriranno più, il turismo non lavorerà: tutti quelli che si troveranno in situazioni di emergenza lavorativa potrebbero chiedere le pensioni una volta finite le quattordici settimane di cassa integrazione». Secondo Itinerari Previdenziali la struttura di Quota 100 non è per nulla convincente ma per il momento – in attesa di una vera riforma – potrebbe essere un temporaneo “ammortizzatore” contro la crisi. (agg. di Niccolò Magnani)
I TIMORI PER NUOVI ESODATI
La domanda posta da un lettore del sito di Repubblica all’esperto pensioni fa emergere la paura, per chi ha firmato da poco un esodo incentivato, di restare senza accesso alla pensione nel caso di abolizione di Quota 100. La Fondazione studi consulenti del lavoro, che cura la risposta, ricorda che “al di là della possibilità, sempre teorica, di nuove riforme pensionistiche che abroghino Quota 100, si ricorda che questa, introdotta dal D.L. n. 4/2019 rimane previsionalmente in vigore fino al 31.12.2021. Inoltre, l’esperienza Fornero ha dimostrato sia all’esecutivo sia al Parlamento come sia necessario includere speciali norme ‘transitorie’ per la gestione di potenziali esodati. Pertanto, nel caso di interruzione anticipata della sperimentazione in quota 100 si presume che saranno previste apposite salvaguardie per evitare l’uscita dal mondo del lavoro con successiva eliminazione della finestra di pensionamento quota 100”. Va tuttavia ricordato che anche ci sono circa 6.000 esodati privi di salvaguardia dopo oltre otto anni dal varo della Legge Fornero.
LE RICHIESTE DELL’OLANDA SUL RECOVERY FUND
Si avvicina il Consiglio europeo del 19 giugno chiamato ad approvare il Next Generation EU proposto dalla Commissione. Secondo quanto riporta l’Ansa, l’Olanda, insieme ad altri Paesi, ha ribadito la propria contrarietà allo strumento come designato da Bruxelles, chiedendo in particolare che vi siano stanziamenti sotto forma di prestiti e non a fondo perduto. Per il Governo olandese, inoltre, andrebbe “data maggiore attenzione al modo in cui gli Stati membri attuano le necessarie riforme per rafforzare i fondamentali economici, per esempio riducendo il debito, riformando le pensioni e migliorando la capacità amministrativa”. Dunque, come si era paventato nei giorni scorsi da parte dei politici dell’opposizione, l’uso delle risorse che potrebbero arrivare in Italia tramite il Recovery fund comporterebbe l’approvazione di nuove misure di riforma pensioni che andrebbero probabilmente più nella direzione della Legge Fornero che non in quella di Quota 100. Ovviamente tutto dipenderà da come andranno i negoziati in sede di Consiglio europeo.
RIFORMA PENSIONI, IL CONSIGLIO AL PD
In un articolo sul Foglio Luciano Capone e Carlo Stagnaro danno “consigli non richiesti” al Pd per superare Quota 100. Gli autori ricordano che l’attuale Governo ha deciso di conservare la misura di riforma pensioni del precedente esecutivo per ragioni politiche e per fare in modo che venisse assorbita parte della crisi occupazionale in corso ed evidenziano che alla fine del 2021 si creerà uno scalone pensionistico di cinque anni. Dal loro punto di vista occorre quindi superare Quota 100 mantenendo una certa flessibilità nel sistema, anche per aiutare le imprese a far fronte ai necessari processi di ristrutturazione. “La soluzione esiste ed è semplice: si chiama Ape volontario”, scrivono Capone e Stagnaro, ricordando che tale misura era stata introdotta ai tempi del Governo Renzi e non prevedeva costi per la collettività. Non era stata compiuta poi alcuna valutazione sulla sua applicazione, anche perché poco dopo erano arrivate l’Ape social e proprio Quota 100 a renderla meno “conveniente”.
L’ALTERNATIVA A QUOTA 100
Per gli autori, una modifica che consentisse “agli intermediari finanziari di gestire l’intero processo di domanda per conto del beneficiario” semplificherebbe l’iter burocratico per l’accesso alla misura. “In sintesi, il Pd e Italia Viva possono presentare ai grillini il conto del fallimento di Quota 100 (e dell’esperienza di governo con Matteo Salvini), mantenere la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro ripristinando una misura che essi stessi avevano prima elaborato e poi lasciato morire, infine liberare risorse preziose per finanziare la ripresa”, concludono Capone e Stagnaro.