E’ stata rinviata di un anno la decisione da parte della Corte Costituzionale, in merito alla possibilità di punire con il carcere quei giornalisti condannati per diffamazione. Come si legge sull’edizione online del Corriere della Sera, la Consulta ha deciso di prendersi tempo in merito alla questione di costituzionalità che era stata sollevata in precedenza dai due tribunali di Salerno e Bari,riguardante appunto le norme che puniscono i giornalisti con il carcere. Un “rinvio” deciso per dare il tempo al Parlamento per intervenire con una nuova disciplina in quanto «sono attualmente pendenti in vari progetti di legge in materia». La decisione della Consulta è stata presa, come si può leggere su un comunicato dell’ufficio stampa della stessa «nel rispetto della leale collaborazione istituzionale». A sollevare la questione, come detto sopra, erano stati i tribunali di Salerno e Bari, che hanno sollevato dei dubbi circa la legittimità costituzionale della pena nel caso in cui un giornalista venga condannato per diffamazione a mezzo stampa, citando in particolare l’articolo 21 della Costituzione e l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
GIORNALISTI CONDANNATI PER DIFFAMAZIONE IN CARCERE: SI ATTENDE IL PARLAMENTO
Secondo la Consulta, la questione non è semplice, anzi «richiede una complessa operazione di bilanciamento tra la libertà di manifestazione del pensiero e la tutela della reputazione della persona, diritti entrambi di importanza centrale nell’ordinamento costituzionale». Solamente il Parlamento può quindi intervenire per fare chiarezza: «una rimodulazione di questo bilanciamento – aggiunge ancora la Consulta – ormai urgente alla luce delle indicazioni della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, spetta in primo luogo al legislatore». E’ stata quindi scelta la strada del rinvio, trattando la questione fra poco più di un anno, esattamente il prossimo 22 giugno del 2021, preso atto che il legislatore sta prendendo in considerazione diversi progetti legge sul tema, e consentendo così alla Camere di intervenire con una nuova disciplina dell’argomento. Il comunicato conclude: «In attesa della futura decisione della Corte restano sospesi i procedimenti penali nell’ambito dei quali sono state sollevate le questioni di legittimità discusse oggi».