Un duro articolo di Domenico Quirico per La Stampa parla delle bugie dello Stato sul caso di Giulio Regeni. Nel lungo arco di tempo che ormai ci separa dall’assassinio di Giulio Regeni, sono state infatti le bugie secondo Quirico le protagoniste assolute dell’intera vicenda. Le bugie naturalmente da parte dei suoi assassini, alle quali in Egitto si aggiungono anche “le bugie di coloro che per una fetida ragion di Stato nascondono i suoi assassini”.
Ma le bugie su Giulio Regeni, argomenta Quirico, non arrivano solamente dall’Egitto: vi sono infatti anche le bugie di “coloro che, in Italia, alternandosi al governo, da quattro anni, giurano, pretendono, proclamano di volere la verità“. Governi di colori diversi, accomunati da proclami sul caso di Giulio Regeni che però continuano a rimanere lettera morta: “Abbiamo sbagliato ad attendere, a sperare”.
Per Quirico dunque in questi quattro anni non si è fatto altro che perdere tempo, mentre l’Italia avrebbe dovuto subito formulare l’accusa “a voce alta e piena”: “Non mentite con il dolore, non violate con la falsità la tenerezza indifesa di chi ha perso tutto”. Quello che resta da fare è secondo il giornalista molto chiaro ormai: “Bisogna recidere con le parole il bene dal male“.
GIULIO REGENI, QUIRICO: “O ROMPERE RELAZIONI DIPLOMATICHE O…”
I genitori di Giulio Regeni si affacciano “illusi e delusi” a ogni anniversario e ad ogni incontro con le autorità egiziane, difendendo la speranza. Le occasioni ci sarebbero, ad esempio ora c’è un contratto miliardario per navi di guerra: l’Italia ripete che non faremo sconti, l’Egitto ripete che vogliono anche loro la verità. Per Quirico però questo non è altro che il ripetersi della bugia, degli almeno quattro governi che in questi anni si sono battuti per la “verità” occupandosi del caso della morte di Giulio Regeni.
Tutti, osserva amaramente Quirico, hanno mentito “con la monotonia che è la cifra della miseria dei bugiardi” davanti ai genitori che “dolenti e indifesi” cercano senza soste la verità su loro figlio. Se l’Italia avesse davvero voluto la verità su quello che è un “delitto di Stato”, per il giornalista l’unico modo era rompere le relazioni diplomatiche “con gli assassini e i bugiardi del Cairo”, portando davanti alla giustizia internazionale non soltanto gli esecutori materiali del delitto ma tutto il “sistema” egiziano.
I nostri governi non lo hanno fatto, limitandosi a gesti da “ridicola farsa”, come gli invii di magistrati e gli incontri fra diplomatici e ministri. Oppure, se rompere con l’Egitto è impossibile, bisognava almeno avere l’onestà di dire ai genitori: “Rassegnatevi“, sacrifichiamo vostro figlio alle forniture militari, ai contratti petroliferi, alla lotta al terrorismo. In Egitto, che fa parte del mondo “del non diritto”, una ricerca universitaria può costare la vita. Con la storia di Giulio Regeni rischiamo di scivolarci dentro pure noi…