Si è tornati in aula ieri a Roma per il processo Cucchi-Ter, ovvero il filone che riguarda i presunti depistaggi compiuti da ben 8 carabinieri (appuntati, marescialli, comandanti di stazione e di gruppo) per indirizzare anni fa le prime inchieste sulla morte di Stefano Cucchi su un binario morto. Questo processo, senza le rivelazioni fatte da Riccardo Casamassima – un carabiniere appuntato in servizio in quel nefasto ottobre 2009 nella Caserma di Tor Vergata – non sarebbe mai avvenuto e ieri, alla ripresa delle udienze dopo la pausa per l’emergenza Covid-19 è stato proprio lui a deporre in aula davanti al giudice. «Ho parlato con l’avvocato Fabio Anselmo, difensore della famiglia Cucchi, solo nel 2015, a distanza di anni dal fatto, per paura di ritorsioni», riporta Repubblica dell’intervento come testimone informato sui fatti compiuto da Casamassima. Parla di tre trasferimenti imposti dall’Arma e da lui non richiesti, ha fatto diversi nomi fino a giungere all’accusa più pesante: «Un superiore, in una conversazione, evidenziò la volontà di Nistri di fare pressioni su di me», attacca l’appuntato riferendosi al generale comandante dei Carabinieri, Giovanni Nistri.
Casamassima ha parlato di tutti gli ultimi 10 anni dopo la morte di Cucchi ma è sugli ultimi anni che si è focalizzato per raccontare le – secondo lui – pressioni e punizioni imposte per aver rilevato i fatti sulla morte dell’architetto romano. In conclusione, Riccardo Casamassima spiega ancora al giudice Nespeca di aver presentato contro Nistri due denunce: una per diffamazione, l’altra per rivelazione del segreto d’ufficio. «Per aver parlato ho subito diversi trasferimenti e avviati 11 procedimenti disciplinari. Ho subito anche un danno economico per via delle indennità che mi sono state tolte, mi hanno cambiato la mansione – ha spiegato Casamassima nella lunga deposizione in aula – messo in un ufficio a fare nulla, era imbarazzante stare davanti ai colleghi senza lavorare. Su questo feci un post su Facebook e mi contattò l’allora ministra Elisabetta Trenta che poi incontrai».
LA DURA REPLICA DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Non si è fatto attendere ieri la lunga nota di risposta dell’Arma dei Carabinieri dopo la deposizione in aula di Casamassima al processo Cucchi Ter: «L’Appuntato Sc. Riccardo Casamassima, ascoltato come teste in uno dei procedimenti relativi al caso Cucchi, ha affermato, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa, di aver “subito diversi trasferimenti e avviati procedimenti disciplinari” per le rivelazioni fatte sul caso Cucchi. Si tratta di affermazioni gravissime, peraltro rese sotto giuramento, che il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri respinge con assoluta fermezza».
Nella nota ufficiale prodotta e diffusa dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri si risponde punto su punto alla testimonianza resa dall’appuntato figura chiave della riapertura del processo sulla morte di Cucchi: l’Arma sostiene che le accuse fatte da Casamassima sono le medesime portato nel corso del 2019 all’attenzione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione che già aveva avviato procedimento sanzionatorio nei confronti di 6 Ufficiali dell’Arma Carabinieri per «presunte condotte ritorsive in danno dell’App. Sc. Riccardo Casamassima. Il procedimento aveva, appunto, ad oggetto il trasferimento dell’App. Sc. Casamassima, disposto dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri nel giugno 2018 per incompatibilità ambientale dall’8° Reggimento Carabinieri “Lazio” alla Legione Allievi Carabinieri di Roma, ed il successivo impiego presso la Legione. L’ipotesi era che i provvedimenti fossero demansionanti e costituissero una ritorsione a seguito del contributo dato per la riapertura del caso Cucchi».
Il 1 aprile 2020 la stessa Anac, informano i Carabinieri, ha deliberato la «piena legittimità dei provvedimenti adottati nei confronti dell’App. Sc. Casamassima ed ha escluso sia qualsiasi carattere ritorsivo o discriminatorio o persecutorio e sia qualsiasi demansionamento». È ancora l’Anac ad aver disposto che vi siano stati le condizioni ambientali tali da rendere necessario il trasferimento; in merito alla citazione del generale Nistri, i Carabinieri replicano a Casamassima che anche su tale aspetto è stato aperto fascicolo Anac «nel medesimo provvedimento di archiviazione, ha espressamente evidenziato che si tratta di una conversazione decontestualizzata alla quale possono essere attribuiti significati completamente differenti da quelli prospettati dal Casamassima e che non risulta idonea a dimostrare intenti ritorsivi nei confronti del graduato». In conclusione, la dura nota dei Carabinieri prende definitiva distanza dalle accuse di Casamassima: «la stessa Autorità, già in fase istruttoria, aveva escluso ogni responsabilità dell’Arma precisando che si trattava di iniziative disciplinari assunte legittimamente per i comportamenti dallo stesso tenuti». Da ultimo, l’Arma rende noto che la querela presentata dall’App. Sc. Casamassima in data 18 gennaio 2019 per diffamazione e rivelazione del segreto d’ufficio nei confronti del Comandante Generale «è stata archiviata dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Roma in data 23 settembre 2019».