La porta del Bataclan dipinta da Banksy e rubata nel gennaio dello scorso anno è stata finalmente rinvenuta al termine di intense e complesse operazioni di indagine che hanno portato ad escludere che possa avere a che fare con il terrorismo. Lo ha riferito oggi, in conferenza stampa, il procuratore generale dell’Aquila, Michele Renzo. Lo stesso ha aggiunto, come riferisce Fatto Quotidiano nell’edizione online che “era nascosta in modo non particolarmente custodito, senza le cautela che ci si aspetterebbe di fronte a un oggetto di valore”. Adesso la famosa opera simbolo di una ferita ancora aperta, si trova al sicuro nel caveau del Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri. Per il nostro Paese si tratta del secondo capolavoro che riemerge dopo un clamoroso furto. Corriere della Sera, infatti, ricorda un precedente importante: lo scorso 10 dicembre fu ritrovato a Piacenza da un giardiniere mentre potava un’edera sul muro esterno della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, il “Ritratto di signora”, opera di Gustav Klimt trafugata dal museo emiliano nel febbraio 1997. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
RITROVATA OPERA BANKSY, LE INDAGINI
L’opera di Banksy realizzata sulla porta del Bataclan e rubata il 26 gennaio del 2019 da Parigi è stata ritrovata nelle passate ore in un casolare nella campagna Sant’Omero, nel Teramano. Ciò è stato possibile, come riferisce Corriere della Sera, grazie alla collaborazione tra la procura di L’Aquila e gli inquirenti francesi. L’opera è stata recuperata mercoledì mattina dopo che i militari hanno fatto irruzione nel casolare. Il tenente colonnello Carmelo Grasso, al Corriere ha spiegato: “Manca solo una maniglia ma la parte dipinta è in ottimo stato di conservazione perché dalle nostre indagini abbiamo scoperto che per tutelarla durante il trasporto hanno utilizzato un telo che abbiamo recuperato quasi per intero: era stato dipinto con disegno di street art fatto con una bomboletta spray veramente scadente, probabilmente per non dare nell’occhio a eventuali posti di blocco”. Il furto avvenuto lo scorso anno aveva riaperto una ferita già dolorosa per l’intera Francia, simbolo della strage del 13 novembre in cui furono trucidate 90 delle 130 vittime. Le indagini sono state molto lunghe e complesse. “L’opera era ben nascosta nel sottotetto di un’abitazione che era abitata da alcuni cinesi ma si trovava nella disponibilità di un italiano residente a Tortoreto”, ha spiegato il colonnello. Solo l’italiano sarebbe attualmente indagato per ricettazione, mentre gli stranieri sarebbero stati all’oscuro di tutto.
BANKSY, RITROVATA PORTA DEL BATACLAN: TERRORISMO NON C’ENTRA
Secondo gli inquirenti, tuttavia, quel sottotetto non sarebbe stato la prima destinazione dell’opera di Banksy ora ritrovata e pronta a tornare in Francia. Il luogo del ritrovamento non è casuale: “È un crocevia isolato fra Marche, Abruzzo e Lazio — argomenta il comandante — e così poteva essere visionato in modo celato da eventuali mercanti d’arte o collezionisti disonesti”. Sono arrivati all’opera proprio seguendo la persona ora indagata e la pista maggiormente battuta è quella del “mercato nero”. “Abbiamo fatto un patto di riservatezza con la Francia non possiamo fornire molti dettagli perché bisogna anche saper rispettare, nella cooperazione, i confini e i limiti da non superare, abbiamo fatto la nostra parte e possiamo solamente dire che non abbiamo elementi per pensare a un movente diverso da quello economico”, ha spiegato il procuratore generale dell’Aquila Michele Renzo nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina. A suo dire non ci sarebbe alcun collegamento tra il furto dell’opera di Banksy e le cellule terroristiche islamiche.