Thomas Sanna e Giuseppe Trombetta hanno scelto di sottoporsi al rito abbreviato per l’omicidio di Dino Reatti. Il primo, legato sentimentalmente all’ex moglie della vittima, Sonia Bracciale, e il secondo, un suo amico, hanno fatto irruzione nella casa di Reatti nel 2012 con l’obiettivo di aggredirlo fisicamente. Sarebbe stata quindi la donna a istigare entrambi, ad informarli persino di colpire l’ex marito alla gamba destra, in modo da neutralizzarlo al primo colpo. Così come alla Bracciale, in fase di Appello verrà riconosciuto anche a Sanna il concorso anomalo. Il delitto quindi non era previsto durante l’esecuzione del reato. Secondo la ricostruzione dei fatti, la donna avrebbe chiesto ai due uomini di intimidire Reatti per spingerlo ad abbandonare la casa di famiglia. Dovevano divorziare entro breve, ma lei non avrebbe tollerato più la presenza della vittima fra le mura domestiche. Oggi, domenica 14 giugno 2020, Storie Maledette si occuperà del caso di Dino Reatti e della posizione dei due esecutori del suo omicidio. I due sono stati i primi a confessare alle autorità le azioni commesse, a distanza di poco più di 48 ore dalla morte della vittima. In quella fase, hanno rivelato di aver fatto irruzione nel casolare con il tentativo di dare una lezione a Reatti, ma che la cosa sarebbe sfuggita di mano a causa del tentativo dell’uomo di difendersi.
Thomas Sanna e Giuseppe Trombetta, cosa è successo dopo il delitto?
Thomas Sanna e Giuseppe Trombetta non sono usciti indenni dalla colluttazione con Dino Reatti, morto a causa dell’aggressione avvenuta nel giugno del 2012. Trombetta si era fatto persino accompagnare dall’amico in ospedale nell’ora successiva al delitto, per via di una frattura al setto nasale e ad una mano ferita. Interrogato dai militari, riferisce Il Resto del Carlino, avrebbe detto di essere stato preso di mira da alcuni stranieri a Nonantola. La sua versione però non ha retto e dopo oltre una notte agli arresti, Trombetta ha deciso di confessare. “Voglio raccontarvi come sono andati i fatti, perchè non ho intenzione di prendermi la responsabilità degli altri”, avrebbe detto alla fine. Così ha spiegato di essere andato con Sanna in via Turrini ad Anzola Emilia, con un piano già pronto: “Abbiamo nascosto la macchina al di là dell’argine e ci siamo nascosti dietro il magazzino per gli attrezzi nell’aia“. Sanna a quel punto avrebbe strappato i cavi delle luci esterne per impedire a Reatti di vederli prima del tempo. “Abbiamo preso in mano dei tubi metallici che abbiamo trovato per terra”, ha aggiunto, “quando Dino è sceso dalla macchina, Thomas l’ha aggredito colpendolo con il tubo. Dino ha reagito e lo ha scaraventato a terra”. Anche Trombetta è intervenuto e si sarebbe beccato un pugno in faccia, a cui ha reagito con una sprangata sulla bocca della vittima. Poi entrambi gli uomini hanno colpito a ripetizione la vittima, per poi darsi alla fuga. “Non volevamo ucciderlo”, ha detto ancora Trombetta, “ma solo dargli una lezione, così come voleva Sonia, la quale erano mesi che provava rancore per il marito e voleva fargliela pagare”.