LONDRA – Gruppi di estrema destra hanno portato violenza nel centro di Londra, scontrandosi con la polizia. Diverse centinaia, in prevalenza maschi e bianchi, ieri sono scesi in strada con il pretesto di proteggere i monumenti simbolo della storia britannica intorno a Parliament Square dai manifestanti di “Black lives matter”. Insomma, una contro-protesta. In realtà quello che si è visto sono stati innumerevoli atti di puro teppismo contro gli agenti di polizia e a danno dei monumenti.
“Non c’è posto per il teppismo razzista nelle nostre strade” ha detto il premier, Boris Johnson, aggiungendo che chiunque ha attaccato la polizia (con pugni, calci e lanci di oggetti) dovrà affrontare la legge. Il ministro dell’Interno, Priti Patel, ha descritto le violenze come “delinquenza assolutamente inaccettabile”.
È il secondo fine settimana consecutivo di proteste di massa che vengono autorizzate malgrado la loro di fatto illegalità sotto le attuali regole del lockdown. Infatti, sebbene non ci sia una normativa specifica sulle manifestazioni, stando alle regole stilate dal governo per contrastare la pandemia sono consentiti solo raduni di massimo sei persone. Ma per il secondo fine settimana consecutivo il governo non ha fermato le dimostrazioni, limitandosi a fare appelli a non manifestare perché le proteste di massa possono aumentare la diffusione del Covid-19. Appelli che sono stati ancora una volta ignorati.
Ieri pomeriggio centinaia di persone si sono radunate intorno al Cenotafio a Whitehall e alla statua di Winston Churchill a Parliament Square e hanno lanciato bottiglie e altri oggetti contro gli agenti di polizia, ferendone alcuni. Ci sono stati numerosi scontri, con la polizia che ha risposto usando i bastoni. Un uomo è stato fotografato mentre urinava ai piedi del monumento in memoria di Keith Palmer, l’agente di polizia disarmato ucciso da un terrorista nel 2017, a Westminster.
Alle 17, quando è scattato il divieto di protesta, gruppi di persone sono rimasti in strada e Scotland Yard ha arrestato cinque persone per reati che vanno dall’assalto a pubblico ufficiale al possesso di un’arma o di droghe.
Le due proteste, quella anti-razzista, nel complesso pacifica, e quella violenta di estrema destra, sono state tenute separate dal cordone di poliziotti schierati in tenuta antisommossa. Anche in altre parti del Regno Unito, a Glasgow, Bristol e Belfast, gruppi di persone si sono radunate attorno ai monumenti storici e proteste anti-razziste si sono svolte a Liverpool, Brighton, Newcastle, e Chelmsford.
I vandalismi ai danni dei monumenti sono cominciati a metà settimana a Bristol, dove una folla di manifestanti anti-razzismo ha voluto lanciare un chiaro messaggio tirando giù dal piedistallo la statua di un mercante inglese del XVII secolo, Edward Colston, le cui navi hanno trasportato migliaia di schiavi dall’Africa alle Americhe. Un trafficante di schiavi della cui ricchezza ha beneficiato la città di Bristol e quindi un simbolo del passato coloniale e schiavista dell’Inghilterra. La statua in bronzo è stata poi fatta rotolare e gettata in acqua. Questo atto, filmato e ritrasmesso dai social media e dalla televisione, ha innescato una serie di vandalizzazioni in altre città. Sui social sono comparsi dibattiti e petizioni sull’opportunità a o meno di tenere ancora certe statue o di rimuoverle.
Sul piedistallo della statua di Wiston Churchill a Londra è comparsa la scritta “era un razzista” fatta con lo spray nero. “Azioni codarde e inqualificabili” le ha definite un nipote di Churchill, Nicholas Soames, che ha accusato “anarchici ed estremisti di sinistra di avere strumentalizzato la protesta” del movimento Black Lives Matter per deturpare la statua di suo nonno.
Venerdì il premier ha definito “assurdo e vergognoso” che fosse necessario proteggere la statua di Churchill da vandalismi. Pur essendo una figura controversa e con opinioni razziste, resta pur sempre un eroe per aver salvato il paese dal fascismo e dalla tirannia, ha ricordato Johnson. Altri monumenti sono stati riempiti di scritte.
È in questo clima piuttosto surriscaldato che il paese cerca di ripartire, lasciandosi alle spalle un pesantissimo bilancio di quasi 42mila vittime del coronavirus (ad oggi) e un lockdown che nello spazio di due mesi si è ingoiato quasi un quarto del Pil del Regno Unito.