UIL CHIEDE NUOVI COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE
Si sta parlando molto in questi giorni della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali che ha rivisto il ribasso dei coefficienti di trasformazione fondamentali per il calcolo delle pensioni nella loro parte contributiva, con la conseguenza che dal 2021 i nuovi assegni saranno più bassi a parità di montante contributivo rispetto alla situazione attuale. Domenico Proietti ricorda che da tempo la Uil “chiede la revisione dei criteri dei coefficienti di trasformazione del sistema pensionistico. Quelli attuali penalizzano i futuri pensionati e disincentivano chi potrebbe restare al lavoro: un doppio danno sia per l’equilibrio dei conti che per i lavoratori”. Per questo, il Segretario confederale della Uil ricorda che il suo sindacato “propone di assegnare un coefficiente per coorti di età. Questo sistema, in vigore in molti paesi europei, garantirebbe sia l’equità che la sostenibilità del sistema previdenziale”, oltre che una maggior libertà di scelta sul momento di andare in quiescenza da parte dei lavoratori.
LA RICHIESTA DELLA CGIL
I sindacati sono stati ascoltati ieri nell’ambito degli Stati generali dell’economia e, come riporta Teleborsa, la Cgil ha anche posto il tema di una “riforma del sistema pensionistico e, allo stesso tempo, di una rivalutazione delle pensioni”. L’obiettivo dei sindacati è quello di riprendere il confronto avviato all’inizio dell’anno sul tema, ma c’è anche da tenere conto della crisi generata dall’epidemia da coronavirus. Annamaria Furlan, che pure ieri mattina in un’intervista radiofonica aveva ricordato l’importanza dei temi previdenziali, al Corriere della Sera ha spiegato che al Governo è stato chiesto “un patto sociale, come quello che fece Carlo Azeglio Ciampi nel ’93, le condizioni sono diverse, ma serve lo stesso spirito: qui c’è bisogno di tutti, governo, sindacati, opposizioni, nessuno si può tirare indietro, né pensare alle bandierine o alle spaccature, questo è il momento della responsabilità da parte di tutti”. L’urgenza quindi al momento è quella di tutelare quanti più posti di lavoro possibili, sostenendo anche le imprese.
RENZI ATTACCA L’INPS E QUOTA 100
Dopo che solo pochi giorni fa il leader di Italia Viva Matteo Renzi aveva strigliato il suo stesso Governo per aver mantenuto la riforma pensioni di Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza, nell’intervista odierna a Rtl 102.5 oltre a confermare l’intenzione di abolire nel più breve tempo possibile la riforma targata Lega-M5s sferra un attacco imponente all’Inps di Pasquale Tridico. «L’Inps è stato un disastro, a partire da quando è andato in crash il sito per la richiesta dei 600 euro. Hanno dato la colpa agli hacker, non ci si può inventare scuse se hai fallito», sottolinea l’ex Premier ribadendo come la cassa integrazione non basta più per sostenere il reddito di lavoratori e pensionati, «il vero elemento di novità sarà quando datemo i soldi agli imprenditori per abbassare il costo del lavoro». Nell’intervista ieri a CircoMassimo è ancora Renzi ad attaccare «Salvini sarebbe stato peggio di questo governo, avrebbe fatto il Bolsonaro de noantri. Ma quota 100 e rdc sono cose vergognose che fanno male al Paese, e le hanno votate M5S e Lega». (agg. di Niccolò Magnani)
IN PUGLIA TAGLIO ALLE PENSIONI D’ORO IN REGIONE
La Regione Puglia ha deciso di finanziare cinque progetti di ricerca sulle malattie rare, da 100.000 euro ciascuno, con risorse derivanti dal taglio a 250 “pensioni d’oro” di ex assessori ed ex consiglieri regionali. “Si tratta di 530mila euro di risparmi dal contributo di solidarietà sugli assegni vitalizi, così come previsto dalla legge 15/2018”, sono le parole dl vicepresidente del Consiglio regionale, Peppino Longo, riportate da ruvochannel.com. Restando sempre nell’ambito delle iniziative sul territorio, la Uilp di Ascoli Piceno, come riporta picenonews24.it, ha “ricevuto numerose proteste di pensionati, persone diversamente abili, casalinghe e operatori vari che sono costretti a spostarsi in altre zone e sottoporsi a estenuanti file agli sportelli o addirittura in strada pubblica. Chiediamo pertanto alla Direzione delle Poste e al Sindaco, un intervento per risolvere, con sollecitudine, questo problema in tempi brevi al fine di rispondere alle esigenze dei cittadini abitanti nella zona”. Nello specifico con la riapertura dell’Ufficio postale n. 3 della città.
I PENSIONAMENTI NELLA SCUOLA
In tema di riforma pensioni val la pena riportare i dati della Flc-Cgil riguardo i pensionamenti dal 1° settembre nel mondo della scuola, che riguarderanno, quando ancora mancano 1.134 domande da lavorare, 30.000 docenti, 9.000 Ata, 500 docenti di religione, oltre a 100 educatori e 350 ds. Sempre in tema di scuola, val la pena riportare le parole di Marcello Pacifico, segretario confederale Cisal e Presidente di Anief e Udir, che intervistato da Teleborsa fa sapere che “parlando di cantieri c’è bisogno anche nelle scuole, che devono riaprire in sicurezza, abbiamo bisogno di adottare questa regola di distanziamento sociale almeno nei primi mesi dell’apertura dell’anno scolastico e, quindi, non classi pollaio, ma classi con massimo 15-17 alunni, che significa recuperare i plessi dismessi e più personale. Ci vuole un piano di reclutamento di 200 mila persone tra docenti e ATA, numeri che la scuola italiana ha avuto tagliare in questi anni e che bisogna recuperare”. Anche perché ci sono appunto anche i pensionamenti di settembre.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI FONDAPI
In tema di riforma pensioni, val la pena segnalare quanto scritto da Stefano Sgalambro su citywire.it a proposito dell’analisi svolta da Fondapi (Fondo nazionale pensione complementare dei lavoratori e delle imprese medie e piccole) su “alcuni numeri relativi ai riscatti e pensioni, anticipi e cambi comparto di investimento nello stesso bimestre di tre anni differenti: 2018, 2019 e 2020 per cercare di comprendere i comportamenti individuali degli aderenti alla previdenza complementare”. Sorprendentemente, nel 2020 “le richieste di liquidazioni (anticipi, pensioni e riscatti) sono crollate ed i cambi di comparto sono quasi raddoppiati”. Tanto che “viene da chiedersi: perché gli aderenti alla previdenza complementare chiedono meno soldi in periodo di crisi?”.
LE STRATEGIE DI FRONTE ALLA CRISI
La risposta di Sgalambro è “perché i valori quota dei comparti di investimenti sono crollati e chiedere una liquidazione significa capitalizzare concretamente la perdita finanziaria subita. La risposta, pur apparendo scontata, è tutt’altro che banale: gli aderenti, con scienza ma soprattutto coscienza, hanno evitato di chiedere una liquidazione e forse per la prima volta l’inerzia, storico e principale nemico dei fondi pensione, stavolta si è curiosamente dimostrata comportamento attivo, strategico e vincente per gli aderenti alla previdenza complementare”. Per quanto riguarda i cambi di comparto, considerando che vanno sostanzialmente al comporta crescita con maggior peso dell’azionario, in caduta con lo scoppio dell’emergenza coronavirus, forse si è cercato di comprare a prezzi di saldo.