L’Italia è oggi in preda a mille paradossi. A guardare le promesse di sussidi, elargizioni e prebende di questi giorni sembra che i soldi crescano sull’albero della cuccagna. In realtà i fondi per il rilancio dell’Italia sono concessi in gran parte dai paesi del Nord Europa, non da un paese petrolifero che li pompa dal sottosuolo. Se vengono sprecati, i cittadini elettori dei frugali paesi del Nord si irrigidiscono e ci si avvia verso la rinascita del fascismo, magari stavolta in chiave anti-italiana.
Un governo che invece rilanciasse l’economia produttiva non solo obbedirebbe alle leggi economiche, ma anche garantirebbe la sicurezza a medio termine del paese e dell’Europa. Sarebbe normale, quindi, scegliere di spingere per il rilancio dell’economia ed evitare dannose concessioni a pioggia.
Nel frattempo, però, molti votanti sono invece narcotizzati dall’idea che le ricchezze possono essere distribuite gratis, senza conseguenze, e che basta ricattare l’Europa o qualcun altro, come se l’Italia fosse una specie di Paese dei Balocchi. Ma Collodi lo scrive: nel Paese dei Balocchi, il giorno dopo, ci si trasforma in somari.
Alla fine degli anni 90 il regime della Nord Corea pretendeva aiuti dal mondo minacciando, in caso contrario, di affamare la sua popolazione. Per un po’, Cina e Usa mandarono delle donazioni, ma le interruppero quando si accorsero che i fondi servivano all’acquisto di armi invece che di cibo.
Certo, il paragone con la Corea del Nord è ingeneroso e fuorviante, ma l’estremo forse aiuta a capire il paradosso italiano. Roma, in sostanza, si pone minacciando Bruxelles: datemi fondi senza chiedermi niente o io scoppio e faccio scoppiare la Ue. Ma che posizione è?
Il motivo che dà forza a questo ricatto viene anche da settori di italiani diventati alla stregua di tossicodipendenti: incoraggiati dagli spacciatori della cattiva politica, vogliono prebende, pensioni, non opportunità di contribuire alla crescita e di lavorare.
Un governo che arrivasse domani a cercare di rimettere in ordine la situazione senza una crisi profonda avrebbe grandi difficoltà per questi “tossicodipendenti” e per i loro “spacciatori” che negherebbero la realtà.
Per svegliarli da questa illusione servirebbe una secchiata d’acqua gelata in testa, cioè una crisi economica con impennata dello spread. Ma questo si abbatterebbe indiscriminatamente su tutti, compresi i tanti poveri italiani disgustati da certe posizioni.
Esiste, poi, un problema vero: l’epidemia è stata un trauma arrivato in una situazione già di grande sofferenza. Molti italiani fanno fatica e si sono davvero impoveriti. Questa è la domanda vera a cui bisogna dare una risposta, offrendo posti di lavoro e opportunità di fare impresa. La risposta non è dare sussidi; dare sussidi è una risposta che distorce tutto.
C’è poi un problema di comunicazione. Per anni, quando si andava all’ambasciata nordcoreana a Pechino per le conferenze stampa, i giornalisti erano seduti in banchetti, davanti a un foglio bianco, una penna, patatine, Coca-Cola, Sprite e altre bevande occidentali. L’ambasciatore leggeva il comunicato in coreano, cinese e inglese, i giornalisti poi potevano rivolgere solo cinque-sei domande. Alla fine, l’ambasciatore rispondeva o meglio aggiungeva quello che voleva, ignorando qualunque cosa non fosse gradita.
Una volta un cronista interruppe, in maniera educata, la sceneggiata. Chiese perché non si era risposto a una certa domanda. Non ottenne alcuna replica, ma venne “premiato” con l’espulsione da ogni futura attività in Nord Corea.
Naturalmente il paragone degli Stati generali del governo è fuorviante, ma l’esagerazione, di nuovo, forse aiuta come esempio. Il segreto della riunione romana, la gestione “particolare” delle domande dei giornalisti, da lontano lascia intravedere ombre di derive oscure. E ricatti o meno, l’idea dell’albero della cuccagna non può durare.
Le possibilità reali sono che in autunno, o nei prossimi mesi, l’economia italiana subisca un crack. A quel punto i partiti che hanno gestito questa situazione rischiano di veder inabissare i loro consensi. Forza Italia perse per sempre la maggioranza dei suoi voti dopo la crisi del 2012.
Sarebbe, quindi, nell’interesse di M5s e Pd dare un vero segnale di svolta sull’economia e sul governo. Questo passa non più per il frullatore delle idee, ma per l’attuazione pratica di qualcosa di concreto. E per un diverso modo di parlare e comunicare.