Teresa Ciabatti è tra le protagoniste de “Le ragazze”, il programma che racconta l’evoluzione del nostro Paese attraverso figure femminili rappresentative di un aspetto storico o sociale. Tra queste c’è anche la scrittrice candidata al Premio Strega 2020 con il libro “La più amata”. Una candidatura importante per la scrittrice di Matrigna che, durante un’intervista rilasciata a bonculture.it ha raccontato: “Matrigna” è la conseguenza del precedente libro perché c’è un io narrante che è il contrario di quello de “La più amata”: all’invadenza e alla mitomania di quella voce rispondo con Noemi, una protagonista sullo sfondo, che desidera non essere notata. La storia e la forma, quindi, sono la conseguenza di tanta esposizione per il libro precedente che, in qualche modo, ho patito. Non ero preparata. Questo è un romanzo meno sguaiato, nonostante a me piaccia la forma scorretta nel racconto”. Le sue opere letterarie uno dei temi portanti è sempre la famiglia: da “I giorni felici” fino a “La più amata”, Teresa parla di famiglia anche se precisa: “è tutto, ma io davvero non so cosa sia una famiglia. Come scrittrice, forse, la racconterò per sempre perché è un grandissimo mistero affascinante. La famiglia non è qualcosa di stabile, non è la retorica del riparo, o non è solo quello. Cambia forma ogni giorno: può essere un riparo e una minaccia; è un microcosmo dove succede di tutto, dove si sperimenta per la prima volta il potere, le gerarchie”.
Teresa Ciabatti libri: da “Matrigna” a “La più amata”
I libri di Teresa Ciabatti sono spesso intrisi di domande ed interrogativi proprio come lo sono i bambini. Ma come è arrivata alla scrittura? “L’inizio di tutto non è stato l’amore per la scrittura, il saper scrivere bene. Non cerco questo negli scrittori, mi interessano poco quelli che sanno scrivere bene, alla fine scrivere è un fatto di mestiere, esercizio” – ha raccontato la scrittrice a bonculture.it precisando – “quello che io ricerco nei miei scrittori è l’immaginario, la poetica, quella cosa detta fuori dall’ordinario. Per me nasce prima l’ossessione e l’immaginario, gli incubi e le paure e poi lo strumento della scrittura che ti permette di dare forma a queste sensazioni”. Come tutti gli scrittori, Teresa è un’attenta osservatrice del mondo che ci circonda e anche dei vari fenomeni che affollano i salotti televisivi. A differenza dei radical chic però la Ciabatti non si è mai tirata indietro nel guardare e commentare il grande circo mediatico per un semplice motivo: “non possiamo solo leggere Dostoevskij, dobbiamo leggerlo e contemporaneamente guardare la tv. Anche per capire cosa non è più raccontabile, cosa è diventato luogo comune. Molto spesso gli intellettuali si rinchiudono nei ghetti e non si rendono conto che narrano delle storie che sono state già raccontate in una puntata di “Uomini e Donne” della De Filippi”. Nonostante il successo come scrittrice però non sono mancate le critiche, anche se la scrittrice ha un rimedio infallibile: “non leggo nulla: né l’odio, né la celebrazione. Non rischio, è una protezione. Una cosa che non faccio mai, nel dubbio, è cercare il mio nome su Google. Anche le mie foto mi fanno paura. È una mia forma di sopravvivenza”.