Nonostante il Covid infuri ancora negli Stati Uniti, si è riaperta la campagna elettorale presidenziale con il primo comizio dai tempi dello scoppio della pandemia. Protagonista ne è stato Donald Trump che nei sondaggi si trova staccatissimo da un Joe Biden invece lanciato come per un candidato non succedeva dagli anni 60, con 9, anche 10 punti percentuali in più di Trump. Ma, come ci ha detto Giovanni Forti, analista di YouTrend, “mancano più di quattro mesi al voto e nonostante Trump sia in brutte condizioni è in grado di recuperare, come abbiamo visto tante volte. Il problema dei democratici è invece riuscire a canalizzare a loro favore il voto degli afroamericani che normalmente non vanno a votare e sicuramente non voterebbero per Trump”.
Si è riaperta la campagna elettorale, con un Biden molto avanti e un Trump sotto attacco per la gestione del Covid, per la morte di George Floyd e una Corte suprema che ha detto di no a due casi a cui lui teneva molto. Sarà in grado il presidente in carica di recuperare?
Trump ha parecchie gatte da pelare. Quella che in questo momento sembra poter avere più impatto dal punto di vista elettorale è sicuramente la crisi economica scatenata dal Covid, nonostante in America siano più indietro e in tanti stati anche importanti il massimo del picco di ricoveri sia proprio in questi giorni. Questo mina il giudizio sulla sua gestione del virus che già era negativo.
Il caso dell’omicidio di George Floyd invece? La rabbia degli afroamericani come impatta?
Il caso Floyd rischia di non aver tanto impatto sul voto perché gli afroamericani non avrebbero comunque votato per lui. Però sarebbe fondamentale per i democratici convincere gli afroamericani, che normalmente si sarebbero astenuti dall’andare a votare per Biden. Se una parte significativa della grossa minoranza nera andasse a votare, potrebbe riportare in gioco alcuni stati come la Georgia e la North Carolina.
Si può dire che Trump è ancora in corsa?
Sicuramente. Non dimentichiamo che il vantaggio di Biden è solo lievemente superiore a quello che aveva la Clinton di questi tempi nel 2016. Biden poi non ha ancora scelto il suo vicepresidente, che potrebbe essere un elemento positivo o negativo in base alla scelta. L’ultimo aspetto da considerare è che mancano più di quattro mesi al voto. I sondaggi sono una foto di oggi, abbiamo visto spostamenti di 5-6 punti. A livello nazionale il vantaggio di Biden è maggiore, però sappiamo che in America quello che fa vincere sono i tanti voti degli stati, non quello nazionale.
Biden invece che problemi ha?
Di grande attualità in questo momento è come gestire dal punto di vista elettorale le proteste. Se i democratici riusciranno a canalizzare questo scontento diffuso in tutti gli stati con proposte efficaci elettoralmente sarà un grande risultato, se non ci riusciranno c’è il rischio che molti elettori democratici anche in stati chiave non vadano a votare. Dal punto di vista economico c’è un grosso scontro con chi vuole dipingerli come dei pazzi socialisti. Per quanto negli ultimi anni il Partito democratico si sia spostato a sinistra, questa cosa non avrà impatto elettorale a meno che Biden non faccia gaffe ingestibili sull’economia.
(Paolo Vites)