Il “sistema Bibbiano” non è mai esistito? L’inchiesta “Angeli e Demoni” sembrava “sepolta” dopo le elezioni in Emilia Romagna e il coronavirus e invece è giunta a conclusione e chiama a giudizio 24 persone con reati e accuse svariate: la Procura di Reggio Emilia ha chiesto il processo per 24 persone in merito alla maxi inchiesta sugli affidi illeciti in Val d’Enza, con 155 testimoni citati dall’accusa e 48 invece le parti offese che si schierano contro il presunto “sistema Bibbiano” (tra cui anche l’Unione dei Comuni Val d’Enza, i Comuni di Gattatico e Montecchio, ministero della Giustizia e Regione Emilia-Romagna).
Tra gli imputati principali di questo caso che ha sollevato polemiche politiche e divisioni negli scorsi mesi tra Lega e Pd ci sono ovviamente Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza e ritenuta “personaggio chiave” per il presunto sistema di affidi illeciti di minori nell’area del Reggiano. Con lei, chiamati alla sbarra in attesa della decisione del giudice, anche la psicoterapeuta Nadia Bolognini e il marito Claudio Foti della onlus Hansel & Gretel. Presente tra gli imputati anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, dopo che negli scorsi mesi la Cassazione aveva definito i suoi arresti domiciliari “infondati” e quindi revocati.
LE ACCUSE SUL “SISTEMA BIBBIANO”
Secondo le richieste della Procura di Reggio Emilia, i reati contestati ai 24 imputati – a vario titolo – sono peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Insieme al numero altissimo di testimonianze, accuse, intercettazioni, negli atti per il processo che si terrà con ogni probabilità già nei prossimi mesi, vi sono tutte le false relazioni svolte dal “sistema Val d’Enza” per ingannare i giudici e provocare così l’allontanamento dei bambini dalle proprie famiglie naturali. Non solo, come visto nelle varie fasi preliminari dell’inchiesta, vi sono i vari passaggi nei quali i minori venivano sottoposti a «lavaggi del cervello», convinti di essere stati vittima di abusi sessuali da parte delle proprie famiglie e “spinti” ad andare in altre famiglie affidatarie scelte dai servizi sociali con quelle stesse false relazioni preparate e consegnate ai giudici. Ora il magistrato dovrà decidere quali di questi imputati andranno a processo e ovviamente se quelle accuse siano effettive e reali.