Ormai la questione Alitalia ha superato tutti i possibili limiti: ci mancava solo il Covid-19 in questa faccenda talmente metafisica da far impallidire Borges (se il grande maestro del genere potesse essere ancora tra noi) e ora viviamo una nuova onda di incertezze con una politica che ha dimostrato di non saper elaborare uno straccio di piano per renderla ancora operativa al servizio della nostra nazione.
Ora siamo arrivati a posporre l’inizio delle operazioni della newco, che doveva essere a giugno, a data da destinarsi, anche perché ancora non si è deciso chi condurrà la compagnia, nel mezzo di una lotta partitica che fa apparire quasi immensi molti personaggi della prima Repubblica… oltretutto con una formazione, i 5 Stelle, che si sono definiti l’antipolitica.
Ora si apriranno tavoli con i diversi candidati e inizierà Air Dolomiti, la controllata di Lufthansa che già è stata protagonista di una precedente manovra per provare a gestire la compagnia che per fortuna non è andata a buon fine, nonostante fosse sponsorizzata dagli ex-antipolitici che ora la ripropongono.
Appare sempre più probabile che il controllo dello Stato (pardon il controllo finalmente intelligente dello Stato) con lo sbandierato finanziamento di 3 miliardi di euro abbia costituito una bufala portata avanti per calmare gli animi, sopratutto quelli dei lavoratori che, dopo essere stati illusi, iniziano a vedere ombre tetre agitarsi attorno a loro.
Abbiamo già scritto come il Covid-19 costituisca una formidabile occasione per costruire finalmente uno Stato moderno nelle sue filosofie che dovrebbero formare un’economia nella quale il fattore Italia debba essere messo in primissimo piano: anche perché il crollo dovuto alla pandemia e tutto il valzer improvvisato attorno a una Ue che finalmente si sarebbe comportata da Unione in aiuto delle nazioni più colpite (risultato anche questo una bufala visto che ora i soliti Paesi detentori del doppio moralismo stanno rialzando la cresta) ci stanno portando verso un limite nel quale appare sempre più probabile che, nonostante convegni su piani di rilancio nazionali e pure l’aver buttato già nel dimenticatoio la relazione degli esperti guidati da Colao, si arriverà al solito mercato dove si procederà a piazzare le varie società, anche di importanza strategica per l’Italia, al miglior offerente, con la solita logica che ha contraddistinto, da anni, il nostro caro Stivale.
A meno di arrivare a elezioni anticipate e cambiare le carte in tavola, oppure a un Governo tecnico guidato da Draghi: ma resta il fatto che si lotta contro il tempo e poter trasformare Alitalia finalmente in una vera compagnia aerea sembra ormai un sogno… metafisico.
Un vero peccato, ma quando un Paese si permette di costringere generazioni di giovani all’emigrazione per dimostrare il loro valore (che nella maggior parte dei casi hanno spesso formato nelle nostre università) significa che ha perso l’anima e non potrà più volare… neanche con Alitalia.