Il Portogallo si avvia a legalizzare l’eutanasia con i voti del Parlamento ma dall’Associazione dei giuristi cattolici (AJC) arriva l’altolà: “Legalizzare l’eutanasia in tempo di Covid è ancora più deplorevole”, scrivono in una nota diffusa ieri e riportata dall’agenzia Ecclesia. Secondo i giuristi cattolici, “quando la vita di una persona è segnata dalla malattia e dalla sofferenza, la risposta della società e dello Stato a quella persona non può essere quella di confermare la sua disperazione contribuendo alla sua morte; tale risposta deve essere quella di chi, mosso dall’amore fraterno, non risparmia alcuno sforzo per eliminare o alleviare quella sofferenza”. In questo senso la legalizzazione dell’eutanasia – si legge nella nota – stride con “due fondamenti” dell’ordinamento giuridico: il primo, sancito dalla Costituzione, decreta “l’inviolabilità della vita umana”, il secondo stabilisce che “tutte le vite umane senza eccezioni sono degne di protezione”.
“EUTANASIA DEPLOREVOLE IN TEMPO DI COVID”: GIURISTI CATTOLICI CONTRO LEGALIZZAZIONE IN PORTOGALLO
I giuristi cattolici che protestano contro l’iniziativa sostenuta dalla maggioranza di governo in Portogallo, composta da socialisti e verdi, rimarcano inoltre l’intempestività della svolta. Il coronavirus, scrivono, “ci ha ricordato proprio il valore supremo della vita umana in tutte le sue fasi e la missione degli operatori sanitari”. La pratica dell’eutanasia, al contrario, “snatura il compito dei professionisti della salute”, la cui missione “è sempre stata, e deve continuare ad essere, di servire e proteggere la vita umana” fino alla fine. Per questo i cattolici mettono nel mirino l’obiettivo di un referendum (servono 60mila firme, ndr) in quanto ritengono che “corrisponderebbe al minimo di verità democratica”, dal momento che i partiti più grandi non hanno incluso la legalizzazione dell’eutanasia nei loro programmi elettorali, e su questo argomento i loro gruppi parlamentari sono divisi.