Alberto Zangrillo contro tutti. Il primario della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano infiamma il dibattito tra chi ritiene che il peggio sia passato in Italia per quanto riguarda l’epidemia di coronavirus e chi invece la pensa in maniera opposta. “Non c’è una guerra tra guelfi e ghibellini, noi osserviamo delle cose che sono fortunatamente molto positive ma qualcuno purtroppo appare irritato”. Così ha parlato a L’Aria che tira su La7, difendendo le posizioni di 10 clinici, lui compreso, riguardo il fatto che la malattia Covid-19 sia diventata meno pericolosa. Evidentemente stufo di questo continuo botta e risposta tra le parti, Zangrillo sbotta: “Qualcuno purtroppo non conosce il significato di scienza. La scienza, recito dalla Treccani, è un insieme di discipline fondate essenzialmente sull’osservazione, l’esperienza e il calcolo”. Ma quando i colleghi provenienti da differenti discipline hanno detto “quello che osservano quotidianamente” si è scatenato il putiferio. “E qualcuno ha detto che siamo stati superficiali, neofiti e abbiamo promulgato un documento demenziale”.
ALBERTO ZANGRILLO CONTRO I “CATASTROFISTI” DEL COVID
Tutto parte da uno studio condotto dai ricercatori coordinati dal professor Clementi, direttore della virologia del San Raffaele. Era emerso che 100 tamponi eseguiti a maggio producevano una carica virale molto più bassa rispetto agli stessi tamponi fatti un mese prima su pazienti di un gruppo omogeneo. “Allora noi abbiamo molto attentamente osservato se ci fosse una correlazione con la clinica”, ha spiegato Alberto Zangrillo in collegamento col programma di La7. “Nessuno di noi ha detto di togliere le mascherine, abbracciarci e assembrarci”, ha aggiunto. Il punto è che hanno riportato quanto osservato in Italia in questi mesi. “Io sono felice di poter dare una comunicazione di speranza, ottimistica”, ma questo ovviamente non vuol dire che il coronavirus non esiste più. Per quanto riguarda, invece, la seconda ondata non si è sbilanciato: “Non lo so, ma se dovesse arrivare abbiamo detto chiaramente e senza poter essere smentiti che dal momento che tutti i grandi ospedali nel mondo hanno lavorato, abbiamo conosciuto questo virus e sappiamo come affrontarlo”.
Infine, Alberto Zangrillo ha attaccato coloro che insistono sulla necessità di restrizioni molto rigide. “Dire adesso che forse non faremo tornare i bambini a scuola, non dobbiamo prendere gli aerei, dobbiamo rimanere a casa, equivale a dire che dobbiamo morire e siamo un popolo di imbecilli”. Per il primario della terapia intensiva del San Raffaele di Milano non dobbiamo chiuderci in casa in attesa della seconda ondata. “Non è così! Piantiamola! Siamo tutti dalla stessa parte, stiamo facendo scienza, le evidenze ci dicono che domani è bello anche dal punto di vista dell’epidemia”, ha concluso il professore.