Il Governo si prepara a un nuovo decreto economico a luglio. Come annunciato dal ministro dell’Economia Gualtieri, al Parlamento potrebbe essere richiesto un nuovo scostamento del deficit fino a 20 miliardi di euro. Potrebbe non essere facile farlo approvare, considerando che in Senato i numeri della maggioranza continuano a diminuire. Intanto la crisi morde e non è chiaro quali misure l’esecutivo intenda adottare, diviso com’è anche sul tema fiscale. «Vedo che al Senato c’è un reale pericolo per la maggioranza dopo che Alessandra Riccardi ha lasciato il Movimento 5 Stelle per andare non nel Gruppo Misto, ma nella Lega, quindi direttamente con l’opposizione. Si tratta di un ulteriore segnale dello sfaldamento di M5s che potrebbe accelerare», ci dice Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
In virtù di cosa?
Si vocifera anche di un’uscita di Tiziana Drago e Mattia Crucioli. Inoltre, non bisogna trascurare che chi tra i pentastellati cambia partito non è più legato al vincolo dei due mandati e potrebbe quindi cercare di essere rieletto. Io vedo la dissoluzione di questo Governo entro poco tempo in relazione al fatto che perderà la maggioranza al Senato. Senza dimenticare che a settembre ci saranno le regionali che potrebbero veder prevalere il centrodestra, anche per via delle divisioni degli avversari, come in Puglia.
Il Governo sembra anche in difficoltà sui provvedimenti economici da adottare.
È evidente la cantonata presa sull’Iva, perché anziché abbassarla andrebbe alzata sulle importazioni eliminando le aliquote agevolate, salvaguardando così anche la nostra produzione agroalimentare. Il Governo sembra poi dimenticare che le imposte che meno danneggiano la crescita sono quelle sui consumi, mentre quelle che più la danneggiano sono i cunei fiscali.
Hanno ragione allora Pd e Italia Viva che insistono sul taglio del cuneo fiscale.
Attenzione, perché all’interno del cuneo fiscale quel che più danneggia la crescita è la tassazione progressiva. La sinistra continua a sostenere la progressività, ma se si guardano le aliquote dell’imposta personale sul reddito si nota che essa riguarda principalmente i redditi da lavoro. Ora, non sto dicendo che va abolita la progressività, ma che deve essere più tenue perché diversamente si danneggia l’occupazione. Dunque bisogna ridurre le aliquote dell’imposta personale sul reddito, attenuare la sua progressività e non tagliare i contributi sociali.
Perché?
Perché contribuiscono non solo al calcolo della futura pensione dei lavoratori, ma anche alle risorse necessarie all’Inps per pagare le pensioni attuali. E in un periodo in cui l’Inps è chiamato anche a erogare molte prestazioni assistenziali, tagliare i contributi sociali è rischiosissimo.
A questo proposito, proprio per continuare a erogare Cig, indennità e altri sostegni, il Governo intende chiedere un nuovo scostamento del deficit. Senza dimenticare che a inizio luglio verranno emessi i Btp Futura per raccogliere risorse destinate “all’emergenza Covid-19 e al rilancio dell’economia”…
Basterebbe accedere al Mes sanitario e avremmo risolto due problemi. Il primo è che non aumenteremmo il deficit. Il secondo è che si avrebbero risorse a tassi molto più bassi rispetto a quelli di mercato e quindi di qualsiasi titolo di stato.
Se si chiedesse l’accesso al Mes sanitario si aprirebbe però un problema politico: i 5 Stelle potrebbero spaccarsi e il Governo non avere più la maggioranza.
Certo, con lo scostamento del deficit il Governo riuscirà a campare ancora un po’, ma non tutto l’anno, perché di questo passo qualche altro scostamento si dovrà fare. E poi emettere tanti titoli di stato crea un problema di interessi sul debito da ripagare. Senza dimenticare che il mercato si sta riempiendo di titoli del debito pubblico di molti Paesi.
C’è però la Bce che li compra.
Sì, ma il mercato fa anche ragionamenti sugli spread, che generano difficoltà di collocamento a medio e lungo termine. Insomma, il continuo rinvio di decisioni, le scelte sbagliate di politica economica, i dissidi interni non lasciano molti spazi: o sorge un Governo di unità nazionale oppure si va per incapacità di tenuta della maggioranza a elezioni anticipate, che non so se Mattarella abbia voglia di indire. Mi sembra che il capo dello Stato non intenda decidere su niente, non mette nemmeno in discussione un decreto.
Stante la difficoltà dei 5 Stelle, non pensa che il Partito democratico possa premere per un rimpasto e ottenerlo?
Potrebbe in effetti volerlo, anche per evitare il ritorno al voto che potrebbe ridimensionarlo o riportarlo all’opposizione. L’alternativa sarebbe quella di abbandonare M5s e accettare di essere minoranza in un Governo di unità nazionale coi partiti di centrodestra in maggioranza. Una sorta di grande coalizione. Che dovrebbe però essere guidata da qualche personalità importante o in ogni caso da qualcuno che non rappresentasse direttamente i partiti sovranisti dell’opposizione.
(Lorenzo Torrisi)