Tra i protagonisti del dibattito scientifico sul Coronavirus, in scena ormai da mesi anche in Italia, c’è Andrea Crisanti, oggi intervenuto alla trasmissione Un giorno da pecora. Nel corso del suo intervento, ha spiazzato tutti smentendo di essere un virologo: “Colgo l’occasione per fare chiarezza: non son un virologo, faccio un outing. Mi hanno attribuito questa qualifica ma la smentisco”. Crisanti, professore di Microbiologia e microbiologia clinica all’Università di Padova al programma di Rai Radio 1 ha spiegato cosa provava quando erroneamente la definivano un virologo: “Mi sentivo un po’ a disagio”, ha ammesso. Durante il picco dei contagi, ha rivelato di non essere stato contagiato ma anzi ha ammesso: “Durante il periodo più acuto dell’epidemia avevo una bellissima sensazione: mi svegliavo la mattina e mi sentivo bene. Vedevo persone che stavano male e ho avuto un po’ d’ansia, inutile negarlo. I medici sono un po’ ipocondriaci e mi ci metto anche io”. Crisanti a differenza di altri suoi colleghi non è particolarmente avvezzo alle interviste: “Faccio un po’ fatica, non mi rivedo mai, per dire, e non ho nessun social, sono ‘asocial’”, ha ammesso a Un giorno da pecora. Fino a 15 anni fa non aveva neppure una tv a colori mentre adesso è una star del piccolo schermo al punto che in un paio di occasioni gli è stato chiesto un selfie, “e l’ho fatto volentieri, perché era una manifestazione di stima”.
CRISANTI, TAMPONI E APP TRACCIAMENTO
Crisanti ha parlato poi della possibilità di fare il tampone a tutti ma ha anche spiegato di essere contrario a tale soluzione: “No, il tampone va fatto a persone a rischio, non a tutti”. Ha colto l’occasione anche per smentire di essersi candidato come governatore del Veneto in competizione con Zaia, parlando di “battuta” fatta dal candidato dell’opposizione. Parlando poi del presunto indebolimento del virus ha ribadito il suo punto di vista: “Sicuramente la carica virale è molto bassa per risultato del lockdown e delle condizioni climatiche. Ma questo non vuol dire che il virus reimportata non possa lo stesso causare dei focolai, basti vedere quanto accaduto in Germania. E’ sufficiente che ci siano un sovraffollamento e delle condizioni di trasmissione ideali ed il virus si diffonde”. Intanto, dal primo luglio si apriranno le nostre frontiere, come occorrerà comportarci con i nuovi arrivati dall’estero? “Una volta arrivati in aeroporto dovrebbero scaricare una app, non Immuni, in cui c’è il tracciamento continuo dei loro spostamenti. E poi farei anche un tampone in così che se risultassero positivi li si potrebbe mettere in isolamento”. Un protocollo che, ha ammesso, attuerebbe non solo per chi arriva da Cina e Brasile ma per chi proviene “Da quelle zone in cui c’è l’epidemia in corso”.