Il quadro generale della trasmissione del coronavirus e dell’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in Italia resta «a bassa criticità» con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni di 5,98 per 100mila abitanti, quindi in diminuzione. È quanto emerge dal monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con il Ministero della Salute. È stato infatti diffuso il documento con l’indice Rt per regione. E si evidenzia che «in alcune realtà regionali continua ad essere segnalato un numero di nuovi casi elevato. Questo deve invitare alla cautela, in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di Sars-CoV-2 è ancora rilevante».
Sono tre le Regioni con indice di contagio Rt sopra 1: Lazio (1.24), Emilia Romagna (1.01) e Lombardia (1.01) secondo i dati relativi alla settimana dal 15 al 21 giugno. Invece Toscana sfiora l’Rt 1 fermandosi a 0.96, mentre l’Umbria è l’unica con Rt a zero. Si legge nel report: «La situazione descritta in questo report, relativa prevalentemente alla seconda fase di transizione, è complessivamente positiva con piccoli segnali di allerta relativi alla trasmissione. Sebbene questo descriva una situazione epidemiologicamente fluida che richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico». (agg. di Silvana Palazzo)
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— ilSussidiario (@ilsussidiario) June 26, 2020
MONITORAGGIO ISS: INDICE RT REGIONI
Settimana complicata quella che il Ministero della Salute e l’Iss dovranno “monitorare” nel ricevere i dati delle varie Regioni: come ogni venerdì, è atteso in giornata il monitoraggio con indice Rt delle singole Regioni per le “pagelle” della fase 3. Dopo che la scorsa settimana si è assistito alla Regione Lazio come unica in Italia a superare quota 1 (1,12 per la precisione), negli ultimi giorni a preoccupare sono i nuovo focolai di Mondragone (Campania) e della ditta Bartolini di Bologna oltre alle voci del bollettino giornaliero che ieri in Lombardia sono tornate a crescere dopo giorni di “bassa” emergenza.
A livello nazionale, ieri il Ministero della Salute – che dal 26 giugno sostituisce il consueto bollettino della Protezione Civile con un report giornaliero più dettagliato ma sempre in uscita alle ore 18) ha segnalato quasi 300 nuovi casi, con 37 vittime registrate e un timore fondato di “seconda ondata” che tra l’estate e l’autunno possa effettivamente incombere sull’Italia.
«L’Italia è calda così, come è caldo il Brasile. Questo virus si diffonderà fra i giovani, che diventeranno i vettori, i portatori di questa infezione e il problema sarà che, a causa della mancanza di misure di sicurezza da parte dei ragazzi, lo trasmetteranno a nonni e genitori e rivedremo di nuovo la pressione su sistema sanitario. Questo si verificherà in autunno», spiegava ieri il direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane Walter Ricciardi nel presentare il report “Osservasalute 2019.
MONITORAGGIO ISS: LA SECONDA ONDATA CI SARÀ?
Pe potersi concludere una pandemia deve avvenire per almeno 40 giorni consecutivi gli “zero contagi” in tutto il mondo: «Siccome ieri (mercoledì, ndr) si è avuto il record di singoli casi in un giorno, siamo ben lontani a livello mondiale, ma anche nazionale, dal raggiungere questo obiettivo», ha concluso Ricciardi. Il dibattito tra Iss, Ministero della Salute e scienziati-esperti in Italia è molto acceso e non sono poche le diversità di opinione in merito alla potenziale “seconda ondata” del coronavirus: in attesa del nuovo monitoraggio Iss con l’indice Rt aggiornato in tutte le Regioni italiane, interessante a tal proposito lo studio presentato ieri dal Guardian assieme all’Università di Oxford. Fra i 45 Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia (ovvero con più di 25mila contagi Covid-19), 21 hanno allentato le misure di distanziamento: fra questi, segnala il report inglese, 10 stanno registrando un nuovo aumento dei casi e rischiano una seconda ondata di epidemia.
Nella lista troviamo Stati Uniti, l’Iran, Arabia Saudita, la Germania e la Svizzera, ma non l’Italia e la Spagna: un Paese viene considerato “salvo” se con indice di rigore sul distanziamento sotto quota 70 in una scala su 100 (con diversi algoritmi e voci da soddisfare). Ebbene con la Germania tornata a 74 dopo il focolaio nel mattatoio, l’Italia invece mostra un miglioramento deciso rimanendo sotto la quota d’allerta e per il momento dunque non temendo una seconda ondata imminente. Visto che però a Berlino tale “rischio” è accorso tra maggio e giugno, la possibilità che l’Italia possa dirsi “salva” è purtroppo ancora molto bassa.