Ci sono tante cose che ancora non sappiamo del coronavirus, ad esempio il meccanismo con il quale crea un cortocircuito all’interno del sistema immunitario dell’organismo che colpisce. Recenti studi hanno però esaminato proprio questo aspetto, rilevando un inquietante parallelismo tra Covid-19 e Hiv che conferma peraltro che il coronavirus è molto più di un’altra malattia respiratoria. Non colpisce infatti solo i polmoni, ma anche reni, cuore, sistema circolatorio e pure sensi come l’olfatto e il gusto. Ma ora emerge appunto un altro effetto: il virus Sars-CoV-2 è in grado di indebolire il sistema immunitario provocando l’esaurimento di alcune cellule. Esaminando molti pazienti finiti in ospedale a causa del coronavirus, i ricercatori hanno scoperto un impoverimento di alcune cellule essenziali per il sistema immunitario, come le cellule T. I linfociti T sono componenti fondamentali del sistema immunitario: proteggono da moltissimi virus e patogeni, perché sono in grado di individuare e uccidere agenti o cellule individuate come estranee.
“COVID COME HIV”, COME DISTRUGGE SISTEMA IMMUNITARIO
Non avendo questi “strumenti” di difesa, un organismo è evidentemente in balia del coronavirus. E infatti il dottor John Wherry, immunologo della University of Pennsylvania, col suo team ha scoperto che nei pazienti gravemente malati si evidenziano una serie di difetti del sistema immunitario, come la carenza di queste cellule. E in alcuni casi anche delle cellule B, che sono fondamentali nell’immunità cellulare. Non è facile però interpretare i risultati di questi studi, soprattutto perché non sono dettagliati quelli finora a disposizione. Quello più completo è in corso di revisione su Nature Medicine. Lo ha condotto il dottor Adrian Hayday, immunologo del King’s College di Londra. In alcuni pazienti affetti da Covid-19 hanno notato un aumento marcato dei livelli di una molecola, la IP10, che invia le cellule T in aree del corpo dove non sono necessarie. Questo confonde la risposta immunitaria di un organismo. Quei linfociti T che avrebbero la capacità di distruggere il virus, in realtà sono “compromesse”, mentre altre muoiono.
E PERCHÉ BAMBINI SONO “IMMUNI”
Questa ricerca suggerisce quindi, secondo quanto riportato dal New York Times, che bisogna trovare il modo di “resuscitare” il sistema immunitario. Ma spiega anche perché è raro che un bambino si ammali di coronavirus. Le ghiandole che producono nuove cellule T sono particolarmente attive nei più piccoli, quindi i linfociti T sono più capaci di sfuggire al virus. Da tutte queste evidenze emerge la necessità di approcciarsi alla Covid-19 come con l’Hiv: bisogna puntare su un cocktail di farmaci antivirali. Molti medici si sono chiesti se ciò abbia senso nei pazienti gravemente malati, ma per il dottor Adrian Hayday la risposta è affermativa. L’associazione di diversi antivirali può fermare l’infezione prima che esaurisca del tutto le cellule T e danneggi altre parti del sistema immunitario. Peraltro, in attesa di un valido vaccino, questa sembra l’unica strada percorribile per imparare a gestire il coronavirus.