Fabio Miradossa è uno dei personaggi che inevitabilmente sono entrati nella vicenda relativa alla morte di Marco Pantani. Si tratta dello spacciatore napoletano che riforniva la cocaina al Pirata. Come la madre Tonina – che ha avuto modo di incontrare nei mesi scorsi – anche Miradossa è certo del fatto che Pantani sia stato ucciso. Lo ha dichiarato ai microfoni de Le Iene, che oggi trasmetteranno in replica su Italia 1 lo speciale sulla leggenda del ciclismo italiano. “Marco non è morto per la cocaina: Marco è stato ucciso”, ha dichiarato l’uomo. A suo dire, chi lo ha fatto forse non ha agito con l’intenzione di ucciderlo, ma si sarebbe trattato proprio di un omicidio. “Hanno detto che Marco era in preda del delirio per gli stupefacenti, ma io sono convinto che Marco quando è stato ucciso, era lucido”, ha sostenuto con forza. A non tornare, secondo Miradossa, le tracce di “sniffate” nella stanza e quella pallina di coca da 5 grammi nella pozza di sangue. “Pantani fumava crack, non gli piaceva tirare. Chi ha creato quella situazione non era informato bene…Tracce di fumatori di crack non ne ho viste, come bottiglie di plastica, carta argentata, bicarbonato per preparare il crack”, aveva commentato alla luce delle immagine emerse. A conferma di come la tesi del suicidio sia ben distante da quella sostenuta da Fabio Miradossa, anche la questione legata al denaro mai ritrovato nella stanza.
FABIO MIRADOSSA SPACCIATORE MARCO PANTANI: LA SUA TESI
Al pm che si è occupato del caso Marco Pantani, lo spacciatore Fabio Miradossa aveva già consigliato di puntare sulla pista dei soldi. A Le Iene aveva raccontato che Marco aveva prelevato 20mila euro: “Io sapevo di quei soldi perché erano per me, per la cocaina. Erano un po’ per un debito vecchio e un po’ una fornitura”. Quando però il suo corriere gli ha consegnato 15-20 grammi di cocaina – per i quali, a suo dire, non sarebbero sufficienti per uccidersi – Marco non gli avrebbe dato i soldi. A pochi giorni dal sedicesimo anniversario della morte del Pirata, Miradossa è tornato a parlare, come riferisce Fanpage, ribadendo la sua teoria: “Marco l’ho conosciuto poco prima che morisse, di certo non mi è sembrato una persona che si voleva uccidere. Marco è stato ucciso. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato. Qualcosa stava facendo per arrivare alla verità, questa è però una mia convinzione”. Miradossa ha così risposta alle domande che gli sono state poste nei mesi scorsi in Parlamento dalla Commissione parlamentare antimafia: “Io sono stato costretto al patteggiamento dalla Procura. La verità non la volevano, hanno beccato me ma io già 16 anni fa dicevo che Marco non è morto per droga, è stato ucciso”, ha sostenuto.