Negli ultimi trentuno anni, Ravenna ha avuto un grande festival multidisciplinare in estate e, negli ultimi diciotto anni, un festival più breve, ma denso, in autunno, oltre, naturalmente, alle stagioni regolari dell’opera e dei concerti. Per l’estate 2020 è stata annunciata un’ iniziativa quasi vasta e complessa come quella di Salisburgo: dieci diverse sale e luoghi (tra cui una moderna sala da concerto per un pubblico di circa 3000 persone e un teatro dell’opera ottocentesca per circa 900 spettatori, oltre naturalmente a Basiliche e Mausolei) e un calendario con circa 150 spettacoli di concerti, balletti e rappresentazioni teatrali.
Il programma è stato sospeso a causa del coronavirus. Al pari di Salisburgo, Ravenna non l’ha cancellato, ma ha atteso che la situazione evolvesse. A metà maggio è stato presentato un nuovo programma alle autorità ministeriali. L’autorizzazione è stata emanata a ridosso del mese di giugno. Il 21 giugno Riccardo Muti era sul podio a dirigere l’Orchestra Cherubini in un concerto di Mozart. Un vero miracolo. L’intera città si è adoperata per sostenere il programma come rivisto ed attuarlo.
Il nuovo programma prevede quaranta appuntamenti, quasi tutti alla Rocca Brancaleone, una fortezza costruita dai veneziani nel XV secolo, quando la Serenissima controllava le coste e il mare dell’Adriatico. Il cortile principale può ospitare un pubblico di mille persone, ma per il festival, solo trecento posti sono disponibili al fine di mantenere le distanze sociali. I concerti durano circa un’ora e mezza senza intervalli. I biglietti e i programmi non sono su carta ma vengono spediti agli smartphone del pubblico. Le regole igienico-sanitarie sono applicate in modo molto rigoroso.
E’ stato molto difficile avere i biglietti per il concerto inaugurale, a causa del gran numero di autorità locali e imprese che sostengono il festival. Tuttavia, il concerto è stato offerto in streaming ad un milione di ascoltatori e spettatori, per lo più dalla Germania, Giappone e Stati Uniti, in questo ordine. L’esecuzione dell’Orchestra Cherubini sotto la bacchetta di Muti è stata superba; hanno reso un Mozart molto italiano, con delicati fraseggi, colori contrastanti e ambiguità. Un enorme successo.
Sono stato ai concerti del 24 e del 25 giugno: un capolavoro del barocco ed un omaggio a Beethoven.
Il primo – Il Trionfo del Tempo e del Disinganno – è stato commissionato al giovane Händel (aveva 22 anni e nella Roma barocca del primo Settecento era il beniamino di principi, cardinali e nobildonne) dal Card. Benedetto Pamphilj, raffinato esteta, come oratorio quaresimale sul tema della fugacità della bellezza fisica e della giovinezza con solo quattro personaggi ed un organico di 18 orchestrali (compreso maestro concertatore al cembalo). E’ stato ripreso in tempi moderni sia in forma di concerto (si ricorda una bella esecuzione alla Chiesa di Santi Apostoli nel 2009 dal complesso Roma Barocca diretto da Lorenzo Tozzi) sia in forma scenica, alla Sagra Malatestiana nel 2007 ed alla Scala nel 2016.
La ripresa in forma scenica in tempi moderni si deve ad un fortunato allestimento di Jürgen Flimm (con direzione musicale di Marc Minkowski) in repertorio a Zurigo dal 2003, una produzione che con differenti cast si è vista ed ascoltata in vari teatri europei ed è giunta quattro anni fa alla Scala.
Ottavio Dantone ed i diciotto solisti dell’Accademia Bizantina offrono una lettura tersa in cui le fioriture barocche sono mantenute allo stretto necessario. Una lettura, quindi, drammatica e moralistica (da apologo) ma non sensuale. Una lettura comunque avvincente salutata con applausi del pubblico.
Nel giovane cast, primeggia, Emmanuelle de Negri, soprano già affermato, nel ruolo del Piacere. Ha arie di grandi difficoltà come l’estremo tentativo di indurre la Bellezza (Monica Piccinini) in peccato. Anche in una versione accorciata, Monica Piccinini (un soprano lirico leggero) ha molti numeri (soprattutto arie in cui deve dare sfoggio di coloratura); utilizza con sagacia l’emissione per evitare di giungere stanca alla lunga e difficile aria finale. Delphine Galou (Disinganno) è un contralto noto per le esecuzioni di musica barocca. Accanto a queste vocalità femminili, nel ruolo de Il Tempo (Anicio Zorzi Giustiniani (quasi un baritenore) domina il registro di centro con un fraseggio temperato e molto curato.
Per le celebrazioni beethoveniane, il festival ha proposto un programma originale ed innovativo: un recital pianistico di trascrizioni e studi ispirati o basati su lavori del grande maestro di Bonn. Sono firmate da Franz Liszt, Robert Schumann, Fryderyk Chopin e Felix Mendelssohn-Bartholdy Lo ha affidato al ventottenne Nikolay Khozyainov , nuovo astro della pianistica internazionale. Khozyainov è stato un enfant prodige – abile sulla tastiera già a 5 anni – ed ha raccolto numerosi premi internazionali in Europa, Nord America ed Australia. Attualmente è in residenza alla Hochschule für Musik di Hannover. Ha al suo attivo alcuni CD.
Khozyainov lo ha affrontato interpretando le partiture a memoria, con grande intensità ed anche virtuosismo. Il pubblico si è entusiasmato ed ha richiesto bis. Khozyainov ne ha concessi quattro: trascrizioni dal quarto movimento della nona sinfonia, dal quarto atto di Rigoletto, dal secondo di Madama Butterly e da O’ Sole Mio.