Inizia oggi il semestre di presidenza tedesca dell’Ue. Un appuntamento che fino alla fine dell’anno scorso sembrava destinato a far entrare nel vivo il piano di riforma dell’Unione prospettato da Francia e Germania attraverso il progetto di una Conferenza sul futuro dell’Europa. La situazione è però radicalmente cambiata negli ultimi mesi. Non solo per l’esplodere della pandemia, ma anche per l’indebolimento ulteriore di Emmanuel Macron e l’acuirsi di problemi interni tedeschi, emersi nelle ultime settimane con lo scandalo Wirecard. Per Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, «non sarà un semestre tedesco con il pugno di ferro». Il che potrebbe essere un bene per l’Italia.
Professore, questo semestre doveva essere importante per i piani di Francia e Germania, ma ora questi due Paesi e i loro leader non vivono un momento particolarmente felice.
In effetti Macron è in difficoltà e l’ipotesi francese di riforma dell’Ue con la nascita di una sorta di super-ministro delle Finanze è a questo punto tramontata. Ora può solo cercare di trattare con Berlino per strutturare il Next Generation EU in modo che possa portargli dei vantaggi.
In buona sostanza Macron cerca di patteggiare il suo appoggio alla Merkel per avere condizioni più favorevoli nel Recovery fund.
Per il Presidente francese è importante trovare un’alternativa al Mes, il cui ricorso potrebbe far arrivare risorse non allo Stato centrale, ma agli enti locali, dove ci sono i suoi avversari politici, comprese le aree del Paese dove si è sviluppato maggiormente il movimento dei gilet gialli. Con il Recovery fund, invece, i fondi sarebbero sicuramente gestiti dal centro. E oltre al rafforzamento della propria immagine di europeista, non bisogna trascurare un altro fatto importante che porta Macron ad avere un’attenzione particolare al Next Generation EU.
Quale?
Questo piano potrebbe non essere transitorio, ma assumere un carattere strutturale combinandosi con il progetto del Green New Deal presentato da Ursula von der Leyen alla fine dell’anno scorso. Dunque ottenere dei vantaggi ora potrebbe voler dire continuare ad averli anche nel corso degli anni.
L’Europa è quindi ancora di più nelle mani di un solo Paese, la Germania, che non è forse in uno dei suoi momenti migliori. Non solo per la crisi dell’auto e le difficoltà di Deutsche Bank e Commerzbank, ma anche per lo scandalo Wirecard. Questo può essere un problema?
Da un certo punto di vista sì, ma da un altro è un insperabile vantaggio per l’Italia. La Germania a questo punto non ha più la capacità di dominio e di controllo monocratico dell’eurozona per via della sua debolezza finanziaria evidente. È vero che ha un bilancio pubblico sano, ma un’analisi, aggiornata però alla fine del 2019, mostra che in prospettiva ha un debito pensionistico più alto del nostro. La debolezza politica e finanziaria della Germania la porta a non avere assolutamente interesse a schiacciare l’Italia. Senza dimenticare il fattore industriale.
Ovvero?
L’industria tedesca ha bisogno di quella italiana per funzionare al meglio. La Germania è complementare all’Italia in molti campi, non come la Francia. Non ha quindi nessun interesse a distruggere le nostre industrie, che le servono, o il nostro mercato. Non sarà un semestre tedesco con il pugno di ferro, ma blando, e l’Ue non vivrà alcuna svolta robusta. Non c’è una situazione analoga a quella dei tempi di Adenauer o di Kohl.
Chi può mettere in difficoltà l’Italia è però la Bundesbank, visto che toccherà a lei giudicare la risposta che la Bce dovrà dare, entro il 5 agosto, ai rilievi mossi dalla Corte costituzionale tedesca sui programmi di acquisto dei titoli di Stato. Un falco come Weidmann avrà una linea come quella della Merkel?
Credo che la Bundesbank potrebbe non avere nulla da obiettare nel caso la Bce comprasse più titoli di Paesi particolarmente colpiti dal coronavirus che abbiano per questo anche fatto ricorso al Mes sanitario. Quindi, potrebbe esserci una spinta in tal senso sul nostro Paese. La Merkel ha però bisogno che la Bce svolga il compito di sostegno a Paesi come l’Italia che le finanze tedesche non sono in grado di svolgere. Ci verrano quindi probabilmente chieste delle riforme, ci diranno di fare i compiti seriamente e lavorare di più. Il che potrebbe non essere un male per l’Italia vista l’attuale situazione politica. Non si arriverà però a situazioni di commissariamento.
Se la Germania ha bisogno dell’industria italiana vuol dire anche che ci saranno minori rischi di svendite?
Chiaramente, altrimenti ci sarebbero dei contraccolpi anche per l’economia tedesca. La Germania ha un ruolo simile a quello che hanno gli Usa dal punto di vista strategico-militare: deve proteggere l’Italia, cercare di farla funzionare il meglio possibile, per evitare che si sfaldi l’Ue.
(Lorenzo Torrisi)