«Non ho riserve a essere definito “pro-Italia”, perché vorrebbe dire essere “pro-Europa”. Sono pro-Italia, o pro-Francia, o pro-Spagna, sono anche pro-Germania. Siamo tutti nella stessa barca»: a parlare è Luis de Guindos, vicepresidente della Bce, in una lunga intervista a La Stampa, e sebbene vi sia un generale “ok” per la modalità usata da Roma durante le primissime fasi della pandemia, è il futuro che spaventa il n.2 di Christine Lagarde. «Il problema dell’Italia legato anzitutto alla crescita che gi prima del coronavirus era prossima allo zero. E’ una questione di produttività, di competitività e di riforme strutturali da completare. In questa fase della crisi le politiche di bilancio nazionali devono essere espansive. Nel breve termine non c’ alternativa se non spendere», sottolinea il vicepresidente dell’Eurotower nonché ex Ministro delle Finanze spagnolo.
IL PIANO BCE PER LA RIPRESA
Una volta però che la crisi sanitaria sarà terminata, annuncia de Guindos, l’Italia deve sistemare tutto ciò che non va nella propria gestione dei conti e dello Stato: «tutti i Paesi con un alto livello di debito, e non solo l’Italia, dovranno ricominciare ad affrontare il problema della sostenibilità nel medio termine e del rispetto dei parametri comunitari». Entrando ancora più in maniera diretta nel caso italiano, de Guindos aggiunge che una volta finita la pandemia «Roma dovrà comunque riportare i conti pubblici a rispettare i parametri comunitari e i vincoli di stabilità». Resta l’incertezza a livello europeo e per questo il piano PEPP inaugurato dalla Lagarde (ma “ispirato” al QE di Mario Draghi) dovrà continuare fino a che l’emergenza lo richiederà: si svela però un rischio molto potente per i prossimi mesi, come sostiene il n.1 Bce a La Stampa «La caduta è stata grande ovunque, ma in alcuni Stati è stata più intensa. C’è un gruppo di Paesi più solidi che reagisce meglio di altri. Qui la risalita del Pil sarà più rapida. Il ché può portare a una Europa della crescita a due velocità. È una prospettiva che dobbiamo seguire con attenzione». Ma nello specifico cosa deve fare l’Italia appena terminata la crisi è già nel piano Bce lanciato da de Guindos: «l’azione in termini di politica fiscale deve essere rilevante».