Dopo l’annuncio del Ministro Speranza nell’intervista a Repubblica, il dicastero della Sanità ha ricevuto mandato dal leader di LeU per verificare il quadro normativo sui Tso all’interno dell’ufficio legislativo: l’obiettivo dichiarato da Speranza è quello di uno studio approfondito sull’eventuale norma stringente per tutelare i cittadini contro il Covid-19 dopo il caso veneto. Dopo che il Governatore Zaia aveva lanciato la proposta, come “extrema ratio” il Ministro della Sanità pare aver irrigidito l’ipotesi e ora toccherà all’ufficio del Ministero valutare l’effettiva disponibilità: contattato dall’Ansa a proposito dell’idea di Speranza, Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia ‘Coisp’ spiega che in realtà una norma simile è già presente nell’ordinamento italiano.
Una misura di ricovero coatto per chi diffonde epidemie, il quale può essere punito fino all’ergastolo: è prevista dal codice penale ed è applicata anche in questi mesi per chi si allontana dalla quarantena, «Credo che ci sia stato semplicemente un problema di interpretazione del termine. Il ‘Tso’ è una misura di prevenzione adottata quando ci sono persone in stato di alterazione psicofisica, è regolamentato con una legge del 1978 e ovviamente non tiene conto delle evoluzioni degli ultimi mesi sul Covid e i rischi di pandemia. Quindi il primo problema per una sua applicazione alle persone positive al coronavirus sarebbe di tipo normativo. Una persona in possesso delle proprie facoltà viene giudicata tale da un medico o sanitario della Asl ed è previsto un intervento delle forze di polizia, le quali chiamano il 118 richiedendo il Tso».
Sarebbe necessaria comunque una modifica normativa visto che non può essere imposto il trattamento se la persone indicata è presente a se stessa: conclude il sindacalista, «esistono già reati penali per chi è a conoscenza di una patologia e sono previsti dal nostro ordinamento giudiziario. Questo valeva anche ad esempio quando tanti anni fa ci sono state epidemie come il colera – sottolinea Pianese -. L’articolo 438 del codice penale prevede pene tra gli 8 anni e l’ergastolo per chiunque cagioni un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni. Se la patologia viene certificata, è inoltre previsto l’obbligo di ricovero in una struttura appositamente dedicata».
“VALUTIAMO TSO PER POSITIVI CHE RIFIUTANO CURE”
Il focolaio nel Vicentino in Veneto e le polemiche per l’indice Rt in risalita – ma ancora con pochi contagi, questo va sempre sottolineato per correttezza di cronaca – sono tra i punti principali dell’intervista odierna al Ministro della Salute Roberto Speranza su Repubblica. E farà discutere: «Sto valutando con il mio ufficio legislativo l’ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa. Ma attenzione, il mio giudizio su come si sono comportati gli italiani in questa crisi è positivo: senza questa sintonia di fondo tra le misure adottate e i comportamenti individuali noi non avremmo piegato la curva». Un “Tso” contro chi, pur positivo, rifiuta le cure come avvenuto con l’imprenditore veneto appena tornato dalla Serbia: il tema è delicato ma per il Ministro quel comportamento è comunque «inaccettabile e su questo è giusto essere durissimi». Per il titolare della Sanità i dati in arrivo ogni giorno indicano che il coronavirus ancora non è sconfitto in Italia, «il virus circola ancora. Finché sarà così, non potremo considerare il pericolo alle spalle».
SPERANZA “FAREMO TEST NELLE SCUOLE”
Nell’intervista a Rep il Ministro della Salute sottolinea come finché la situazione rimarrà questa «non solo in Italia, ma con numeri sempre maggiori e preoccupanti nel mondo, dovremo rispettare le tre regole rimaste», ovvero mascherina, distanziamento fisico di almeno un metro senza assembramenti e rispetto delle regole igieniche a partire dal lavaggio delle mani. «Ho il terrore di vanificare gli enormi sforzi fatti durante il lockdown. Lo dico con le parole di Papa Francesco: peggio di questa crisi, c’è solo il rischio di sprecarla», ribadisce ancora Roberto Speranza introducendo poi l’altro tema delicato del mondo scuola.
«Penso che ci siano le condizioni a settembre per ripartire in sicurezza. La mia proposta è di ricostruire un rapporto organico tra scuola e sanità: recuperiamo il senso di una norma del 1961 che introduceva la medicina scolastica, superata negli anni ’90»; per il Ministro, serve una relazione organica costante della prevenzione sanitaria con le scuole e per questo annuncia di aver proposto alle Regioni che questo modello venga ripristinato «Ci saranno test sierologici sui lavoratori, molecolari sulla popolazione scolastica. Un monitoraggio costante».