«Il potere giudiziario ormai è degenerato. Ed è diventato potere di governo. Le toghe dovrebbero essere le prime a dire basta»: così Luciano Violante intervistato da La Verità. L’ex giudice, già presidente della Camera, ha definito indecorose le intercettazioni di Palamara finite sui giornali, soffermandosi sull’attacco orchestrato contro Matteo Salvini: «Salvini suscita antipatie non solo nella magistratura: ma l’antipatia non può diventare presupposto per incriminazioni». Secondo Violante oggi le ideologie non contano, ci troviamo di fronte a vere e proprie strutture di potere: «Piccole oligarchie che si sono costituite per esercitare grande potere dentro e fuori la magistratura. Nelle conversazioni emerse, l’obbiettivo non era collocare il magistrato migliore, ma quello che sarebbe stato più fedele, per mettere nei guai Tizio e garantire Caio. Questo è inaccettabile». Un sistema di potere che, come già evidenziato, a suo avviso è una degenerazione del sistema, con la politica rea di aver ceduto il passo, delegando così molte funzioni alla magistratura: «Oggi le toghe decidono persino chi può stare nelle liste elettorali e chi no».
LUCIANO VIOLANTE: “”
«Oggi la magistratura per delega della politica fa parte del sistema di governo del paese», il giudizio tranchant di Luciano Violante, che parla anche di società sotto sorveglianza: «Deriva giustizialista? Siamo oltre. C’è stata ed è tuttora in corso una delega alla magistratura delle funzioni di controllo della legalità. La magistratura dovrebbe intervenire quando c’è una notizia di reato, non per accertare se c’è una notizia di reato: questo lavoro, nello Stato di diritto, spetta alla polizia e ad altri settori della pubblica amministrazione».
L’ex giudice ha espresso un giudizio netto anche sul Csm, definito un organo fermo agli anni Sessanta che andrebbe adeguato al mutato ruolo della magistratura. Per Violante il vicepresidente del Csm dovrebbe essere nominato dal capo dello Stato e dovrebbe costituire un’Alta corte per la responsabilità disciplinare di tutte le magistrature. E quanto è alto il rischio per la democrazia? «Dovrebbe essere la stessa magistratura a prendere atto della condizione difficile in cui si trova. La spirale è verso il basso, ogni settimana succede qualcosa. Se la magistratura non si attiva per riforme profonde, sarà trascinata giù».