Il coronavirus ha stravolto le nostre vite, ma non solo in termini di sanitari e sociali. La pandemia di Covid-19 ha avuto effetti importanti anche a livello economico, arrivando a contaminare anche i sistemi globali. Ma una crisi, se non la osserviamo ovviamente dal punto di vista umano e sanitario, rappresenta anche una chance, una opportunità di cambiamento. Si può quindi pensare a ridisegnare modelli di business già in discussione prima dell’arrivo di Sars-CoV-2. Per riuscirci però bisogna saper osservare i cambiamenti in atto tra i consumatori e nei mercati, agendo di conseguenza. Secondo Harvard Business Review Italia, la rivista di management di proprietà della Harvard Business School, bisogna “cavalcare il cambiamento”. C’è già chi si sta muovendo in tal senso, come spiegato da Antonio Acunzo, CEO di MTW GROUP-Foreign Market Entry Advisors, società di International Business Advisory, e non mancano le sorprese (come il Vietnam che ora preoccupa la Cina). Il Giappone, ad esempio, ha rivisto il classico modello di capitalismo che punta solo all’ottimizzazione di profitti e utili. C’è un nuovo business basato sulla sicurezza: da evitare spazi chiusi, posti affollati e incontri ravvicinati, di conseguenza le aziende puntano sul remote working e su riunioni via Zoom/Skype per ridurre l’interazione fisica. Ciò però non penalizza il mercato, infatti quello del lusso, ad esempio, in Giappone è in ripresa.
COVID, COME HA CAMBIATO L’ECONOMIA: IL CASO VIETNAM
La Cina, invece, ora non ha più il costo del lavoro più competitivo. Il minor costo è legato solo ad una produzione non specializzata. Inoltre, cambia l’interesse: non più sul settore tessile, ma verso industrie ad alto contenuto tecnologico, digitalizzazione e nuove infrastrutture. Le aziende cinesi, secondo quanto spiegato da Antonio Acunzo su Harvard Business Review Italia, si stanno orientando sul mantenimento della capacità produttiva in Cina, dedicando investimenti successivi a nuovi mercati (come Vietnam, Malesia, Cambogia, Bangladesh e Sri Lanka), dove è possibile ottimizzare i costi. A proposito del Vietnam, nonostante la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19, è destinata a raggiungere una crescita del 5% del Pil entro fine anno. Merito della gestione del governo dell’emergenza sanitaria: dopo i primi casi è scattato subito il lockdown. Sono stati sospesi collegamenti aerei, chiuso il confine di terra con la Cina, creati campi di quarantena e mantenuta un’eccellente comunicazione con la popolazione. Ora molti investitori esteri stanno guardando al Vietnam come nuovo mercato di riferimento per supply-chain e delocalizzazioni produttive al posto della Cina. Pensiamo alla Samsung, che ha investito 17 miliardi spostando le linee di produzione degli smartphone dalla Cina al Vietnam. Sta anche costruendo ad Hanoi un nuovo centro per 5G e Intelligenza Artificiale con un investimento di 220 milioni di dollari.