LE PAROLE DI DAMIANO
Cesare Damiano si augura che “la preannunciata riapertura di un confronto tra Governo e parti sociali sulle pensioni possa preludere all’individuazione di una flessibilità strutturale”. Per l’ex ministro del Lavoro, in tema di riforma pensioni deve “prevalere è il buonsenso: non si possono stravolgere misure che incidono così profondamente sulla vita delle persone a ogni cambiamento di Governo. Troppe volte le legittime aspettative dei cittadini sono state tradite con decisioni traumatiche, le cui conseguenze si sono trascinate pesantemente per anni, come nel caso della legge Monti-Fornero voluta dalla Troika europea. Ci siamo già dimenticati delle 8 salvaguardie e degli 11 miliardi stanziati per renderle attuabili e che ci sono ancora circa 6.000 #esodati ancora da tutelare? Non ripetiamo questi errori”. Per questo ritiene auspicabile che Quota 100 “si concluda alla sua scadenza naturale, cioè alla fine del 2021, e che si riapra rapidamente il tavolo sulle pensioni che era stato sospeso a seguito della pandemia”.
LA PROPOSTA DI DI NICOLA SUL DOPPIO TRATTAMENTO
Come riporta Askanews, in un video sulla propria pagina Facebook il Senatore del Movimento 5 Stelle Primo Di Nicola commenta la vicenda della pensione da giornalista del collega Maurizio Gasparri evidenziando che “deputati e senatori, mentre svolgono il loro mandato e maturano il vitalizio, possono continuare a versare i contributi figurativi all’ente previdenziale al quale sono iscritti in base al loro lavoro e alla loro professione. Solo che 1/3 a carico del parlamentare e ben 2/3 di essi a carico dello Stato, quindi di tutti i contribuenti italiani. Siamo quindi di fronte ad un sistema che consente la doppia pensione, da lavoratore e da eletto. È ora di dire basta a tutto questo. Chi vuole il doppio trattamento e fino a quando non verranno cancellate le regole che lo consentono, deve versare di tasca propria i contributi figurativi fino all’ultimo euro: non pensabile che un simile sfacciato privilegio sia ancora a carico di milioni di anziani che riscuotono invece pensioni da fame e di cittadini che spesso fanno fatica a far quadrare i bilanci familiari”.
TITO BOERI “BASTA QUOTA 100”
Secondo l’ex Presidente Inps Tito Boeri, intervistato da La Stampa, la riforma pensioni andrebbe non solo fatta terminare il prima possibile ma non doveva neanche essere approntata: dopo che il Pd ha presentato il piano per la nuova Ape Social generalizzata, Boeri sottolinea «Basta Quota 100, diamo quei soldi a precari e turismo: non è stata una buona idea introdurre Quota cento e mi pare pessima l’ipotesi di allungarne la durata. Si tratterebbe dell’ennesimo regalo ad una ristretta cerchia di persone, in gran parte dipendenti pubblici. Il governo ha trovato la scusa dell’emergenza Covid, ma le persone che avrebbero bisogno di aiuto in questo momento sono ben altre: lavoratori precari o in piccole imprese nel turismo e nella ristorazione». Secondo Boeri i soldi vanno dati piuttosto a precari e turismo funestati dalla crisi Covid-19: in merito alla carenze invece nella PA, sempre a La Stampa racconta «laddove non è possibile reclutare le persone di cui si ha bisogno, occorrerebbe pagarle meglio. Basterebbe dare all’Agenzia che si occupa dei rinnovi contrattuali per conto dello Stato il compito di negoziare con i sindacati una struttura retributiva tale da attrarre le competenze di cui c’è bisogno». (agg. di Niccolò Magnani)
BARETTA LANCIA NUOVA APE SOCIAL
In un colloquio con Il Foglio, Pier Paolo Baretta evidenzia che nel Programma nazionale di riforma, “tra le righe”, si intuisce cosa il Governo voglia fare di Quota 100. “Prevediamo di non rinnovare la sperimentazione oltre il 2021, quando scadrà. E coi ‘risparmi’ che abbiamo accumulato rispetto alle spese preventivate, ci dedicheremo a un riforma del sistema pensionistico che non ci faccia tornare alla Fornero, ma che punti semmai a una sorta di ‘Nuova Ape social’, più generalizzata”. Il sottosegretario all’Economia non scende nei dettagli su come dovrebbe essere questa misura, che per certi versi ricorda la proposta del collega di partito Nannicini. Anche se, come sempre, i dettagli possono fare la differenza. Intanto Matteo Salvini, come riporta nuovasocieta.it, durante un tour elettorale in Toscana, a proposito di pensioni ha detto: “Se vogliono vogliono tornare alla legge Fornero devono passare sui nostri corpi”. Stando alle dichiarazioni, però, nessuno pare intenzionato a non sostituire Quota 100 con un’altra misura.
BOERI CONTRO QUOTA 100
Tito Boeri torna a critica Quota 100, misura di riforma pensioni che non ha mai apprezzato, come dimostrato anche dalle sue dichiarazioni da Presidente dell’Inps ai tempi del Governo Conte-1. In un’intervista alla Stampa, il Professore della Bocconi spiega infatti che “non è stata una buona idea introdurla, e mi pare pessima l’ipotesi di allungarne la durata. Si tratterebbe dell’ennesimo regalo a una ristretta cerchia di persone”, in gran parte dipendenti pubblici, mentre “le persone che ora avrebbero bisogno di aiuto in questo momento sono ben altre: lavoratori precari o in piccole imprese nel turismo e nella ristorazione”. Per Boeri, “se si vuole introdurre un meccanismo si pensionamento anticipato, che lo si paghi con una riduzione delle prestazioni”. L’ex Presidente dell’Inps di fatto ripropone quanto aveva già ripetuto in altre occasioni, circa la necessità di avere una flessibilità in cambio di una penalizzazione sull’importo della pensione in base agli anni di anticipo rispetto alla normale età di pensionamento.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI
Stando a quanto ha dichiarato recentemente Nunzia Catalfo, il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni dovrebbe riprendere, anche se non è ancora chiaro quando. Roberto Ghiselli ritiene importante “il riferimento che il ministro ha fatto alla flessibilità in uscita e al tema dei giovani, nonché all’attivazione delle due commissioni sulla speranza di vita in rapporto ai diversi lavori e sulla separazione previdenza/assistenza. Sono temi che vanno nella direzione da noi indicata, purché abbiamo l’obiettivo di una riforma organica della previdenza, con la quale riconoscere anche il lavoro di cura e delle donne”. Il Segretario confederale della Cgil, intervistato da pensionipertutti.it, conferma “la richiesta di adottare delle misure urgenti, già in questa fase”.
LA PROPOSTA DELLA CGIL
In particolare, Ghiselli spiega che “la leva previdenziale può essere usata per gestire il problema delle crisi aziendali e dell’occupazionale in genere, considerando che questa recessione determinerà dei licenziamenti e la difficoltà di trovare lavoro per chi è già disoccupato, come gli esodati. Per questa ragione, e per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani, abbiamo lanciato l’idea di un nuovo strumento che accompagni le persone dal lavoro alla pensione, cofinanziato dallo Stato e dalle imprese, che sia accessibile a tutte le tipologie aziendali, a prescindere dalle dimensioni e dai settori di attività. E anche in questo caso il richiamo del ministro ai contratti di espansione può essere interessante, se vi fosse l’intenzione di estendere e rendere più fruibile questo strumento”.