Come le altre donne indirettamente protagoniste del docufilm, anche Dori Ghezzi si lascia trasportare dalla melodia di Fammi sentire bella, l’inedito di Mia Martini che dà il titolo allo stesso programma. Dori parla di lei a titolo di amica: è effettivamente tra le persone che meglio l’hanno conosciuta nel corso degli anni, con il pretesto di frequentarla per motivi soprattutto lavorativi. Oltre che collega, però, la Ghezzi fu in qualche modo anche sua “fan” e alleata: “Dovevamo prendere un volo insieme ad altri cantanti”, racconta questa sera, “ma gli organizzatori avevano deciso di dividerci in ‘artisti di serie A’ e ‘artisti di serie B’ dislocandoci nelle varie classi dell’aereo”. L’interprete non sa dire in base a quale criterio lei e i suoi amici fossero stati classificati; probabilmente, c’era in ballo una questione di presunto prestigio e di successo (quello sì, forse un dato un po’ più oggettivo, ma egualmente discriminante). Fatto sta che si rifiutò di salire fin quando la cosa non si fosse aggiustata; e così fu, alla fine. Ancora, Dori spiega come il confronto con Mia sia stato determinante nel farle prendere la scelta di smettere di cantare: non reggeva il confronto, in poche parole, dal momento che la considerava (insieme ad altre) molto più brava di lei. (agg. di Rossella Pastore)
Dori Ghezzi racconta Mia Martini
Dori Ghezzi sarà questa sera fra le protagoniste di Rai 3 in occasione della replica del docufilm “Mia Martini, fammi sentire bella”, dedicato all’immensa Mimì. Dori, del resto, è stata una grande amica della compianta artista, oltre che una delle colleghe che è stata più vicina alla stessa nel periodo prima della morte. Le due si incontrarono per la prima volta alla fine degli anni ’60, negli studi dove la stessa Ghezzi stava incidendo i suoi primi successi: “Bazzicava gli studi Durium, la mia prima casa discografica – le parole della Ghezzi nel docufulm – la vidi un giorno lì al pianoforte e mi colpì subito. Chiesi: ‘Chi è?’. Mi risposero: ‘Mimì Bertè’. Allora non aveva ancora conosciuto Crocetta colui che le fece cambiare nome”. Simpatico anche l’aneddoto riguardante l’aereo, quando la Ghezzi, Martini e altre artiste vennero divise a seconda della fama, con Mimì che venne relegata in fondo: “minacciai di scendere dall’aereo”, fu la reazione della Ghezzi.
DORI GHEZZI E LA CARRIERA NELLA MUSICA
Dori Ghezzi è stata un’artista e cantante italiana, originaria di Lentate sul Seveso in provincia di Milano. Nata il 30 marzo del 1946, divenne famosa in particolare negli anni sessanta grazie ad alcuni brani come “Casatschock”, ma anche, in seguito, con il duo formato con Wess negli anni ’70, con il quale partorì brani come “Un corpo e un’anima”. Famosa a riguardo la loro partecipazione all’Eurovision Song Contest del 1975, durante il quale ottennero il terzo posto assoluto nella classifica finale. Negli anni ’80 Dori tornò a dedicarsi alla carriera da solita, partecipando anche all’edizione del Festival di Sanremo del 1983 con cui ottenne la medaglia di bronzo, terzo posto assoluto, con il suo pezzo “Margherita non lo sa”. La sua carriera musicale ebbe fine nel 1990 in maniera forzata, a causa di un problema alle corde vocali. La Ghezzi è famosa anche per aver sposato nel 1989, dopo un fidanzamento di 15 anni, Fabrizio De André.
IL RAPIMENTO DI GRAZIANO MESINA
Il grande cantautore morì nel 1999, ma nel 1979, dieci anni prima il loro matrimonio, Dori e De André vennero rapiti da Graziano Mesina, la primula rossa del banditismo sardo, che in questi giorni si è dato alla fuga dopo che è divenuta definitiva una sua condanna al carcere a 30 anni. A riguardo ne ha parlato negli scorsi giorni proprio Dori, intervistata dai microfoni dell’Adnkronos: “Mesina si è dato alla fuga? Dimostra di avere una certa abilità, se riesce ogni volta a farlo tanto di cappello. Non è mio compito dare un giudizio, non voglio arrivare a dire che a questo punto sia anche ammirevole, però ecco, vuol dire che qualche qualità ce l’ha. Peccato che nella vita a volte queste qualità vengono utilizzate male, si sprecano, mentre potrebbero decisamente essere usate in maniera migliore. Ormai sono lontanissima da quel ricordo – ha concluso – e anche in questo caso non è mio compito dare un giudizio sulla vicenda. Quello che posso dire è che Mesina non so dov’è, non vi posso aiutare”.