Secondo il Presidente emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, intervistato dall’Huffington Post, il Decreto Semplificazioni varato nella notte dal Governo Conte “salvo intese” è tutt’altro che un buon provvedimento: «Si è fatto il meno possibile, sul maggior numero di materie, e quel poco è stato fatto male. Se si fossero messe insieme le proposte maturate a Palazzo Vidoni in questi anni si sarebbe fatto meglio. Il decreto legge Semplificazioni è poi divenuto una nuova norma omnibus, su cui sono saliti tutti, per approfittare della decretazione d’urgenza».
Per Cassese, mai troppo tenero con il Governo Conte e le disposizioni politico-giuridiche dei decreti durante la pandemia Covid-19, il problema del Dl Semplificazioni riguarda la sostanziale “eterogeneità” dei contenuti, troppo vaghi e senza un obiettivo concreto secondo il giurista emerito: davanti alla possibilità di “modello Genova”, voluto da buona parte della maggioranza (M5s e Italia Viva), Cassese spiega nel dettaglio perché non possono ripetersi le condizioni che hanno portato la ricostruzione del Ponte Morandi in 2 anni. «Non si sburocratizza con un provvedimento di 96 pagine, 48 articoli, approvato tra le 23 della notte e le 4.10 del mattino. Il modello Genova non è esportabile perché riguarda la ricostruzione di un’opera già esistente e perché quell’opera non è stata finanziata con risorse provenienti dal Tesoro», sentenzia l’ex Presidente della Consulta.
CASSESE: “L’ITALIA NON RIPARTIRÀ (COSÌ)
Non deve preoccupare la possibile infiltrazione di organizzazioni mafiose e criminali davanti all’allargamento delle “maglie” con il nuovo decreto del Governo, ma per Cassese «Più che corruzione e mafia deve preoccupare l’inerzia prodotta dai controlli preventivi e dalla previsione di troppe responsabilità con sanzioni sproporzionate per le amministrazioni». A non convincere il giurista anche l’ipotesi di “soli commissari” per portare avanti le opere pubbliche: «commissari sono organi straordinari. La procedura per scegliere le opere e i commissari sarà lunga. Gli interventi straordinari rallentano quelli ordinari. Quindi, nel complesso il ricorso a procedure e organi straordinari non serve a semplificare. L’esempio della Cassa del mezzogiorno, nella seconda parte della sua vita, dovrebbe insegnare qualcosa».
Per questo motivo, l’ipotesi più probabile per Cassese è che i risultati in termini di accelerazione dell’azione pubblica saranno «molto limitati». Chiosa finale sulle difficoltà della maggioranza con Conte nel dirimere un serio piano di rilancio per il Paese: «rinvii sono prodotti da molti fattori concomitanti. Una classe di governo con scarsa esperienza e poca competenza. Il M5S animato da furori ideologici transeunti (chi ricorda la democrazia diretta?). Una alleanza costituita solo con finalità “ad excludendum”. Cultura politica a cui sono estranee le politiche. Inesperienza amministrativa». Per Cassese dunque lo scenario per l’Italia futuro è tutt’altro che roseo: «ma so che gli annunci non possono sostituire i progetti, e che con gli annunci si creano aspettative che vengono deluse dalle mancate realizzazioni. Donde, delusioni e nuovi rivolgimenti».