La realtà dei fatti, quella rappresentata dai numeri, è giunta. Inesorabile. Il pragmatismo finanziario ha prevalso e, nonostante i buoni propositi dell’offerta, l’investitore-risparmiatore italiano ha scelto di non agire. Ci riferiamo al concluso collocamento del nuovo titolo di Stato italiano denominato Btp Futura ovvero quello strumento che, grazie alle proprie caratteristiche, doveva (o forse è meglio dire poteva), attirare i capitali di tutti coloro che hanno finora preferito detenere la propria liquidità sul conto corrente rispetto all’impiego in una qualsiasi altra forma di investimento.
Il risultato di questa offerta non può considerarsi soddisfacente: 6,13 miliardi di euro è l’ammontare di quanto collocato presso il solo e unico destinatario pubblico retail. La mancanza della sempre presente e significativa fetta dedicata ai cosiddetti “istituzionali” si è fatta sentire e, a conti fatti, le casse dello Stato italiano incassano comunque nuova liquidità senza eccessivi esborsi in quote di interessi futuri. L’introduzione di campagne informative a scopo pubblicitario per sollecitare interesse non sono bastate, così come il nuovo meccanismo introdotto a cedole crescenti (step-up). Gli osservatori più mansueti accetteranno e valorizzeranno l’esito di quanto raccolto, ma, loro stessi, dovranno essere capaci di ben nascondere come l’aspettativa per un risultato diverso dall’effettiva realtà. Possiamo parlare di un’occasione mancata.
Gli intenti iniziali erano buoni, la finalità ancor più, ma, per le tasche degli italiani, si pretendeva un maggior sforzo soprattutto in una fase così delicata per il Paese. Veniva richiesto un aiuto al sempre pronto e generoso popolo italiano; un aiuto monetario caratterizzato da una fiducia – di almeno dieci anni – da riporre nel Paese. Come sempre accade nei momenti più difficili, gli italiani, si sono fatti avanti e presentati puntualmente alla chiamata: forse non tutti e comunque non al massimo delle loro potenzialità. La posta in gioco era significativa, ma, ancor prima di iniziare, i numeri – e i conti – non tornavano.
Vogliamo ripeterlo: si tratta di un’occasione persa. Un’occasione, la cui gestione, era in mano completamente all’offerente (lo Stato). Nessuna influenza esterna. Nessun accordo tra Paesi a noi vicini che avrebbero remato contro. Nessuna preclusione per la forma al pari della sostanza. Niente contrapposizioni interne. Niente di niente. Avevamo la cosiddetta carta bianca che, una volta scritta, ha però riportato dei valori pressoché nulli rispetto a quanto già presente.
Il popolo italiano, il risparmiatore italiano, è attento soprattutto in materia di risparmio. Lo Stato lo sa e poteva fare molto di più. In questa caso, possiamo dirlo, ha prevalso la legge dei mercati finanziari rispetto a quella dell’effettivo bisogno. Chi offriva “la novità” ha tenuto conto (sbagliando) dei valori già quotatati su strumenti finanziari simili. Oggi, però, “l’offerta” includeva una situazione di emergenza del Paese e pertanto avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità maggiore. Ma questo non è accaduto. Capitolo chiuso. Un capitolo che, allo stesso tempo, ha rappresentato anche l’epilogo di un nuovo inizio. Non si tratta di voltare pagina, bensì di passare a un altro, e alternativo, modo di agire.
Avremmo voluto vedere altri numeri. Numeri diversi a favore di entrambi le parti coinvolte: lo Stato e il popolo italiano. Ciò non è accaduto e si teme che tale situazione si possa rivivere in futuro. Il risparmio è importante, ma ancor più la fiducia che talvolta – è giusto – venga ripagata oltre il dovuto. I modi e gli strumenti per recuperare questo “extra” ci saranno sempre, ma resta il fatto che oggi è stata persa un’occasione. Un’importante occasione.