Altre dieci donne accusano il giornalista Paolo Massari di violenze. Alcune risalgono a oltre dieci anni fa, ma sono fresche nella memoria di chi le ha subite e non ha voluto raccontare prima tutto per paura. Le prime due si erano fatte avanti nel programma “Chi l’ha visto”, poi dieci donne sono state individuate e, come riportato da La Stampa, sette interrogate dai magistrati. Tutte hanno raccontato di essere state vittime del giornalista Mediaset ora sospeso e finito nel carcere di San Vittore con l’accusa di violenza sessuale. Almeno in due casi si parla di abusi brutali e pesanti, anche più di quelli subiti dall’ex compagna di liceo che il 13 giugno era stata costretta a scappare in strada nuda per riuscire a salvarsi dalla sua furia. Il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo descrivono Paolo Massari come un “seduttore seriale”, inoltre sono sicure del fatto che quelle individuate non siano in realtà tutte le sue vittime. Ma sono fiduciose del fatto che si faranno avanti.
PAOLO MASSARI, NUOVE ACCUSE MA STESSO “MODUS OPERANDI”
Più di una donna avrebbe contattato l’imprenditrice 56enne che Paolo Massari avrebbe picchiato e stuprato nel suo appartamento a Milano, in zona Porta Venezia. Secondo quanto riportato da La Stampa, ne ha parlato proprio lei durante l’incidente probatorio voluto dai magistrati per blindare la sua testimonianza. Le donne che l’avrebbero contattata non si conoscerebbero tra loro e farebbero parte di mondi diversi. Ha parlato di colleghe di lavoro, vecchie conoscenze ritrovate per caso e qualche donna conosciuta da poco. Dal racconto delle vittime è emerso il “modus operandi” del giornalista. Secondo gli investigatori della Squadra Mobile guidata da Marco Calì è sempre lo stesso. Paolo Massari adescava le vittime per un aperitivo o cena, a volte con messaggi insistenti, quindi le invitava a casa con una scusa e poi le aggrediva con ferocia. Uguale anche il linguaggio col quale si rivolgeva: «Io sono il padrone, tu la mia schiava».
Ma nessuna delle donne che si sono già fatte avanti potrà denunciare il giornalista, perché gli episodi sono datati. Nei casi di violenza sessuale, infatti, le indagini possono partire solo se la vittima presenta una querela entro sei mesi dal giorno in cui ha subito lo stupro. Le loro parole però rafforzano le accuse contro Massari che già nel 2010 fu costretto a lasciare il posto da assessore nella giunta di Letizia Moratti perché una dipendente comunale e una diplomatica norvegese lo denunciarono di averle moleste sessualmente. Anche per questo il gip ritiene “attuale il pericolo di reiterazione del reato”.