In un retroscena a firma Ugo Magri la Stampa prova a rifletterete sugli umori e le mosse del Quirinale dopo l’annuncio di Conte da Venezia venerdì scorso della possibile proroga dello stato d’emergenza in Italia fino a fine anno (o al 31 ottobre, come ribadirebbero fonti di Governo citate oggi dal Corriere della Sera) che ha scatenato la bagarre politica tra Centrodestra, Parlamento e parte del Governo. Secondo i “rumors” raccolti da Magri, lo stato d’emergenza andrebbe inteso da Sergio Mattarella come «una precauzione contro l’ eventuale “seconda ondata”, e vissuto come una forma di garanzia collettiva perché renderà più facile intervenire in fretta, senza troppe complicazioni, modulando la risposta al virus sulle necessità del momento». Insomma, l’esatto contrario di quanto denunciato da Salvini e dal Centrodestra in merito alla volontà di “blindare” Palazzo Chigi con un provvedimento abnorme rispetto all’attuale situazione sanitaria in Italia.
IL COLLE CONFERMA NONOSTANTE I FASTIDI?
Vi è però un certo fastidio, questo La Stampa non lo nega, nel fatto che Mattarella non abbia per nulla gradito di non essere stato avvisato dal Premier Giuseppe Conte nel merito della decisione: «Conte ne ha dato notizia tra il lusco e il brusco, sperimentando il Mose, senza consultarsi preventivamente con il capo dello Stato. Ed è altrettanto vero che, forse, l’Avvocato del popolo avrebbe fatto bene a interfacciarsi da subito col Parlamento», spiega ancora Magri nel retroscena su La Stampa. Entro fine luglio, come ribadito oggi da Conte, ci sarà un voto in Parlamento sulla proposta che uscirà dalla delibera del Cdm in settimana: secondo le ultimissime dal Quirinale seppur doveva coinvolgere prima le Camere, Conte tutto sommato viene “graziato” dal giudizio del Colle.
«Alla fine le Camere diranno la loro. E qualora le regole venissero violate, assicura chi lo conosce, Mattarella sarebbe il primo a pretenderne il rispetto. Ogni qualvolta in passato ha colto rischi di forzature, il presidente della Repubblica si è fatto sentire», spiega Magri riportando le vari volte durante l’emergenza lockdown in cui Mattarella ha sottolineato le mancanze di chiarezza del Governo su regole e ammortizzatori sociali: secondo La Stampa non è un caso che anche i Dpcm siano stati nettamente ridotti da Palazzo Chigi e perciò «di qui a demonizzare lo stato di emergenza come se fosse un «vulnus» costituzionale, e addirittura denunciare uno slittamento verso forme larvate di dittatura, secondo chi frequenta il Colle francamente ne corre», conclude Magri da fonti del Quirinale.