Rita Dalla Chiesa ospite dell’ultima puntata di In Onda, il programma di approfondimento condotto da David Parenzo e Luca Telese su La7, si è schierata a favore di Massimo Giletti che ha ricevuto alcune minacce dal boss mafioso Filippo Gravino dopo la sua inchiesta sulle scarcerazioni dei mafiosi. La giornalista e conduttrice televisiva durante la puntata si è lasciata andare anche ad una confessione scottante parlando della morte del padre: il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso il 3 settembre del 1982 dalla mafia. In quel tragico incidente perse la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro. Un evento tragico che ha indubbiamente segnato la vita della conduttrice che si è lasciata andare rivelando un sospetto su quel giorno dell’assassino: “quando è morto mio padre io guardavo dalla finestra Roma, non Palermo, perché è impossibile che a Roma non sapessero nulla”. Un sospetto che ha trovato poco dopo spazio anche nelle parole di Massimo Giletti che è intervenuto dicendo: “sono sicuro che ci sia ancora una trattativa Stato-Mafia”.
Rita Dalla Chiesa contro le scarcerazioni dei mafiosi: “chiedo giustizia”
Non solo, Rita Dalla Chiesa durante la puntata di In Onda ha commentato anche le inchieste portate avanti dal programma “Non è l’Arena” di Massimo Giletti che con il suo team si sono occupati delle possibili scarcerazioni dei boss durante l’emergenza sanitaria da Coronavirus. “Guarda io devo dire che ho pensato a tutto quello che l’Italia intera stava provando, perchè l’Italia intera ha pianto la morte di mio padre, di Falcone, di Borsellino e di tante altre persone” – ha detto la Dalla Chiesa che precisa – “non si riesce a capire come tutte queste persone che stavano per uscire dal carcere poi avessero sulle spalle dei delitti così forti, pesanti e dolorosi. Per cui l’Italia intera si è mossa in quel momento”. Poi la conduttrice, facendo proprio riferimento alla trasmissione “Non è l’Arena” di Giletti prosegue dicendo: “oltre a Massimo, ci sono state petizioni, la gente ha chiesto, sono usciti degli articoli di giornali. Giletti non ha fatto altro che accogliere tutto quello che stava succedendo intorno a lui, intorno alla sua reazione e intorno anche a questo bravissimo giornalista e cronista che ha che è Lupo”. Poi sul finale fa una doverosa precisazione: “io non ho mai chiesto vendetta, ma ho sempre chiesto giustiziato, questo si. Quindi vedere uscire delle persone, anche se io ricordo di aver detto in quell’occasione che le persone malate, le persone a rischio avevano tutto il sacrosanto diritto di curarsi, come l’ho detto di Toto Riina quando malato di cuore chiese di poter tornare a casa e dissi che c’erano delle strutture atte a ospitare queste persone senza farle tornare a casa. Rendiamoci conto che per queste persone tornare a casa significa riprendere il collegamento con il mondo esterno, già lo hanno dentro il carcere il collegamento con il mondo esterno figuriamoci quando ritornano a casa”.