Il Consiglio di Stato stravolge di nuovo l’intricata vicenda Diasorin-San Matteo-Lombardia e di sospende la sentenza del Tar che lo scorso 8 giugno aveva bocciato l’accordo raggiunto tra la società farmaceutica e l’IRCSS di Pavia in merito ai test rapidi per riconoscere la presenza del Covid-19. Il Consiglio dei Stato ha invece per il momento sospeso l’intero iter di bocciatura del Tar della Lombardia ordinando al Direttore del Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca del Miur «la presentazione di una relazione informativa sulle prassi operative seguite dagli Irccs nelle ricerche in collaborazione con enti privati». A rivolgersi al Tar a giugno era stata l’azienda Technogenetics che riteneva di essere stata lesa l’intera concorrenza circa l’accordo tra Policlinico San Matteo e Diasorin sui test sierologici anti-Sars-CoV-2 per l’appalto assegnata dalla Regione Lombardia senza gara in aprile. Nello specifico, il test Diasorin era stato scelto in aprile senza gara dalla Regione Lombardia per un ordine urgente di 500mila kit al prezzo di 4 euro, proposto poi dalla azienda in una successiva gara a 3,3 euro e offerto da un concorrente svizzero a 1,43 euro: i giudici amministrativi della prima sezione del Tar si sono occupati dei rapporti tra Policlinico e Diasorin, non della successiva scelta operata dalla Regione Lombardia, che quindi non rientra direttamente in questa vicenda. Contro la sentenza il Presidente del Policlinico Alessandro Venturi si era subito appellato al Consiglio di Stato per controreplicare alla decisione del Tar lombardo.
OK DIASORIN-SAN MATTEO: “OTTIMA NOTIZIA PER SALUTE CITTADINI”
Oggi il Consiglio di Stato fa invece presente che le questioni finora sollevate «meritano approfondimento». E segnala che nel dettaglio vanno affrontate «da un lato, la difficile coniugabilità del principio di concorrenzialità e del relativo corollario dell’evidenza pubblica, con le sperimentazioni e le validazioni condotte dall’Irccs su iniziativa del privato, aventi ad oggetto ‘invenzioni’ suscettibili di tutela brevettuale” e dall’altro i dubbi sull’esatta qualificazione giuridica dell’accordo». Secondo i giudici del CdS il pregiudizio che scaturisce per la Fondazione San Matteo dall’esecuzione della sentenza Tar «è più rilevante rispetto al mero interesse dell’originario ricorrente Technogenetics a tutelare porzioni di ‘mercato‘ acquisite nel settore in cui già opera con propri strumenti diagnostici brevettati». Per questo motivo viene al momento sospesa l’intera bocciatura e viene consentito al San Matteo di continuare il lavoro proficuo con la Diasorin: «Un’ottima notizia per il San Matteo, per la ricerca pubblica italiana e per la salute dei cittadini. E’ una bella notizia per la ricerca pubblica italiana che nella sentenza del Tar trovava un elemento di inciampo non banale», spiega il n.1 del Policlinico pavese Alessandro Venturi raggiunto dall’Adnkronos. La buona notizia però si estende in generale alla sperimentazione clinica e alla validazione delle innovazioni contro l’emergenza Covid-19: «grande orgoglio, perché abbiamo sempre lavorato nel pieno rispetto delle regole ma soprattutto nella piena consapevolezza di quello che stavamo facendo». In effetti la sentenza Tar rischiava di rendere ancora più difficoltoso la strada scientifica verso la presunta seconda ondata in autunno: «questo era un danno non da poco per la salute dei cittadini […] servono a disposizione armi solide e strumenti efficaci nel Paese», conclude Venturi. Di contro la Technogenetics replica con una secca nota «Il Consiglio di Stato non si è ancora definitivamente pronunciato sulla validità del contratto tra San Matteo e DiaSorin e ha sospeso la sentenza del TAR Lombardia 1006/2020 in attesa di approfondire le prassi applicative in materia di ricerca scientifica degli Ircs».