Le discussioni che son già iniziate con viaggi a tribordo e a babordo dell’avv. Conte, premier italico, e modelli econometrici di sostegno a presidenti del Consiglio europeo tipo il sosia di monsieur Poirot, detto monsieur Michel, che presentano proposte di mediazione variando di 60-70 miliardi il punto di picco dei fondi del Recovery Fund o del dicasi Next Generation EU, tali discussioni barocche per non dire bizantine dovranno poi condurre – come dice la Triade femminile governante il Continente Europa – a ritrovare il senso di se stesso di tale continente e costruire un futuro per le nuove generazioni.
Si discute evidentemente se sia possibile continuare con una politica di deflazione secolare in situazione post pandemica di crisi esogena di crollo tanto della domanda che dell’offerta. Ancor più accentuata – la crisi – dalla prevalenza, che pare avverarsi, di una logica di indebitamento e non di erogazione di fondi non rimborsabili e non condizionati dai vincoli dei Trattati che regolano i rapporti interstatali in un’Europa senza Costituzione. E quindi in assenza di stato di diritto, regolata soltanto da ordinamenti di fatto non giuridici e da sentenze giurisprudenziali in cui si manifesto lo spirito di potenza, come rendono ben manifesto le sentenze della Corte Costituzionale tedesca di cui si cicaleggia senza nulla comprendere.
In questa estate post–pandemica la Merkel si appresta a contribuire a decidere tra due soluzioni della crisi che si prospettano. Crisi che non è solo economica, ma di potere in Europa. Vuol continuare a essere, l’Europa, una potenza di terra intisichita tra la Pomerania e la Russia che è legame ma anche barriera per dominare, con l’Heartland, il mondo in condivisione con gli Usa? Oppure l’Europa vuol divenire finalmente, com’era un tempo sino alla Prima guerra mondiale, una potenza marittima dominando l’Atlantico con la Francia e la Spagna e il Portogallo e il lago Atlantico del Mediterraneo con l’Italia in condivisione con le potenze richiamate e la Grecia, offrendo così alla Turchia un’alternativa al conflitto marittimo e all’attrito con la Nato?
l’Europa ha una sola speranza, tornare a essere potenza marittima, ma questo può farlo solo con una Costituzione che la sottragga al duopolio germano-cinese (quello franco-tedesco è solo un gioco di specchi esorcistico-illusionistico ed è pericoloso per la democrazia occidentale) e la proietti con gli Usa in una condivisione del potere marittimo. Solo in questo modo anche l’Africa può avere un futuro: quello di un grande continente che è un’isola tra due oceani e che può in tal modo fuoriuscire dalla povertà.
In Europa, invece, si discute di come riparare le caldaie dei condomini e quali regolamenti redigere del gioco a pallone dei bambini nei cortili. Solo – invece – un piano di infrastrutture, solo un esercito europeo, solo un bilancio pluriennale fondato sull’unione fiscale che armonizzi e non salvi i paradisi fiscali e quindi solo una mutualizzazione di debito per investimento e non per assistenzialismo può salvare l’Europa dall’affondare nelle sabbie mobili del filisteismo tedesco.
Tutti coloro che partecipano ai colloqui europei dovrebbero leggere Theodor Fontane, soprattutto Effi Briest, capolavoro dell’antifilisteismo e di una un’unica umanità, non solo tedesca e non solo a debito.