Andrea Crisanti contro Luca Zaia. L’epidemiologo, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia a Padova, è pronto a dimettersi dal Comitato tecnico scientifico della Regione Veneto. Lui che per mesi è stato indicato come il fautore di un modello di successo, come appunto quello veneto, ora scuote la testa. «Questo è il risultato della scelta di Zaia di affidarsi a persone che dicono che il virus è morto. E intanto gli ospedali tornano a riempirsi». Crisanti si riferisce a quanto sta accadendo negli ultimi giorni, con la risalita dei contagi e dell’indice di trasmissione Rt, che ora è il piatto alto d’Italia, essendo arrivato a 1,6 (e il livello di guardia è 1). «Sa cosa è successo? C’è stato un cambio totale di politica della Regione. Da quando ho avuto quelle polemiche con Zaia, tutto è cambiato», spiega a Il Messaggero. E tira in ballo due dei principali consiglieri del governatore spiegando che sono tra quelli secondo cui il coronavirus è morto. «Tutto questo ha delle conseguenze, indirizza scelte, comportamenti».
CRISANTI VS ZAIA “OSPEDALI DI NUOVO PIENI”
La sensazione di Andrea Crisanti è che quando è arrivato il momento delle riaperture, hanno prevalso le esigenze politiche sui suggerimenti della scienza. «Era necessaria una comunicazione che invitasse a prudenza e responsabilità. Invece, ci sono stati solo segnali contraddittori: apriamo, non apriamo, è finito tutto, il virus è morto». Esempio di contact tracing e tamponi mirati, il Veneto si è ritrovato anche ad avere a che fare con casi di importazione. «Il 30 marzo avevo scritto alla Regione evidenziando la necessità di monitorare le comunità dei richiedenti asilo. Su questa cosa non ho mai ricevuto risposta», spiega l’epidemiologo a Il Messaggero. «La sorveglianza attiva era un concetto che avevo proposto io. Ora c’è gente in Regione, che dice che i tamponi sono inutili». Crisanti aggiunge anche che ora si sta trascurando il territorio. «Servirebbero messaggi improntati alla prudenza e uniformi, non contraddittori tra un giorno e l’altro». Ora a Padova il reparto dell’ospedale dedicato al Covid-19 è di nuovo pieno. «Noi abbiamo 20 letti per Covid occupati, due settimane fa zero».
CRISANTI “CORONAVIRUS NON E’ MORTO”
Andrea Crisanti ribadisce, quindi, che il coronavirus non ha perso forza. «Se circola meno, più difficilmente raggiunge i soggetti più fragili. E circolando meno, scende la carica virale. Ma se tornano ad aumentare i contagi, tornano i casi gravi. Lo avevo detto l’8 marzo». Quando gli viene chiesto il motivo per il quale si è deteriorato il rapporto col presidente della Regione Veneto, l’epidemiologo spiega che si era sviluppato un rapporto personale con Luca Zaia, tanto che fu approvata la delibera sulla sorveglianza attiva del 17 marzo. «Le cose sono andate bene, poi lui è cambiato: evidentemente gli ha dato fastidio la mia popolarità e ha voluto attribuire ad altri meriti che non erano loro». Ora Crisanti non vuole essere associato a quanto sta accadendo in Veneto, dove si sta seguendo una linea diversa da quella in cui crede. «Bisogna resistere altri cinque, sei mesi. E dire la verità alla gente».