Un vaccino nasale contro il coronavirus? Secondo uno studio sarebbe più efficace nel proteggere le persone dal virus Sars-CoV-2. Il problema è che per un vaccino di questo tipo bisogna aspettare ancor più tempo. Eppure la puntura intramuscolare non è necessariamente la strategia migliore. Molti virus, tra cui il coronavirus, si servono della mucosa per entrare nell’organismo. È quel tessuto umido e molliccio che riveste naso, bocca, polmoni e il tratto digestivo. Ma i vaccini intramuscolari non sono in grado di attivare una risposta immunitaria della mucosa, devono affidarsi a cellule che provengono da altre parti del corpo e che quindi si spostano verso l’infezione. Se però teniamo conto della potenza e della rapida diffusione del coronavirus, allora potrebbe essere più efficace allestire il primo muro difensivo lì dove il coronavirus fa il suo ingresso. «Tenendo conto di quanto possano essere potenti le risposte della mucosa contro un agente patogeno virale, sarebbe meglio pensare ai vaccini per le mucose», afferma Akiko Iwasaki, immunologo dell’Università di Yale che firma lo studio pubblicato su Annual Review of Immunology.
VACCINO “NASALE” PIÙ EFFICACE CONTRO CORONAVIRUS?
Ci sono diversi gruppi di ricerca, anche in Usa, Canada e Olanda, che stanno lavorando a vaccini nasali. Ci sono poi alcune aziende, come la biotecnologica Vaxart, che stanno cominciando a preparare formulazioni orali con l’obiettivo di rinforzare il rivestimento dell’intestino. Secondo Deepta Bhattacharya, immunologo dell’Università dell’Arizona, una strategia non esclude l’altra, anzi si può pensare ad una maxi difesa contro il coronavirus. Entrambi i vaccini possono produrre anticorpi come quello IgG e servirsi delle cellule B per distruggere il coronavirus. Ma i vaccini nasali possono servirsi di altre cellule, come l’anticorpo IgA. Queste molteplici risposte spiegano il successo del vaccino orale contro la polio. «La maggior parte dei vaccini respiratori, come il vaccino contro il morbillo, viene somministrato per via intramuscolare, e funziona», ha dichiarato Akiko Iwasaki, secondo cui però affidarsi ad una sola strategia potrebbe essere rischioso. Ma non è semplice sviluppare un vaccino nasale efficace, perché può produrre più effetti collaterali. Da qui probabilmente la scelta a livello mondiale di percorrere un’altra strada.