Iniziano ad emergere reazioni, anche se probabilmente bisognerà aspettare la mattinata di martedì per comprendere i dettagli sull’accordo sul Recovery Fund al Consiglio UE. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera il Premier Giuseppe Conte avrebbe parlato di “miglior accordo possibile” raggiunto dal Consiglio, e qualcuno ha provato anche a sdrammatizzare parlando del fatto che l’Olanda possa aver fatto ostruzione per cercare di far traballare la leadership di Angela Merkel e della Germania. Nello staff italiano qualcuno ha ironizzato sugli olandesi: “Questi hanno portato a Bruxelles lo stesso schema che a Roma utilizza Matteo Renzi“. In ogni caso si avranno nelle prossime ore certezze sui 209 miliardi su cui l’Italia potrebbe contare, attraverso il Recovery Fund, per fronteggiare l’emergenza coronavirus e i prossimi mesi di feroce crisi economica. (agg. di Fabio Belli)
ALL’ITALIA 209 MILIARDI
Stanno emergendo i vari dettagli dell’ultima bozza prodotta dal Presidente Charles Michel a tutti i leader del Consiglio Ue in attesa della firma finale probabilmente questa sera nell’ultimo dei 4 infiniti giorni di colloquio a Bruxelles: l’ammontare complessivo del Recovery Fund risalirebbe a 750 miliardi di euro (era sceso a 700 fino al pomeriggio di oggi), con 390 miliardi in sussidi e 360 in prestiti con condizionalità. All’Italia, si legge nella bozza circolata dalle agenzie europee, andrebbero complessivamente 209 miliardi (qualora venisse approvata il piano di riforma nazionale, l’ipotesi di governance è la maggioranza qualificata del Consiglio Ue) ovvero 82 mld in sussidi e 127 in prestiti: secondo le fonti italiane riportate dall’Ansa e da Repubblica la proposta sarebbe migliorativa per l’Italia rispetto a quella della Commissione Europea (dove erano previsti 81,8 miliardi a fondo perduto e 90,9 a titolo di prestiti). Una semi-vittoria per Conte visto che fino alla vigilia del Consiglio Europeo il Governo giudicava come mero “primo punto di partenza” i 500 miliardi di sovvenzioni proposti da Francia e Germania: i soldi inoltre arriverebbero non prima del 2021 e con condizioni ancora tutte da definire nella bozza finale dell’accordo sul Recovery Fund. Secondo fonti europee, il QFP resterebbe a 1074 miliardi di euro mentre vi sarebbero maggiori rimborsi per i diversi Paesi “rigoristi”, i famosi rebates (altro punto di vittoria per i frugali). (agg. di Niccolò Magnani)
VERSO NUOVA BOZZA RECOVERY FUND
In attesa che la plenaria del Consiglio Ue riparta definitivamente, il rush finale delle trattative sembrerebbe vedere un accordo di massima sulla quantità dei fondi ma resta insoluto il tema governance e “freno emergenza” che è forse il nodo più spinoso dell’intero negoziato. Il primo ministro portoghese Antonio Costa ha spiegato ai giornalisti, prima che i leader dell’Ue si riuniscano di nuovo, che c’è un accordo su un Recovery fund da 700 miliardi di euro (e non più 750), con 390 miliardi di euro in sovvenzioni e 310 miliardi di euro in prestiti. Dopo il “cauto ottimismo” del Premier Conte, il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha spiegato alla stampa fuori dal palazzo di Bruxelles che nei prossimi minuti «invierò una nuova proposta che è frutto di un lavoro qualitativo estremamente intenso». Per l’ex premier belga, i negoziati «sono stati molto difficili» ma si è comunque detto «molto fiducioso e convinto che un accordo sia possibile». Il Presidente dell’Europarlamento David Sassoli ha invece lanciato un aut-aut davanti al possibile fallimento delle trattative sul Recovery Fund: «Il Parlamento Ue ha indicato le proprie priorità e si aspetta che vengano rispettate – aggiunge l’esponente Pd -. Occorrono subito nuove risorse proprie e una efficace difesa dei principi dello stato di diritto. Inoltre, il Parlamento ha più volte chiesto la soppressione dei rebates. Senza queste condizioni il Pe non darà il proprio consenso». (agg. di Niccolò Magnani)
RUTTE “HO PENSATO CHE ERA FINITA, MA OGGI…”
Nuovo rinvio della plenaria del Consiglio Ue: è stata spostata alle 18 l’indicazione sull’orario in cui cominceranno i lavori. Lo riferisce Barend Leyts, portavoce del Consiglio europeo, sul suo profilo Twitter. La plenaria sarà anche l’occasione per visionare la nuova bozza della proposta di Michel. Ma il clima sembra cambiato rispetto agli ultimi tre giorni. Infatti Mark Rutte lancia segnali positivi: secondo il premier olandese è possibile ora raggiungere un compromesso al vertice europeo di Bruxelles dove sono stati compiuti dei chiari progressi nel negoziato. «Sembra ci sia più speranza di ieri sera quando ho pensato: “È finita”». E quindi ha aggiunto: «Sono molto soddisfatto dei testi attualmente sul tavolo». Ma l’invito alla cautela è d’obbligo secondo il capo del governo olandese, il quale ha messo in guardia contro un eccesso di ottimismo dopo tre giorni di colloqui. «Può sempre andare storto», ha aggiunto Rutte. (agg. di Silvana Palazzo)
CONSIGLIO UE E RECOVERY FUND, CONTE “CAUTAMENTE OTTIMISTA”
Il Premier Giuseppe Conte si dice «cautamente ottimista» riguardo il possibile accordo sul Recovery Fund del Consiglio Ue. «Abbiamo lavorato fino all’alba, c’è stata una svolta, ma dobbiamo restare ancora cauti fino a quando non c’è la stretta finale», ha spiegato il presidente del Consiglio italiano in un incontro con la stampa italiana. Riguardo la governance ha spiegato: «C’è stato uno scontro in questi giorni. Non permetterò mai che un singolo Paese possa avere la possibilità di un sistema di controllo e verifica, che spetta agli organi comunitari. Su questo io non mollo, non permetterò mai che avvenga questo». Il riferimento è all’Olanda, con cui c’è un braccio di ferro. «Mi sembra che il clima sia cambiato. Dopo questa posizione più dura di Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania e Grecia, c’è stata una svolta. Abbiamo fatto comprendere chiaramente che non si può portare avanti un negoziato al ribasso».
A proposito delle risorse per l’Italia: «Ieri per l’ennesima volta c’è stato un duro confronto. Ho spiegato che c’è un limite da non superare per la dignità dell’Italia e di altri Paesi che stanno attraversando la fase più acuta della crisi. Se questo piano elaborato dalla Commissione Ue viene riempito di ostacoli operativi e di meccanismi che ne condizionano e compromettono l’efficacia, allora non serve a nulla. Ho richiamato tutti ad un’assunzione di responsabilità. Non c’è da scherzare». E quindi Conte ha aggiunto: «Dobbiamo rompere alcune resistenze e superare perplessità inaccettabili. Mi sto battendo duramente sul fatto che alla fine le risorse finanziarie siano cospicue e non ci sia una compromissione del quadro totale».
E ha confermato che c’è l’orientamento dei frugali a chiudere a 390 milioni di euro di sussidi. «Accordo? Non lo dobbiamo solo ai mercati finanziari, ma ai nostri cittadini. Capisco che in un negoziato così complesso con strumenti innovativi, ci sono state resistenze e incomprensioni, ma non possiamo tergiversare. Le polemiche e i bracci di ferro hanno rischiato di appannare gli obiettivi comuni. Noi non dobbiamo perderli di vista, dobbiamo rilanciare l’Europa e renderla più competitiva. Non si può compromettere la risposta». Infine, sullo Stato di diritto: «Stiamo rivedendo le clausole, ma sul principio del rispetto non c’è da discutere». (agg. di Silvana Palazzo)
MERKEL “POSSIBILE ACCORDO”, FRUGALI “SODDISFATTI”
«Abbiamo lavorato su un quadro per un possibile accordo, è un passo avanti e dà la speranza che forse oggi ce ne possano essere altri o che un accordo sia possibile», è quanto appena affermato dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel entrando nei palazzi del Consiglio Ue a Bruxelles. I negoziati restano «incredibilmente duri», ammette la presidente del semestre europeo, del resto «situazioni straordinarie richiedono uno sforzo straordinario, spero che le divergenze residue possano essere superate». Sulla linea della Merkel anche la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen che rilancia «Entriamo nella fase cruciale ma ho l’impressione che i leader europei vogliano davvero un accordo. C’è una reale volontà di trovare una soluzione, un accordo ci serve per i cittadini, per la Ue. Sono positiva, non ci siamo ancora ma le cose si muovono nella giusta direzione». Più prudente Emmanuel Macron che entrando al Consiglio Europeo si limita ad un «Resto estremamente prudente ma la possibilità di un compromesso c’è». Il passo avanti sarebbe rappresentato dall’ultima bozza di proposta del Presidente Michel (la trovate qui sotto, ndr) con il calo delle sovvenzioni e il nuovo “freno d’emergenza” in mano ai leader europei, frugali compresi ovviamente. (agg. di Niccolò Magnani)
OLANDA E AUSTRIA VERSO OK A 390 MLD E FRENO D’EMERGENZA
Alle ore 16 è stata convocata la quarta plenaria del Consiglio Ue con i lavori preliminari sulla nuova ultima bozza di Recovery Fund del Presidente Charles Michel che proseguono con possibilità novità all’orizzonte: l’intesa potrebbe arrivare con la quota delle sovvenzioni che scendono dai 500 miliardi iniziali ai possibili 390 e soprattutto con il “super freno d’emergenza” che permette la governance del Recovery Fund dei singoli Stati Ue (una sorta di potere di veto “mascherato”). Così trapela da Bruxelles con la soddisfazione di Olanda e Austria, i due capofila dei “frugali”: «Ora c’è un ottimo testo di bozza sul freno d’emergenza sul tema dell’attuazione dei piani nazionali delle riforme, ritengo stia lentamente guadagnando consenso», ha spiegato Mark Rutte dal Consiglio Ue, aggiungendo «Sono davvero contento, perché questa è stata una condizione cruciale per noi».
Per il collega-alleato Sebastian Kurz «i negoziati non sono ancora finiti, ma possiamo essere molto soddisfatti di essere riusciti a ottenere una riduzione dell’importo totale, che era la nostra richiesta principale, un aumento degli sconti per l’Austria e la garanzia che investimenti e riforme saranno controllati. E’ davvero un ottimo risultato». Per il momento i mercati sembrano sorridere con l’apertura dell’Euro ai massimi da marzo e con lo spread in calo a 155: «Ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni», spiega il Premier Conte in attesa che qualcosa possa ancora cambiare prima della riunione dei 27 alle 4 del pomeriggio. (agg. di Niccolò Magnani)
MACRON ATTACCA RUTTE E KURZ
E’ stata una lunga notte a Bruxelles, dove è in corso il Consiglio Ue per il Recovery Fund. Chi era nella “stanza dei bottoni”, racconta di attimi di tensione, con il presidente della Francia, Emmanuel Macron, che avrebbe perso le staffe dopo che Kurz, cancelliere austriaco, si sarebbe alzato per rispondere al telefono “Vedete? Non gli interessa – le parole di Macron riportate da Repubblica – non ascolta gli altri. Ha un atteggiamento negativo”. Kurz si sarebbe poi risentito mentre Macron ne ha avute anche per Rutte, il “leader” dei paesi frugali, accusandolo di comportarsi come faceva David Cameron quando si stava negoziando la Brexit. “Quella strategia è finita male”, gli ha ricordato Macron. Intanto il presidente del consiglio, Charles Michel, ha tenuto dei colloqui separati con i vari leader europei, fino alle ore 5:45 circa di questa mattina, quando poi il tutto è stato aggiornato alle ore 16:00 di oggi: “Da un portavoce a un altro – ha scritto Eric Mamer su Twitter, portavoce della Commissione Europea – chapeau al mio collega e amico Barend Leyts che tiene tutti informati in questo evento senza precedenti! La Commissione europea ovviamente oggi non terrà il suo briefing di mezzogiorno, visto che il Consiglio europeo prosegue. Tutti gli occhi sull’Europa Building. Dita incrociate”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CONSIGLIO UE RECOVERY FUND, CONTE “IL CONFRONTO STA DIVENTANDO PIÙ RISOLUTIVO”
Quarta giornata di negoziati a Bruxelles, con il Consiglio Ue ancora in corso per trovare un accordo sul Recovery Fund. Nella notte, dopo che la trattativa è stata interrotta, ha parlato nuovamente il premier Conte, che ha spiegato: “In questo momento ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni – le parole riportate da SkyTg24.it – e il confronto diventa più risolutivo: spero domani (oggi ndr) si possa iniziare a valutare alcuni aggiornamenti delle poste, frutto dell’intensa negoziazione di questi giorni”. In merito alla possibilità che venga eliminato il meccanismo di veto sui piani di riforma nazionali, Conte ha aggiunto: “Abbiamo indirizzato il procedimento di verifica e controllo dello stato di avanzamento dei progetti secondo una più corretta soluzione, rispettosa delle competenze dei vari organi definite dai trattati”. La plenaria era ripresa stamane alle 5:45 poi interrotta cinque minuti dopo dal presidente Michel, che ha annunciato una nuova riconvocazione alle ore 14:00, poi slittata alle 16:00. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CONSIGLIO UE, RECOVERY FUND. ITALIA “PASSI AVANTI” MA È BATTAGLIA SU SUSSIDI-PRESTITI
Trovare un’intesa sul Recovery Fund e il bilancio Ue 2021-2027 è la missione quasi impossibile del Consiglio europeo. Sul tavolo ci sono miliardi che Olanda e gli altri Paesi “frugali” vogliono diminuire. E il primo ministro olandese Mark Rutte vuole anche potere di veto sui piani di riforma degli Stati membri per ottenere i fondi. Ma non si parla solo di questo, perché c’è la questione dei “rebates” e dello Stato di diritto che Ungheria e Polonia vogliono sia eliminato. In serata, quando il rischio di uno strappo sembra diventare sempre più concreto, la delegazione tedesca ha fatto sapere che «c’è la volontà per l’accordo» e che le discussioni «sono in una fase importante». Pur non sbilanciandosi sulla possibilità che oggi si arrivi ad una soluzione, la delegazione tedesca, come riportato dal Corriere della Sera, ha informato che «il lavoro è utile perché c’è una grande volontà tra gli Stati membri di trovare una soluzione». Conferme in tal senso sono arrivate anche da fonti italiane: «Si è avanzato su molti punti ma ancora non si è chiuso».
CONSIGLIO UE, IL PUNTO DELL’IRLANDA SU RECOVERY FUND
Di progressi nel negoziato ha parlato nella tarda serata di ieri anche l’Italia, che ha provato a trovare l’accordo nella notte. Ha provato ad abbattere le resistenze dei frugali anche il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, il quale ha elaborato una nuova proposta alla cena dei Capi di Stato e di governo. La proposta è stata di 400 miliardi di trasferimenti e 350 di prestiti, ma per i Paesi frugali bisogna scendere a 350 miliardi come soglia massima per i trasferimenti e altrettanti per i prestiti. La nuova bozza aumenta contemporaneamente la quota di prestiti e diminuisce i sussidi, lasciando la dimensione dell’intero piano a 750 miliardi di euro. Dei 27 Paesi membri in 22 sostengono il documento, consapevoli della gravità della situazione. «Oggi sono stati superati 600 mila morti nel mondo», ha detto nella plenaria Michel riferendosi alla pandemia. A scattare una fotografia chiara della situazione è il premier irlandese Michael Martin: «L’effettiva dimensione del pacchetto in termini di contributo e l’equilibrio del pacchetto stesso di aiuti, tra sovvenzioni e prestiti: ecco dove rimane ancora un significativo disaccordo, nonostante i passi in avanti».
CONSIGLIO UE, GUALTIERI TRACCIA LINEA ROSSA ITALIA
Proprio sul capitolo dell’ammontare totale del Recovery Fund, quindi sul bilanciamento tra sussidi e prestiti, si consuma lo scontro tra Nord e Sud, cioè tra frugali e mediterranei. Italia e Spagna, col sostegno di Francia e Germania, non intendono cedere sul taglio al Recovery Fund che deve restare a quota 750 miliardi, inoltre non vogliono scendere al di sotto di 400 miliardi di sovvenzioni. Nel frattempo Italia e Olanda negoziano bilateralmente con la supervisione dei tecnici della Commissione Ue sulla questione della governance. I capitoli aperti però sono diversi: condizionali sulle riforme e rispetto dello Stato di diritto. Per questo non è stato finora possibile stendere una traccia condivisa. A tracciare la linea rossa italiana è pure Roberto Gualtieri. Il ministro dell’Economia ha dichiarato al Tg di La7: «Il Recovery Fund deve essere adeguato alla sfida, servono risorse significative con eurobond e utilizzate sulla base del metodo comunitario, e non con veti di Paesi membri verso altri, questo sarebbe improprio». Il tema della governance è uno dei più discussi: «Ci sono alcune Paesi che vorrebbero che un singolo Paese possa bloccare la concreta erogazione delle tranche di versamenti, dicendo che in quell’altro Paese non stanno facendo sufficientemente quello che io vorrei facessero, per noi questa è una linea rossa, non passerà mai l’unanimità sull’esborso» di singole tranche.