Si è tenuta quest’oggi la nuova udienza in merito all’omicidio del piccolo Giuseppe, il bimbo di 6 anni che morì il 27 gennaio dell’anno scorso in quel di Cardito, provincia di Napoli, massacrato di botte. Oggi nell’aula 114 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, era il giorno degli imputati come ricordano i colleghi dell’Huffington Post, e il patrigno della piccola vittima, il 25enne Tony Essobdi Badre, accusato di essere l’assassino del bambino, ha parlato così, rispondendo alle domande del pubblico ministero Fabio Sozio: “Mi sono messo nel letto per rilassarmi un po’; verso le 8 e qualcosa, sentii che saltavano sul letto – il suo racconto – mi è venuto un raptus di follia, mi si è spento il cervello, e li picchiai; ma non ho mai voluto ammazzarli”. Tony ha ribadito: “Fu un raptus di 5 minuti; mi è venuto in cameretta dopo aver visto la struttura del letto rotta; è come se in quel momento mi si fosse spento il cervello”.
OMICIDIO GIUSEPPE DI CARDITO: I TANTI “NON RICORDO” DI BADRE
L’interrogatorio è durato circa due ore, e sono state diverse le contestazioni avanzate dal sostituto procuratore presso il tribunale di Napoli Nord, in merito alle sue dichiarazioni, alle intercettazioni, e ai messaggi che sono stati acquisiti durante le indagini, che vedono lo stesso Badre accusato di omicidio volontario, ma anche del tentato omicidio della sorellina e di maltrattamenti nei confronti di Giuseppe, della sorella più grande e di quella più piccola. L’accusato ha inoltre spesso e volentieri risposto con le parole “non ricordo”, rispondendo sia alle domande del pm ma anche a quelle degli avvocati di parte civile. In particolare, Badre non ricordava se il giorno prima della morte del piccolo Giuseppe, lo stesso fosse stato percosso in strada da Tony, come riferito da alcuni testimoni oculari. Ricordiamo che sotto processo vi è anche la mamma della vittima, Valentina Casa, che avrebbe di fatto assistito impotente alle botte nei confronti del figlio.