Ecco le pagelle della Juventus campione d’Italia: nono scudetto consecutivo per i bianconeri, che grazie al 2-0 contro la Sampdoria sono riusciti a sfruttare il secondo match point consecutivo e ha messo in fila le avversarie. Che nel corso del campionato si sono alternate: prima l’Inter, poi una straordinaria Lazio, alla fine addirittura la rombante Atalanta che, avesse vinto all’Allianz Stadium (e ha rischiato di farlo) avrebbe forse potuto dare un altro scenario alla Serie A 2019-2020. Davanti a tutti invece è arrivata ancora una volta la Juventus, che dopo gli scudetti di Antonio Conte e Massimiliano Allegri festeggia con Maurizio Sarri; aspettando la Champions League, decisamente il vero banco di prova per questo gruppo che ha affrontato parecchie difficoltà nel corso della stagione, andiamo a leggere le pagelle della Juventus giocatore per giocatore.
PAGELLE JUVENTUS: PORTIERI E DIFENSORI
WOJCIECH SZCZESNY 7 – Il portiere polacco è cresciuto esponenzialmente dal suo arrivo in bianconero: da riserva di Gigi Buffon a titolare a scapito del recordman di presenze, vince il terzo scudetto consecutivo lasciando certamente un timbro importante con alcune parate spettacolari. Tra i pali ha oggi pochi eguali in Europa, ma è ancora piuttosto timido nelle uscite – si veda il rigore subito dalla Lazio, lo scorso 20 luglio, e altre imprecisioni grandi o piccole – e inoltre non si può passar sopra i troppi gol subiti (che sono diventati un caso), dei quali è responsabile come tutta la difesa. Nel complesso, più che positivo ma nemmeno la saracinesca da “prendo tutto io”.
GIANLUIGI BUFFON 6,5 – Certamente meriterebbe un 10 per il record di presenze in Serie A (al momento in cui scriviamo sono 648) e per, appunto, i 10 scudetti vinti in carriera; tornato per ritoccare le statistiche, festeggia nuovamente con la Juventus ma questa volta lo fa da comparsa di lusso. La firma è la grande parata nei minuti di recupero contro il Bologna, immancabile graffio di una leggenda; per il resto, bravo perché ha saputo accettare il suo nuovo ruolo senza fiatare e, anzi, investendo Szczesny della titolarità e Chiellini della fascia di capitano. Vincerà finalmente la maledetta – per lui, e per la Juventus – Champions League? Staremo a vedere…
JUAN CUADRADO 8 – Forse il miglior terzino del campionato. L’intuizione la ebbe Massimiliano Allegri, riportandolo al ruolo originale nell’emergenza dello scorso anno; Sarri l’ha ripercorsa in analoghe circostanze, ridandogli il ruolo per il quale l’Udinese lo aveva portato in Italia ma che poi aveva, di fatto, già abbandonato ai tempi del Lecce per poi trasformarsi totalmente in esterno offensivo a Firenze. Del colombiano si può dire quello che si vuole: che è fumoso e incostante, che spesso fa giocate fini a loro stesse, che cade in errori grossolani frutto di distrazione. Sarà vero ed è vero, ma quando è in forma e strappa fa la differenza, perché ha facilità di corsa e dribbling ed è un attaccante aggiunto. In passato ha anche timbrato parecchi gol decisivi; non in questo torneo, ma senza di lui la Juventus avrebbe certamente sofferto di più sugli esterni.
DANILO 5,5 – Pronti via, esordio col botto: gol al Napoli. Poi però il brasiliano ha faticato, e parecchio: non si ricorda facilmente una partita nella quale abbia davvero dimostrato di poter valere questa maglia. Per di più è arrivato nello “scambio” con Joao Cancelo: il portoghese era tremendamente calato nella seconda parte della scorsa stagione, ma il paragone in generale è stato impietoso. Il rendimento di Danilo rimane nel complesso insufficiente: non possono bastare i due gol per alzarlo, il suo futuro potrebbe essere lontano dalla Juventus anche se queste sono valutazioni che potrebbero prescindere da come concluderà questa annata.
LEONARDO BONUCCI 8 – Capitano in pectore per l’assenza prolungata di Chiellini, vince l’ottavo scudetto che è il secondo in fila dal grande “tradimento”, ovvero il passaggio al Milan. Tornato sui suoi passi, il viterbese si è dimostrato come sempre un leader non solo difensivo; ha anche segnato 3 gol e questo è un altro bel biglietto da visita. Vero: senza il fidato Chiellini al suo fianco ha faticato di più, non sempre è stato preciso nelle letture e, per quello che è stato il gioco voluto da Maurizio Sarri, ha anche contribuito meno allo sviluppo della manovra per come è abituato a fare. Rimane comunque uno dei simboli di questo tricolore, soprattutto perché nell’emergenza c’è sempre stato.
MATTHIJS DE LIGT 8,5 – Giù il cappello: partito non benissimo, causa di rigori per maldestri tocchi con mano o braccio, in difficoltà nel nuovo modulo, il giovane olandese alla fine si è rivelato imprescindibile. Ha chiuso la rincorsa allo scudetto con la spalla lussata; ha segnato 4 gol, ma soprattutto a un certo punto ha svoltato e, probabilmente aiutato anche da una lingua italiana che stava via via imparando, ha sbagliato pochissimo. Statuario, bravo nell’anticipo e nelle letture, veloce: De Ligt è stato un acquisto azzecatissimo al netto di chi invece preferisce evidenziarne gli errori – perché nemmeno lui ne è esente. Fondamentale per costruire la difesa che verrà (e anche andrà rifondata), la Juventus ha ora il compito di riuscire a farlo restare a lungo, e non sarà affatto semplice: vincere la Champions League potrebbe essere un buon inizio…
ALEX SANDRO 5 – Che fine ha fatto quel terzino che aveva fatto la differenza nei primi due anni? Diciamolo chiaramente: l’Alex Sandro versione 2019-2020 è l’ombra di quel giocatore. Magari ha anche pagato l’infortunio, ma nel post-lockdown il suo rendimento è anche peggiorato: errori grossolani, pochissima spinta sull’esterno, scelte sbagliate, un gol (importante) per evitare la sconfitta a Reggio Emilia e pochissimo altro. Nel 2018 voleva andarsene, poi ha scelto di restare per il desiderio (si dice) di giocare con Cristiano Ronaldo: forse la Juventus avrebbe dovuto fare altre scelte, adesso Alex Sandro è un giocatore la cui valutazione di calciomercato si è inevitabilmente abbassata, e che non sembra fare più parte del progetto.
PAGELLE JUVENTUS: I CENTROCAMPISTI
ADRIEN RABIOT 6,5 – Il voto è un’ideale media tra andata e ritorno: sinceramente fino a gennaio-febbraio il francese è stato un oggetto misterioso, parecchio in difficoltà e fuori ruolo come mezzala. Destinato all’addio durante la pandemia (almeno si pensava potesse scegliere di non tornare), ha svoltato e ha fatto vedere barlumi dei motivi per cui viene chiamato Cavallo Pazzo in patria: strappi e accelerazioni palla al piede, senso della posizione e interdizione, un gol meraviglioso contro il Milan – inutile, purtroppo per lui. Insomma, se è questo ha certamente il suo posto nella squadra del futuro: non sarà magari la mezzala dei sogni di Sarri, ma ci sarà anche un motivo se da giugno ha giocato molto più lui di tutti gli altri in mezzo al campo.
RODRIGO BENTANCUR 8 – Gli manca sicuramente qualcosa per essere un campione, ma è sulla buona strada: una delle note più liete di questo scudetto della Juventus, l’uruguaiano potrebbe rappresentarne il regista del domani vista la cessione di Pjanic. E’ in quel ruolo che Sarri lo ha imposto all’attenzione: già da mezzala l’ex Boca Juniors aveva mostrato grandi qualità, davanti alla difesa se possibile è un giocatore ancora migliore, perché può concentrarsi su tempi di gioco e distribuzione senza pensare a buttarsi nell’area avversaria (infatti ha segnato pochissimo). Non a caso è uno dei migliori assistmen della Juventus, non a caso nel finale di stagione è stato impiegato lui in luogo del bosniaco: vale tanto, tantissimo per la squadra che verrà.
MIRALEM PJANIC 6 – Forse anche più di così, ma nella conferenza stampa di presentazione Maurizio Sarri ne aveva parlato come del suo metronomo, il giocatore che avrebbe dovuto toccare più palloni di tutti ed essere decisivo. Bene: in questa veste, il bosniaco si è visto davvero raramente. Venduto al Barcellona che raggiungerà al termine di questa stagione, Pjanic ha fatto in tempo a vincere il quarto scudetto: ha sempre provato a dare il massimo e nel recupero dei palloni si è distinto come suo solito, forse la realtà dei fatti è che non ha la stoffa per essere quello che Jorginho era nel Napoli 2015-2018, e chiaramente non è nemmeno colpa sua. Lascia tra qualche mormorio di approvazione, tutto sommato la sua esperienza nella Juventus resta, in termini generali, ampiamente positiva.
AARON RAMSEY 5,5 – Avrebbe potuto essere l’ago della bilancia, ma anche alla Juventus ha confermato la tradizione: un giocatore di cristallo che tende all’infortunio spesso e volentieri, il gallese più degli altri ha pagato la pandemia. Appena prima della sosta aveva segnato due gol (Spal e Inter) e fatto vedere di poter diventare il giocatore chiave per il salto di qualità; da giugno in avanti non lo si è praticamente più visto. Un altro parametro zero dal quale ci si aspettava molto, molto di più: a breve potrebbe già fare ritorno in Inghilterra, partirebbe senza troppi rimpianti per il rendimento sul campo ma con tanti punti di domanda su cosa sarebbe potuto esser se sano. Forse, il problema era proprio quello fin dal principio.
BLAISE MATUIDI 6 – Anche per lui sufficienza stiracchiata: non ci si poteva aspettare che fosse lui il raccordo dei reparti, perché anche nella Francia campione del mondo (di cui era un titolare) è sempre stato l’elemento adibito a recuperare palloni e dare equilibrio soprattutto difensivo. In questo campionato non ha mai segnato (c’è invece un gol in Champions League), soprattutto nel finale Sarri gli ha concesso molto meno spazio investendo su Rabiot, più vicino al suo tipo di calcio: Matuidi, come Khedira e altri, è uno dei calciatori che i tifosi avrebbero voluto vedere lontani dalla maglia bianconera per ragioni più economiche e di svecchiamento della rosa che altro. Vince il terzo scudetto con la Juventus, ma potrebbe essere ai saluti.
PAGELLE JUVENTUS: GLI ATTACCANTI
DOUGLAS COSTA 5,5 – Ha giocato 23 partite e segnato uno splendido gol al Genoa, ma ammettiamolo: si fatica a dargli un voto, perché raramente è rimasta nella memoria una sua prestazione. Il problema è riassunto nell’infortunio che ha subito di recente: troppe volte ai box, mai un lungo periodo di continuità, all’inizio della stagione era titolare e con ottimi risultati ma si è fermato (appunto) presto, e dal quel momento Sarri ha deciso di farlo entrare dalla panchina per strappare nei secondi tempi. Anche questo però lo ha fatto a singhiozzo: la giocata nel derby è una goccia nel mare, il Douglas Costa devastante del primo anno bianconero non si è più visto. Con l’arrivo di Kulusevski, il suo destino appare segnato ma ci sarà qualcuno che deciderà di scommettere su di lui?
FEDERICO BERNARDESCHI 5 – Ampiamente sotto la sufficienza: preso per 40 milioni di euro, del Bernardeschi che incantava nella “sua” Fiorentina è rimasta ben poca traccia. Sarri gli ha anche dato una maglia da titolare in parecchie occasioni, lo ha fatto giocare trequartista o esterno alto, ha cercato di stimolarlo: è servito a poco, il gol alla fine è arrivato nella partita dello scudetto ma per tutta la stagione si è parlato di Bernardeschi come di un calciatore al di sotto delle sue possibilità, e pesce fuor d’acqua in questa versione della Juventus. Potrebbe anche restare, ma è chiaro che dovrà fare più di così: se nemmeno Sarri gli ha concesso un posto come mezzala significa che il suo ruolo non è quello, e allora si vedrà.
GONZALO HIGUAIN 7 – Dicono i detrattori: è la controfigura del giocatore di Napoli e del primo scudetto bianconero, e anche il suo “padre sportivo” Maurizio Sarri lo ha lasciato in panchina a favore di Dybala. Vero: 7 gol non sono una cifra da Pipita. Però poi si va a guardare quando li ha fatti, questi gol: uno a San Siro per battere l’Inter, due a Bergamo per piegare l’Atalanta, uno nel pirotecnico 4-3 al Napoli di fine agosto (e che gol, quello). Alla fine, ha portato in dote punti pesantissimi: facile dimenticarselo a fine luglio, così come il fatto che Higuain ha comunque fatto il suo per la capacità di proteggere palla, far salire la squadra, giocare in tandem con Cristiano Ronaldo e Dybala. Certamente non è la migliore stagione della carriera, ma nemmeno da buttare: togliete i gol di cui sopra, e la storia forse sarebbe diversa…
PAULO DYBALA 8,5 – Ha ritrovato i gol (11), soprattutto ha ritrovato la spensieratezza: nell’ultima versione di Allegri era diventato un mediano prestato all’impostazione del basso, sembrava ad un passo dalla cessione, probabilmente è rimasto perché Fabio Paratici ha mancato l’assalto a Lukaku ma, al quinto anno nella Juventus, è tornato il giocatore determinante delle prime stagioni. Non fermatevi alle reti, che comunque ci sono state: anche 14 assist nel solo campionato, e giocate pazzesche che magari non hanno avuto esito positivo nella loro conclusione. Partner perfetto per giocare al fianco di Cristiano Ronaldo, devastante negli spazi stretti (si veda il gol all’Inter appena prima del lockdown come esempio per tutti), un fantasista votato al ruolo di centravanti tattico: questa scommessa, Sarri l’ha vinta in pieno e adesso sarà davvero complicato pensare a una Juventus senza di lui. A cominciare da agosto: l’elongazione al retto femorale fa tremare la Vecchia Signora.
CRISTIANO RONALDO 9 – Non si può dare un voto più basso a un giocatore che per primo ha segnato almeno 50 gol in tre campionati diversi, che ha impiegato meno partite per farlo in Serie A (63), che a torneo non ancora concluso è a quota 31 e che, con la rete di domenica, è diventato insieme a Felice Borel il più prolifico marcatore bianconero in singolo campionato (e Farfallino ci era riuscito 86 anni fa). Vero, nelle ultime partite è parso parecchio appannato; vero, ha sbagliato gol anche elementari; vero, non salta più l’uomo come una volta e non ha il bruciante scatto dei tempi d’oro di Manchester United e Real Madrid. Ma ha anche 35 anni, e dal primo dicembre (2-2 interno contro il Sassuolo) ha realizzato 26 gol nelle 22 partite giocate, mancando il bersaglio soltanto in tre occasioni e avendo dunque strisce realizzative da 11 (o 10, perché non era stato convocato per il Brescia) e 6 gare. Spesso e volentieri le castagne dal fuoco le ha tolte lui, come ora i tifosi sperano faccia in Champions League; la dimostrazione di come anche senza più le grandi armi di un tempo possa ancora fare la differenza.
ALLENATORE: MAURIZIO SARRI 7 – Premessa: è parere di chi scrive che giudicare l’operato di un allenatore sia sempre uno sport parecchio complesso. Il suo campionato è stato un’odissea: iniziato molto bene, chiuso in totale affanno e rischiando addirittura di perderlo, tra mancanza di gioco già imputata ad Allegri e con l’aggravante di essere stato scelto proprio per migliorare questo aspetto. Alla fine chi vince ha sempre ragione: lui si è piegato all’impossibilità di replicare il triennio di Napoli (nemmeno nelle intenzioni di carta la sua Juventus giocava così), ha vinto la scommessa del Dybala centravanti di movimento, ha inserito pienamente De Ligt e Demiral (poi il turco si è fermato), ha stimolato Rabiot insistendo su di lui e finalmente ha ottenuto un rendimento che sarà utile (forse) per la Champions League. aveva tantissima pressione addosso: perché arrivava dopo Allegri ma non era Guardiola o Zidane, e questo forse anche da parte della società. Ha perso Supercoppa e Coppa Italia, ma qualcuno ha ricordato che Jurgen Klopp a Liverpool iniziò arrivando ottavo in campionato e faticando non poco: tradotto, non sarà stato il deus ex machina della Juventus ma diamogli tempo, le dinastie iniziano sempre da un giorno uno.