È una lombarda doc, nata in quell’Alzano dove, nella fatidica domenica 23 febbraio, l’ospedale Pesenti-Fenaroli fu prima chiuso e poi riaperto, in poche ore, negando ogni possibile contenimento dell’epidemia da Covid-19 che avrebbe mietuto, nelle settimane successive, oltre seimila morti solo in quel territorio, la bergamasca. Ma Lara Magoni, campionessa e nazionale di sci, con cinque mondiali e a tre Olimpiadi alle spalle, testimonial Unicef, maestra e allenatrice di sci alpino con specializzazione nell’insegnamento dello sci nella disabilità, non è una che si arrende facilmente. Nello sport, nella vita, nel lavoro (la sua famiglia gestisce un hotel a una decina di chilometri da Alzano) e nemmeno nella sua funzione amministrativa, quale assessore a turismo, marketing territoriale e moda per la Regione Lombardia.
Assessore, la sua oggi è una delega difficile. Qual è la situazione del turismo in Lombardia?
Siamo sempre sul podio, resistiamo, abbiamo superato la paura, anche il popolo bergamasco è sereno, anche se in città moltissimi continuano a uscire con la mascherina, che ormai è diventata un’abitudine. In realtà, però, adesso la Lombardia è una delle regioni più sicure d’Italia, grazie ai rigidissimi protocolli che sono stati adottati. Una regione da scegliere anche per le vacanze, perché il Covid non ha ucciso la natura.
Vacanze, dice, perché i grandi eventi che calamitavano migliaia di visitatori ancora non sono stati calendarizzati. E le presenze business non si fanno vedere.
È così. All’appello per adesso ci sono solo la Formula 1 di Monza e la moda autunno, ma se non cambia qualcosa saranno comunque manifestazioni a porte chiuse. È tutt’altra cosa, sia per le auto che per i vestiti, che hanno bisogno di essere visti da vicino, toccati… Pensi solo a cosa rappresenta per Milano il Salone del mobile o quello delle calzature, due expo leader nel mondo. Invece mancano gli eventi e manca la visibilità. Ma in realtà, il problema più grande è dato dagli aeroporti, tre grandi scali internazionali che sono stati fermi per mesi e che adesso sono ancora ben distanti dalla loro normale operatività. Da 50 milioni di passeggeri siamo passati a un 10% circa.
Anche in Lombardia le sofferenze maggiori si registrano nelle città, soprattutto nel capoluogo?
La ricettività è ovunque in sofferenza, e non solo in Lombardia. Certo in città si paga di più, per i motivi che ho appena ricordato. Ma sono circa 60 mila gli operatori legati al turismo lombardo, tra alberghi, ristoranti, campeggi e via dicendo, la vera forza lombarda, che è messa in discussione. E il 65% di quei 60 mila è dato da imprese familiari, con bilanci che scricchiolano. Inutile ignorare il problema: per alcuni la ripresa è difficile, se non impossibile. E dire che fino al 20 febbraio scorso la Lombardia era la regione più importante come presenze turistiche (43 milioni nel 2019) e come turismo di alta gamma.
Quali misure si possono adottare? Come si può reinventare il turismo post-Covid?
Primo: non crediamo in un rilancio legato all’assistenzialismo. Saranno gli investimenti a salvare la Lombardia. Il mio assessorato ha così stanziato 17 milioni per la realizzazione e la riqualificazione delle strutture ricettive alberghiere e non alberghiere. Perché sono queste strutture a fare la differenza, sono queste da aiutare anche in un adeguamento alle nuove esigenze del mercato. Ho dato fondo a tutte le risorse che ancora erano a disposizione, vista l’incapacità del ministero nel guidare qualsiasi forma di sostegno, a partire da quel bonus vacanze visto come fumo negli occhi dagli stessi albergatori, ai quali al posto di una provvidenza immediata, viene chiesto uno scoperto di cassa.
Recentemente ha varato anche l’iniziativa “Ciak in Lombardia”. Di cosa si tratta?
È una sorta di contest per “filmaker” dai 18 ai 35 anni: devono creare corti per rappresentare, scoprire e promuovere la nostra regione, il suo brand. Saranno materiali audiovisivi (in parte anche dedicati alla memoria del recente vissuto di Bergamo) che verranno poi selezionati da una commissione e circuiteranno prevalentemente sui social media, per diffondere la reputazione del territorio attraverso occhi giovani, in grado di farci vedere anche ciò che davamo per scontato.
Ad esempio?
Non voglio fare esempi, dimenticherei sicuramente qualcosa: vorrei trasformare tutta la Lombardia in un incredibile e scenografico set per immagini uniche. Questa regione detiene il primato europeo per la superficie dei suoi laghi, uno diverso dall’altro, e ognuno con ricettività che va dall’hotel a cinque stelle al campeggio, ognuno con acque pulite e trasparenti. Dico sempre che la Lombardia è un museo a cielo aperto, basta una bici e scegliere uno tra l’infinità dei percorsi dedicati. Personalmente, sono talmente convinta che ho deciso: quest’estate non andrò al mare, ma resterò qui.
Anche lei, insomma, per un turismo di super-prossimità?
Certo, e sono convinta che tra short weekend o soggiorni anche un po’ più lunghi saranno tanti i lombardi che potranno riscoprire una regione bellissima. Dovrebbero fare così anche le scuole, organizzando le gite scolastiche, prima ancora che dall’altra parte del Paese, qui nel nostro territorio, tra mille angoli tutti da visitare.
(Alberto Beggiolini)