Sono due le audizioni per uno stesso pubblico come sempre due sono i prestigiosi protagonisti di questi interventi. Ad ascoltare troviamo le principali persone coinvolte che dovranno mettere in pratica quanto udito. Il destinatario finale: l’interesse nazionale. Nella giornata di martedì si è tenuta l’audizione del Ministro Roberto Gualtieri presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. Il suo argomentare ha seguito quanto prima esposto dal Capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone.
Due relazioni che espongono l’azione finora condotta da parte dell’esecutivo e, allo stesso tempo, delineano i prossimi passaggi nel poter attuare il Programma nazionale di riforma (Pnr) per l’anno in corso. Abbiamo potuto percepire – in entrambi gli interlocutori – quello stato di latente prudenza che l’attuale momento deve imporre. Il rappresentante della Banca d’Italia si è soffermato su tre aspetti: le prospettive dell’economia italiana; l’andamento dei conti pubblici e l’azione delineata nello stesso programma di riforma. Per il primo punto è stato riportato come «non possono escludersi recrudescenze dell’epidemia in autunno, con conseguenze negative sulla fiducia di famiglie e imprese, sugli scambi commerciali e sulle condizioni finanziarie. In uno scenario più sfavorevole, che sconta tali possibili sviluppi, il Pil italiano potrebbe contrarsi di oltre il 13 per cento quest’anno e recuperare in misura più contenuta nel 2021 rispetto allo scenario di base». Il tutto senza considerare «gli ulteriori interventi che potranno essere effettuati con lo scostamento di bilancio proposto dal Governo». In ambito Pnr, sempre Balassone ha poi concluso con l’esortazione («la sfida») che il Governo e il Parlamento dovranno affrontare per «dare contenuto attuativo alle indicazioni contenute». Un invito che, già dalle nostre pagine, più volte, abbiamo noi stessi lanciato all’insegna dell’agire. In fretta.
Eco al delicato momento arriva anche dal Ministro Roberto Gualtieri: «Il contesto economico continua a essere interessato dalla debolezza della domanda, sia interna ma soprattutto estera», con un nuovo Pnr che rappresenta «un documento più avanzato di quello presentato dagli altri Stati membri dell’Ue, perché tiene conto dell’evoluzione della situazione economica e perché, caso unico, definisce le linee di fondo del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che verrà presentato nel prossimo autunno».
Bene. Il quadro è ben delineato e definito in ogni suo aspetto: cifre, azioni, e volontà, sono state illustrate davanti alle Commissioni. Non ci resta che attendere il “da farsi”. E proprio su quest’ultimo aspetto, che ovviamente non si può trascurare, appaiono nubi all’orizzonte. Solo poche ore prima, infatti, sulle pagine dei due principali quotidiani nazionali, nell’arco della stessa giornata – due leader politici – un tempo vicini e ora apparentemente lontani, manifestavano senza indugio le loro perplessità sull’esecutivo in carica. Silvio Berlusconi – al Corriere della Sera – dichiarava: «Non credo che il governo Conte arriverà al 2023 e certamente non con il nostro consenso». Matteo Renzi – a Repubblica – rispondeva sulla durata del governo fino al 2023: «La legislatura sì, il governo dura finché fa le cose». All’orizzonte un ritrovato Nazareno in versione pubblica? Approfondendo le risposte del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi uno spiraglio traspare: «Renzi dice a volte cose interessanti, che però appaiono incompatibili con le sue scelte politiche e con il fatto di tenere in piedi il governo più a sinistra della storia della Repubblica». Segnali da non trascurare.
Ci troviamo alla vigilia della consueta chiusura estiva del Parlamento. Quest’anno, però, sarà tutto molto diverso e, con buone probabilità, i lavori potranno e dovranno continuare nonostante la prassi agostana. Dentro o fuori le mura “del palazzo” non importa. I tempi sono stretti e l’Europa intera osserva, ascolta, legge. Le scadenze pre-autunnali sono molteplici e, mai come in passato, il nostro destino è veramente nelle nostre mani. Propositi, indirizzi, suggerimenti, e molto altro ancora si apprenderà nel corso delle prossime settimane. Se in molti alla politica associano il pensiero di Otto von Bismarck (“La politica è l’arte del possibile, la scienza del relativo”), allora oggi, in Italia, si chiede alla politica di fare quello che appare “impossibile”: agire. Prima che sia troppo tardi.