Il colosso farmaceutico Sanofi è indagato per omicidio involontario in merito ad un noto farmaco anti epilessia. La notizia è riportata in data odierna, 3 agosto, dall’edizione online de Il Fatto Quotidiano, e narra di un’indagine aperta nel 2016. L’inchiesta riguarda precisamente la commercializzazione del farmaco Depakine, utilizzato appunto nel trattamento antiepilettico, e ha come obiettivo quello di cercare di capire se il colosso farmaceutico sia o meno responsabile della morte di quattro neonati avvenuta nel 1990, 1996, 2011 e 2014. Durante la loro gravidanza le madri avevano assunto il medicinale suddetto, che sul feto pare causi delle malformazioni e disturbi dello sviluppo neurologico. Lo scorso 2 luglio il Tar di Montreuil aveva condannato la stessa azienda farmaceutica a risarcire tre famiglie i cui figli avevano subito delle pesanti complicazioni dopo essere estati esposti, ancora nell’utero, agli effetti del farmaco. Secondo i giudici, oltre alla Sanofi risultano essere corresponsabili anche i medici che hanno prescritto lo stesso Depakine alle gestanti.
SANOFI ACCUSATO DI OMICIDIO INVOLONTARIO, NEL 2016 INIZIATA UNA CLASS ACTION
Di pari passo con l’inchiesta è iniziata una class action tutta francese nel 2016 lanciata dall’Apesac, l’associazione delle vittime di cui fanno parte circa 2000 famiglie, che chiedo che venga riconosciuta “responsabilità del laboratorio nel ritardi rispetto alle informazioni sul sodio valproato quando invece ne conosceva i rischi”. Il sodio valproato è il principio attivo presente nel medicinale che viene prodotto da Sanofi fin dal 1967, e che porta ad aumento del rischio di malformazioni nei feti. Il principio attivo è fondamentale per curare gli epilettici, ma nel contempo è assolutamente proibito per le donne in stato di dolce attesa proprio per i rischi in cui può incorrere il nascituro, fra cui anche una percentuale del 40% che il bimbo nasca con problemi autistici o ritardi psicomotori. Per la commercializzazione del Depakine, le accuse nei confronti del gruppo sono quelle di “truffa aggravata” e “lesioni involontarie”.