Secondo il retroscena di Repubblica da oggi la Lega cambia volto a livello formale: si chiamerà “Lega per Salvini Premier” e di fatto dice addio alla “vecchia” Lega Nord fondata da Umberto Bossi negli anni Novanta. Lo scorso febbraio era partita la campagna per le iscrizioni al nuovo partito salviniano con più trazione nazionale e meno “questione settentrionale”, con la possibilità di pagare 10 euro per la tessera mantenendo gratuitamente la “vecchia” tessera della Lega Nord. Oggi però, scrivono Tito e Lopapa su “Rep”, ben il 30% dei vecchi iscritti non rinnoverà l’iscrizione in aperto scontro alla linea non più “solo nordica” del Carroccio: chi nostalgico di Bossi, chi più vicino alle tesi di Roberto Maroni (che pure torna in campo nel Carroccio anche in questa nuova fase “nazionale”) ma comunque diversi storici elettori della Lega non vedono di buon occhio l’addio al nome “Nord” sia nel titolo che nella modalità di politica del segretario Matteo Salvini. Mentre resta comunque lo zoccolo duro legato ai Governatori del Nord (Fontana e Zaia) si sono poche le voci in contrasto al leader del Centrodestra, con possibili rumors che darebbero anche Giancarlo Giorgetti tra i non entusiasti della “destra nazionale” che ha in mente Salvini.
COSA CAMBIERÀ NELLA “NUOVA” LEGA
«Salvini allontana la Lega dal #Nord e davanti al #PD c’è l’occasione della vita: farsi rappresentanza della parte più moderna ed europea del Paese. Ci vogliano provare? Si comincia col mettere il lavoro, la produttività e la crescita in cima alla nostra agenda. #ricominciodalNord”», è il tweet di Giorgio Gori, sindaco dem di Bergamo e in aperto scontro da tempo con la linea del Segretario Pd Nicola Zingaretti. La questione settentrionale viene vista comunque centrale da Salvini che in questi mesi difende a spada tratta la Lombardia di Fontana dagli attacchi del Governo, ma è evidente come l’intento nazionale toglierà “spazio” ai consueti temi e battaglie del Carroccio. «La rivolta della base nordista, però, non può essere spiegata sola- mente con l’abbandono delle idee originarie. In politica e soprattutto nelle leadership conta il consenso e i risultati. Ecco il punto: dal Papeete 2019 ad oggi, il malumore degli iscritti si associa alle critiche mai esplicite ma molto presenti di una parte importante della classe dirigente», scrive ancora il focus di Repubblica che vede crepe tra i “big” della Lega e il loro leader Salvini, specie sulle critiche all’emergenza Covid che ha visto il Governatore del Veneto Luca Zaia tutt’altro che concorde sulle tesi di Salvini e Meloni espresse negli scorsi giorni. Il tesseramento comunque è stato proficuo e terminerà domani, lasciando definitivamente il “Nord” via dallo statuto ma confermando una linea che ormai da anni è stata indirizzata dalla Segreteria Salvini.