Si parla anche dei Duran Duran nel nuovo appuntamento su Rai 1 con Techetecheté. Non solo musica per la band: ognuno dei suoi componenti è stato infatti un sex symbol e, in un’intervista del 2015 a Vanity Fair, i componenti della band hanno ammesso che “Ognuno di noi attirava tipologie diverse.” A Nick Rhodes ad esempio “interessavano le intellettuali, quelle con cui parlare di arte. John era più nel mondo di 007: guidava una Aston Martin, usciva con Bond girl”. John Taylor invece ha dichiarato: “Dopo però ho cercato qualcosa di più profondo: complicità, amicizia (dopo una relazione con Renée Simonsen si è sposato due volte, ha una figlia di 23 anni, e vive a Los Angeles con la seconda moglie Gela Nash, fondatrice della casa di moda Juicy Couture, ndr)”.(Aggiornamento di Anna Montesano)
DURAN DURAN, NON SOLO SUCCESSI MUSICALI
La puntata di Techetechetè in onda oggi su Rai Uno è dedicata ai complessi musicali che hanno fatto la storia del Festival di Sanremo. Questo non significa, come sulle prime si potrebbe dedurre, che ad essere interessati da tale definizione siano soltanto i gruppi che hanno preso parte al concorso. Un caso emblematico è rappresentato dai Duran Duran, la band britannica che nel 1985 fece impazzire migliaia di ragazzine, preda di attacchi di isteria collettiva al solo passaggio dei componenti il gruppo. Scene che in questa misura non si vedevano da tempo, forse da quello dei Beatles: in comune la provenienza e la capacità di parlare dritto al cuore dei teenager. Talmente scalmanati, questi ultimi, da costringere il leader della band, Simon Le Bon, a salire sul palco per cantare il tormentone “Wild Boys” con una gamba ingessata: se l’era rotta a causa della ressa.
DURAN DURAN A SANREMO: DA “WILD BOYS” ALL’IMPEGNO SOCIALE
Di tenore opposto fu il ritorno all’Ariston dei Duran Duran nel 1995. La band scapigliata che molti anni prima aveva scatenato gli adolescenti, questa volta si presentava al Festival di Sanremo con un brano “White lines”, che si rifaceva a quelle “strisce bianche” di cocaina che proprio in quel periodo si affermavano come tentazione e trappola mortale di una generazione. Consapevoli dell’eco che ogni parola faceva risuonare, i Duran Duran scelsero di lanciare un forte messaggio antidroga. Intervistato all’epoca da Repubblica, il chitarrista Warren Cuccurullo chiarì: “Il fatto è che non siamo più dei ragazzini, non potevamo certamente far finta di non essere cambiati. Siamo in scena da tanti anni, avevamo bisogno di qualcosa che fosse diverso. Ed anche se le parole delle canzoni non le abbiamo scritte noi, riflettono spesso situazioni emotive, sociali, personali nelle quali ci riconosciamo. Canzoni bellissime, soprattutto, ma che in alcuni hanno anche un messaggio. Se le fan che amavano i Duran in stile neo-dandy degli anni Ottanta saranno sorprese? Molto poco, sono cresciute anche loro e certamente amano la buona musica”.