Come ampiamente documentato dai media nazionali e internazionali ricorre il 75esimo anniversario dell’uso dell’arma atomica contro Hiroshima e Nagasaki. Mattarella ha ricordato come l’umanità vide apprendere in pochi secondi l’esistenza di strumenti di autodistruzione totale. Ebbene questo tragico evento dovrebbe essere – ma il condizionale è d’obbligo – “un monito costante a mantenere e sviluppare ulteriormente quel sistema di istituzioni ed accordi – con le Nazioni Unite al centro – creato dopo la Seconda guerra mondiale per garantire a tutti pace e sicurezza durature. L’architettura internazionale per il disarmo e la non proliferazione è una componente importantissima di tale sistema e ogni sua violazione rappresenta un passo verso l’olocausto nucleare”.
Tuttavia la dinamica conflittuale della realtà va esattamente nella direzione opposta, come dimostrano le iniziative russe, cinesi e americane volte a rafforzare la loro rispettiva potenza nucleare a scopo naturalmente difensivo, precisazione questa scontata e prevedibile nel contesto di una narrazione propagandistica.
Fra i numerosi esempi che potremmo portare a supporto di quanto sostenuto basterebbe fare riferimento al documento strategico delle Forze armate Usa, “Nuclear Operations”. Il Documento parte dalla premessa che “le forze nucleari forniscono agli Usa la capacità di conseguire i propri obiettivi nazionali”. Inoltre, sottolinea che esse devono essere “diversificate, flessibili e adattabili” a “una vasta gamma di avversari, minacce e contesti”.
Il documento strategico afferma inoltre che “le forze nucleari Usa forniscono i mezzi per applicare la forza a una vasta gamma di bersagli nei tempi e nei modi scelti dal Presidente”, bersagli che saranno individuati dall’intelligence.
“L’uso di armi nucleari – prosegue il documento – può creare le condizioni per risultati decisivi: in specifico, l’uso di un’arma nucleare cambierà fondamentalmente il quadro di una battaglia creando le condizioni che permettono ai comandanti di prevalere nel conflitto”. Le armi nucleari permettono inoltre agli Usa di “assicurare gli alleati e i partner” che, confidando su di esse, “rinunciano al possesso di proprie armi nucleari, contribuendo agli scopi Usa di non–proliferazione”.
In definitiva sia le dichiarazioni recenti del Segretario della Nato che quelle poc’anzi menzionate, unitamente al rafforzamento del dispositivo nucleare posto in essere dalla Russia, fanno venire meno l’equilibrio nucleare creato dagli accordi del 1987 determinando, da un lato, il rafforzamento dei dispositivi offensivi nucleari americani e russi e, dall’altro lato, giustificando implicitamente la corsa a riarmo di quei Paesi, come la Cina e la Corea del Nord, che non hanno mai ratificato trattati di limitazione degli armamenti nucleari.
Inoltre, questo scenario di natura politica e strategica insieme, dimostra come le alleanze e i trattati abbiano una valenza precaria dal punto di vista temporale rispetto invece alla volontà di proiezione di potenza delle nazioni, ma soprattutto dimostra come i drammatici eventi di 75 anni fa abbiano insegnato ben poco ad analisti strategici, politici e all’establishment militare.